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1972. Un'arena su cui un sole stende le sue calde vesti. Una terra arida tra le
cui polveri sembrano annidarsi sensazioni, storie, parole millenarie. Un luogo
nel quale si può ritrovare un legame, un anacronistico leitmotiv che congiunga
gli splendori dell'arte e delle architetture inghiottite dalle lave vulcaniche
alle follie psichedeliche di qualche millennio dopo, agli albori dell'era della
rivoluzione musicale. In quell'arena c'è un pianoforte, delle chitarre, dei
bassi, dei microfoni, un gong, non più di una decina di persone, un cane e
delle casse sulle quali è inciso "Pink Floyd, London". Parliamo del "Live at
Pompei", storico evento dell'era Gilmour e primo concerto, per ragioni di
purezza acustica, interamente senza pubblico; un live riproposto ieri sera (3
Maggio), all'Ariston di Marcianise, dai SID (Sfere Instabili Disperse),
nell'ambito della rassegna di teatro per ragazzi "Pulcinellamente".
Il sipario sonoro si apre con un respiro. Si tratta di "Echoes, part I", le cui
vaste note scorrono quasi da subito su un tappeto di percussioni, che risulterà
nettamente preponderante, rispetto al resto degli strumenti, nel corso della
performance dei SID; scelta, quest'ultima, dettata da un riarrangiamento
altrettanto evidente dei brani, ad opera del chitarrista Giuseppe Bucciero.
"Echoes" si (ri)conferma un sole di diamanti, l'iniziazione ad un viaggio
surreale, le cui strade sono tracciate dalla chitarra e dall'organo Hammond,
sostituito dalle Yamaha del tastierista Giuseppe Gemma; il sole di
Echoes è l'inizio di un viaggio, atavico ed insieme contemporaneo, condotto sui
binari paralleli di epoche distinte e lontane tra le quali si palesa e cresce
sempre più una forte assonanza. Ci ritroviamo, quasi inconsapevolmente, avvolti
dalle atmosfere del secondo brano, "A saucerful of secrets", in cui, alle
apocalittiche vicissitudini del brano originale dei Pink Floyd, è sostituita (e
restituita) una più ordinata consapevolezza emotiva, che traspare soprattutto
dalle percussioni. Gli echi, i riverberi, gli slanci verso la vastità
sconosciuta del brano ci conducono ben presto alla terza traccia scelta dai
SID, "Set the controls for the heart of the sun", apologo sonoro perfettamente
calato nelle antiche realtà delle terre partenopee e, probabilmente, brano
meglio eseguito dai SID, che rivelano un buon punto di forza nella scelta del
connubio uomo-donna alle voci. In questo brano, che conserva dell'originale una
carica ritmica insistente, ossessiva, primordiale, è il batterista Domenico
Golino a primeggiare per virtuosismo e assoluta carica passionale,
accompagnato dal buon contrappunto melodico delle tastiere. Nella scenografia,
completamente scura, la suggestione provocata dal brano sembra far apparire e
dissolversi le immagini delle lave, delle polveri vulcaniche, delle statue
scolorite, delle vie solcate dai secoli di Pompei, nonostante gli effetti
visivi siano pressoché inesistenti. E' la volta della calma, dopo le spire
impazzite della tempesta: si insinuano le note allungate dai delay, placide,
della tastiera di Giuseppe Gemma, sulle quali si riaffacciano le voci di
Anita Vargas e Benedetto Luiso, che si perdono ancora una volta nel cuore
del sole, the heart of the sun. Il continuum non si spezza, e ci si ritrova
nelle atmosfere lente e torbide di "Careful with that axe Eugene", scandite da
una pulsazione ad intensità progressiva delle percussioni e dai vocalizzi di
vento, uccelli ed urla agghiaccianti di Benedetto Luiso, che si spengono infine
in una lenta dissolvenza, quasi cinematografica. Un suono metallico ci
introduce a "One of these days", seconda, splendida pietra miliare del
concerto/tributo, in cui il geniale, celebre contrappunto messo in atto fra il
basso di Lucio Pietrangeli e la batteria, ancora una volta ottima, di
Domenico Golino, finisce per sfociare nettamente in territorio progressive
rock. Una celebrazione floydiana davvero degna di nota. Il concerto si chiude
con la seconda parte di Echoes, "Echoes, part II", precoce anticipo, di almeno
vent'anni, degli stili più alternativi della musica elettronica, come quelli
dei Massive Attack, degli Air, dei Radiohead, dei Sigur Ros. Sotto gli echi di
questa seconda “Echoes” c'è un respiro, un lento e oppresso respiro che, dalla
voce di Benedetto Luiso, finisce dritto nel cuore di ognuno dei presenti,
portando verso la conclusione del concerto/tributo. Un respiro allegorico,
rievocazione di un’epoca di musicisti che gettarono le basi di una musica del
domani con occhi aperti su un territorio siderale, sconosciuto, fatto di
volontà di sperimentazione e di sogni psichedelici.
Comunicato
Il 3 maggio alle ore 21:30 al teatro-cinema Ariston di Marcianise, a chiusura
della giornata dedicata alla cittadina dalla rassegna nazionale "Pulcinellamente"
e su diretto invito del direttore artistico della rinomata rassegna Antonio
Iavazzo, regista e autore, si terrà il concerto dei SID che proporranno il
"Live at Pompei" dei Pink Floyd che già da qualche tempo il gruppo propone
al pubblico di appassionati del gruppo londinese. L'entrata è gratuita.
Per info sulla rassegna
www.pulcinellamente.it |
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Giuseppe Bucciero
Anita Vargas e Benedetto Luiso
Lucio Pietrangeli
Giuseppe Gemma
Domenico Golino (dx) con Iavazzo al termine del concerto
Una immagine del film dei Pink Floyd "Live at Pompei" (1972)
Il logo dei Sid
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