Teatro Ariston: Concerto dei S.I.D.

Il gruppo chiude la giornata di eventi legata a Pulcinellamente - 3 Maggio 2007

Articolo di Sebastiano Sacco, foto di Pia Di Donato

 


1972. Un'arena su cui un sole stende le sue calde vesti. Una terra arida tra le cui polveri sembrano annidarsi sensazioni, storie, parole millenarie. Un luogo nel quale si può ritrovare un legame, un anacronistico leitmotiv che congiunga gli splendori dell'arte e delle architetture inghiottite dalle lave vulcaniche alle follie psichedeliche di qualche millennio dopo, agli albori dell'era della rivoluzione musicale. In quell'arena c'è un pianoforte, delle chitarre, dei bassi, dei microfoni, un gong, non più di una decina di persone, un cane e delle casse sulle quali è inciso "Pink Floyd, London". Parliamo del "Live at Pompei", storico evento dell'era Gilmour e primo concerto, per ragioni di purezza acustica, interamente senza pubblico; un live riproposto ieri sera (3 Maggio), all'Ariston di Marcianise, dai SID (Sfere Instabili Disperse), nell'ambito della rassegna di teatro per ragazzi "Pulcinellamente".

Il sipario sonoro si apre con un respiro. Si tratta di "Echoes, part I", le cui vaste note scorrono quasi da subito su un tappeto di percussioni, che risulterà nettamente preponderante, rispetto al resto degli strumenti, nel corso della performance dei SID; scelta, quest'ultima, dettata da un riarrangiamento altrettanto evidente dei brani, ad opera del chitarrista Giuseppe Bucciero. "Echoes" si (ri)conferma un sole di diamanti, l'iniziazione ad un viaggio surreale, le cui strade sono tracciate dalla chitarra e dall'organo Hammond, sostituito dalle Yamaha del tastierista Giuseppe Gemma; il sole di Echoes è l'inizio di un viaggio, atavico ed insieme contemporaneo, condotto sui binari paralleli di epoche distinte e lontane tra le quali si palesa e cresce sempre più una forte assonanza. Ci ritroviamo, quasi inconsapevolmente, avvolti dalle atmosfere del secondo brano, "A saucerful of secrets", in cui, alle apocalittiche vicissitudini del brano originale dei Pink Floyd, è sostituita (e restituita) una più ordinata consapevolezza emotiva, che traspare soprattutto dalle percussioni. Gli echi, i riverberi, gli slanci verso la vastità sconosciuta del brano ci conducono ben presto alla terza traccia scelta dai SID, "Set the controls for the heart of the sun", apologo sonoro perfettamente calato nelle antiche realtà delle terre partenopee e, probabilmente, brano meglio eseguito dai SID, che rivelano un buon punto di forza nella scelta del connubio uomo-donna alle voci. In questo brano, che conserva dell'originale una carica ritmica insistente, ossessiva, primordiale, è il batterista Domenico Golino a primeggiare per virtuosismo e assoluta carica passionale, accompagnato dal buon contrappunto melodico delle tastiere. Nella scenografia, completamente scura, la suggestione provocata dal brano sembra far apparire e dissolversi le immagini delle lave, delle polveri vulcaniche, delle statue scolorite, delle vie solcate dai secoli di Pompei, nonostante gli effetti visivi siano pressoché inesistenti. E' la volta della calma, dopo le spire impazzite della tempesta: si insinuano le note allungate dai delay, placide, della tastiera di Giuseppe Gemma, sulle quali si riaffacciano le voci di Anita Vargas e Benedetto Luiso, che si perdono ancora una volta nel cuore del sole, the heart of the sun. Il continuum non si spezza, e ci si ritrova nelle atmosfere lente e torbide di "Careful with that axe Eugene", scandite da una pulsazione ad intensità progressiva delle percussioni e dai vocalizzi di vento, uccelli ed urla agghiaccianti di Benedetto Luiso, che si spengono infine in una lenta dissolvenza, quasi cinematografica. Un suono metallico ci introduce a "One of these days", seconda, splendida pietra miliare del concerto/tributo, in cui il geniale, celebre contrappunto messo in atto fra il basso di Lucio Pietrangeli e la batteria, ancora una volta ottima, di Domenico Golino, finisce per sfociare nettamente in territorio progressive rock. Una celebrazione floydiana davvero degna di nota. Il concerto si chiude con la seconda parte di Echoes, "Echoes, part II", precoce anticipo, di almeno vent'anni, degli stili più alternativi della musica elettronica, come quelli dei Massive Attack, degli Air, dei Radiohead, dei Sigur Ros. Sotto gli echi di questa seconda “Echoes” c'è un respiro, un lento e oppresso respiro che, dalla voce di Benedetto Luiso, finisce dritto nel cuore di ognuno dei presenti, portando verso la conclusione del concerto/tributo. Un respiro allegorico, rievocazione di un’epoca di musicisti che gettarono le basi di una musica del domani con occhi aperti su un territorio siderale, sconosciuto, fatto di volontà di sperimentazione e di sogni psichedelici.

Comunicato

Il 3 maggio alle ore 21:30 al teatro-cinema Ariston di Marcianise, a chiusura della giornata dedicata alla cittadina dalla rassegna nazionale  "Pulcinellamente" e su diretto invito del direttore artistico della rinomata rassegna Antonio Iavazzo, regista e autore, si terrà il concerto dei SID che proporranno il "Live at Pompei" dei Pink Floyd che già da qualche tempo il gruppo propone al pubblico di appassionati del gruppo londinese. L'entrata è gratuita.

 

Per info sulla rassegna www.pulcinellamente.it

 

 

Giuseppe Bucciero

 

Anita Vargas e Benedetto Luiso

 

Lucio Pietrangeli

 

Giuseppe Gemma

 

Domenico Golino (dx) con Iavazzo al termine del concerto

 

 

Una immagine del film dei Pink Floyd "Live at Pompei" (1972)

 

Il logo dei Sid

 

 
 

 

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