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Non sarà un giovedi come gli altri all’Underground Music Hall di Via Napoli, e
lo si capisce sin dalle prime ore della serata: più di duecento persone divise
fra fanatici del rock e semplici amanti della buona musica si riversano nella
oramai più famosa “music hall” casertana per assistere al debutto sulle scene
dei Damage Inc. e dei Garden of Heaven, cover bands rispettivamente di
Metallica e Guns n’Roses. Mentre la gente forse comincia a chiedersi “E’ già
Sabato all’Underground!?”, ecco partire come in stile Metallica il brano “The
Ecstasy of Gold” di Ennio Morricone, miglior preludio possibile per accendere
la notte e riversare tutti di fronte all’esile ma oramai importante palco-isola
dell’Underground, ed ecco i pesanti accordi di From whom the bell tolls per poi
passare a far vibrare le corde con quelli che sono i pezzi più rappresentativi
del metal. Infatti, con scioltezza e padronanza si sono susseguiti le vibranti
e aggressive sonorità di brani quali Creeping death, The four horsemen, Damage
Inc. ed Enter sandman. All’appello “Ed ora cosa volete ascoltare!?”, si è
alzato un unico grido tra i presenti: “Master, Master!” ed è a quel punto che
si è raggiunto l’apice di coinvolgimento: Master of Puppets, autentico
“manifesto” del metal mondiale viene accompagnata dai cori del pubblico
delirante presente al locale con decine di mani alzate e teste annuenti in
perfetto stile metal. Di contorno, i pezzi più melodici ma comunque di impatto,
quali The unforgiven, e Fade to black. La prima parte della serata finisce con
una versione medley di Welcome Home (Sanitarium) e Seek and Destroy. Alla
batteria uno strepitoso e scatenatissimo Clemente Romano, grazie al quale tutti
pezzi sono stati caratterizzati da un’intrinseca energia, e al basso Arturo Cassella, che ha dato corposità e potenza al sound complessivo.
Passando alle chitarre, da una parte c’era Gianluca Gentile e dall’altra
Giuseppe Balducci. I due si sono alternati nell’eseguire le parti ritmiche e
soliste, risultando entrambi sorprendenti nell’eseguire gli assoli con estrema
precisione ed impeccabilità. La notevole preparazione tecnica dei due era
evidente.
Alla voce, ha stupito la capacità di padroneggiare il palco e di fomentare il
pubblico di Marco Basile, oltre ad una notevole e coinvolgente esecuzione dei
pezzi.
Dieci minuti di pausa e, dopo una introduzione a tratti mistico asiatica ecco i
Garden of Heaven traghettati da un esuberante Anthony W. Heaven alla voce e dal
virtuosismo del chitarrista Gaetano Provolo, ecco intonare le note di “Nightrain”:
il pubblico a quel punto si riversa nuovamente di fronte al palco, e nel
susseguirsi, ecco “It’s so easy”, “You could be mine” e “Sweet child o’ mine”…
solo il preludio allo scatenarsi di una autentica atmosfera sullo stampo del
miglior Woodstock sulle corroboranti note di “Welcome to the Jungle!” non
sembra più di essere all’Underground, si assiste a scene di delirio puro,
placate solo dalle dolci note di “Don’t Cry”. La serata continua con “My
Michelle”, “Knockin’on Heaven’s Door”, “Think about you” e “Live and Let Die”
prima di dare il colpo di grazia con la ben più blasonata “Paradise City” utile
tra l’altro a mettere in risalto le doti alle percussioni di Raffaele D’Anna.
Completano la formazione Giovanni Pellegrino alla chitarra e Cristian al
basso
Insomma una serata atipica quanto coinvolgente all’Underground, … chi di voi
oggi potrà dire agli amici: “Io c’ero!?”. |
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Garden of Heaven
Damage Inc.
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