La seconda serata del CasertamusicaDoc terzo atto si preannunciava di quelle
davvero buone. Il programma, infatti, prevedeva quel vecchio marpione di
Almerigo Pota, il giovanissimo e bravissimo Marco Saltatempo e, last but not
least, il grande e attesissimo Gino Licata.
Fa sempre piacere ascoltare musica suonata bene, da bravi musicisti. Almerigo
Pota appartiene alla categoria a pien diritto come ha dimostrato con la sua
versione di Estate di Bruno Martino che ha fatto da sigla all’appuntamento. Un
emozionato Almerigo ha saputo atmosferizzare (passatemi il neologismo) i
presenti, aiutato ma anche un po’ penalizzato dal buio della sala: è bella
l’atmosfera creata dalla musica che al buio ti sorprende ma è difficile,
credetemi, suonare cercando di scansare persone, mixer e luci cercando
contemporaneamente di non inciampare sul palco dove Almerigo si è seduto per
concludere il suo pezzo…complimenti ancora.
La prima dote, la più importante, che un musicista dovrebbe avere è il talento
e Marco Saltatempo ne ha da vendere. Se poi si aggiungono anche la bellezza
della voce, chiara e cristallina, e la presenza scenica si capisce come non gli
manchi nulla per sfondare in un mondo difficile come quello della musica. Un
talento, dicevamo, un talento precoce se è vero come è vero che Marco ha vinto
il secondo premio allo Zecchino d’oro. “…Una strada già segnata? Sicuramente un
percorso delineato fin dalla nascita e che è proseguito per tutta
l’adolescenza…” (dal sito
www.marcosaltatempo.com).
Ognuno di noi, in quello che fa, nel suo quotidiano, è la diretta espressione
del suo vissuto. In campo artistico lo si vede ancora di più: Saltatempo, pur
così giovane, ha vissuto diversi “periodi”: quello jazz, quello pop, quello
popolare, quello rock, quello funky, quello brasiliano. Oggi fonde tutti i
generi che ama in una musica bellissima e originale, a tratti coinvolgente ed
emozionante, che lo distingue da altri musicisti emergenti.
Undici le canzoni presentate al CasertamusicaDoc (Piove a dirotto; Finalmente;
Vitango; Incantevole; Vanitosa; Luna Calante; Dipende dalle situazioni;
Serpente; Si strana; A cuore spento; Bendingfield), eseguite da Marco (che
suona anche la chitarra) e dal suo gruppo: “un gruppo bello, fatto da persone
simpatiche” – dice Marco – “Stiamo bene insieme, c’è un’atmosfera molto
rilassante. Alle batterie c’è Salvio Maiello, il cuore pulsante del gruppo, uno
dei pochi batteristi che vanno a tempo; al flauto traverso Marco Cocchinone,
l’amico di sempre, al basso Gianluca Lione un tipo davvero in gamba; al piano
una new entry, Alessandro Scialla, che mette allegria nel gruppo e col quale si
è creata da subito una bella sintonia; alle percussioni Vito Cardellicchio con
cui vorrei condividere il mio progetto a lungo”.
A proposito di progetti: Marco ci racconta che i testi delle sue canzoni sono
di Maurizio Bernacchia, conosciuto al C.E.T. di Mogol, che parteciperà come
autore della canzone “Peccati di Gola” al prossimo festival di Sanremo. “Spero”
– ci dice Marco – “che il prossimo progetto che Mogol prenderà a cuore sarà il
nostro”.
I lettori saranno curiosi di sapere da dove salta fuori (è proprio il caso di
dirlo!) il nome “Saltatempo”: “è nato da un’idea del mio manager e amico, Luca
Santoro, che non smetterò mai di ringraziare. Non eravamo ancora a conoscenza
del libro (quello di Stefano Benni) e Saltatempo ci sembrava indicato per far
capire che vogliamo andare oltre la musica italiana di oggi, le convenzioni, le
musiche già fatte, già sentite. Tutto è già sentito, è ovvio, però se si riesce
a dare un po’ di originalità penso che ne guadagnino un po’ tutti”.
Il secondo momento della serata è stato riservato all’atteso concerto di Gino
Licata.
Il tema conduttore, anche se non dichiarato, del concerto è stato quello
dell’amicizia. E questo non tanto per i temi toccati dalle canzoni, anche se di
amicizia parlano le bellissime "Vittorio" e "Ciccio", quanto perché amici sono
i musicisti che lo hanno accompagnato: amico è il sempre più bravo Pietro
Ventrone polistrumentista e arrangiatore che, come ha detto Gino suscitando
l’ilarità del pubblico per lo scontato doppio senso, “qualsiasi strumento gli
metti in mano lui lo fa suonare”; amico è il bassista Pietropaolo Veltre
“…insegnante di intere generazioni di musicisti casertani”; amico è il
superlativo Mimì Ciaramella “come sapete Mimì è il batterista degli Avion
Travel” - è sempre Gino che parla - “il cui nuovo disco sta battendo tutti i
record di vendita… adesso dovrebbe essere a Milano, a promuovere il disco,
invece è qui a suonare con me!”; amica è Doralisa Barletta “grande cantante
casertana”, che ha prestato la sua voce in un brano.
In genere nelle varie antologie sulla musica napoletana si tende ad indicare
come eredi della tradizione classica i cosiddetti neomelodici. Questa
affermazione che ho letto in più di un’occasione non mi trova affatto
d’accordo: secondo me proprio la poesia (non solo dei testi ma in senso lato)
delle canzoni di Gino Licata, moderno menestrello, è il vero anello di
congiunzione con la musica classica napoletana. Dirò di più: per i temi che
tratta potrei definirlo un moderno Viviani. Come lui, infatti, Gino ama
trattare temi che toccano il quotidiano con un occhio particolare alle persone
più sfortunate: nella bellissima "Femmene antiche", sua canzone cantata anche
da interpreti del calibro di Tosca e Loretta Goggi, si affronta la
prostituzione; in "Taratatà" c’è una lettura in chiave ironica ma non troppo,
del dramma della disoccupazione vissuto, nello specifico, da un disoccupato
ormai quarantenne.
Il concerto di Gino Licata al C.T.S. è iniziato con la bellissima e tenera "Pupella"
che parla di come il tempo riesca a cambiare cose e persone, ma non i
sentimenti. Di tenore completamente diverso. Il secondo brano, "Lucariè",
simpaticissima canzone sull’invidia, bonaria, nei confronti di un fantomatico
amico, di nome Luca, ricco, famoso e pieno di donne. È poi venuta la commovente
"A‘nnammurata mia", dolcissima serenata che non ha nulla da invidiare alle più
famose canzoni d’amore della tradizione napoletana classica. Di "Vittorio",
"Ciccio", "Femmene antiche" e "Taratatà" abbiamo già parlato. "Ninna nanna
figlia mia" è poi una particolare ninna nanna, per una volta cantata da un papà
piuttosto che da una mamma.
Il cantautore ha poi voluto fare un regalo ai suoi spettatori chiamando, a
sorpresa sul palco, la casertana Doralisa Barletta eseguendo, in un memorabile
ed inedito duetto, "Palazzo Reale". Infine, il cantautore casertano ha salutato
il suo pubblico con "Io te voglio bene assaje", classico con il quale ama
terminare i propri concerti.
Che dire del concerto nel suo insieme?
Il concerto, grazie anche alle stupende “invenzioni” di Pierino Ventrone al
piano e al sax e all’eccezionale valore dei già citati Pietropaolo Veltre e
Mimì Ciaramella, è stato il trionfo della melodia. Già solo per questo è stato
bellissimo. Poi il carisma di Gino Licata ha fatto tutto il resto. In più
bisogna anche dire che è un privilegio assistere ad un concerto di Gino,
soprattutto adesso che è impegnato alla realizzazione di un lavoro discografico
di importante spessore che sarà prodotto dalla Danny Rose di Sergio Carrubba
(per chi non lo sapesse è il regista dei musical di Riccardo Cocciante in Francia). Anche per questo progetto, come per il concerto,
l’amicizia sarà un elemento fondamentale e - sono sicuro - ciò che ne risulterà
sarà di elevato spessore. Certo ci sarebbero molte cose da raccontare sugli
amici musicisti di Gino, amici veri che gli vogliono un gran bene…ma questa è
un’altra storia.
Postilla critica
Lungi da me la volontà di scatenare polemiche però devo dire che sono rimasto
abbastanza deluso dalla scarsa affluenza di pubblico rispetto alle passate
edizioni del Casertamusica Doc. Si dice sempre che a Caserta non ci sono
manifestazioni culturali o musicali importanti e a basso prezzo, ma quando poi
ci sono, è questo il caso di Casertamusica Doc, tutti quelli che dicevano di
essere affamati di cultura hanno sempre qualcosa di meglio da fare. E restano
digiuni. Certo posso capire che di questi tempi anche 10 euro (il prezzo del
biglietto che comprende due concerti, la sigla dal vivo e una degustazione)
possono incidere sulle tasche, ma allora smettiamola di dare la colpa alla
mancanza di buone iniziative!
|
|