"Là
ci darem la mano" di Roberto De Simone
Caserta - 26 gennaio 2007
Articolo e foto di Giorgio Ruberti |
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Caserta, venerdì 26 gennaio. <<La prima mondiale di “Là ci darem la
mano” con la regia del maestro Roberto De Simone ripropone Caserta e l’intera
provincia al centro di un circuito culturale internazionale. Dopo i successi
dell’illuminazione notturna dei “Percorsi di Luce” di un monumento simbolo come
la Reggia di Caserta, si prosegue con eventi rilevanti che aprono sempre più le
porte del territorio casertano al resto del mondo >>. Queste le parole
dell’assessore regionale al Turismo ed ai Beni Culturali Marco Di Lello per
l’inaugurazione di “Grande Reggia”, il progetto culturale ideato e diretto da
Nunzio Areni che per i prossimi quattordici mesi farà di Caserta il
palcoscenico di notevoli iniziative musicali e teatrali che si terranno presso
il Teatro di Corte della Reggia o il Belvedere di San Leucio. E dopo la prima
tappa di questo lungo percorso ci sentiamo di affermare che i propositi e le
buone intenzioni della vigilia non sono stati affatto disattesi. Anzi, lo
spettacolo inscenato ieri al Teatro di Corte è stato un evento di richiamo
addirittura internazionale, dal momento che veniva rappresentata in prima
mondiale una nuova opera di Roberto De Simone che da qui farà tappa a Napoli,
Milano, Salisburgo e Mosca. Roberto De Simone, poi, non ha certo bisogno di
presentazione, essendo con le sue molteplici attività in campo musicale uno dei
personaggi più brillanti e poliedrici dell’attuale panorama artistico. La sua
“Là ci darem la mano” non solo ha mantenuto tutte le aspettative di nuovo
prodotto di un artista di tal livello, ma è andata anche oltre. Infatti, non si
è trattato, come molti credevano alla vigilia, di un semplice collage di
musiche mozartiane su testi dei vari Moliere, Da Ponte o Puskin, ma di una vera
e propria riscrittura delle musiche del genio di Salisburgo, come tra l’altro
era possibile intuire dal sottotitolo dell’opera: “Travestimento mozartiano in
due tempi”. Mozart, o meglio, la sua musica, è stata “travestita”, cioè
mascherata in una veste inusuale che ne ha veicolato un’immagine molto diversa
da quella tradizionale, e ciò nonostante sempre riconoscibilissima. Vale a
dire, nella sfida tra l’antico autore e il moderno manipolatore il primo è
riuscito vincitore, e ciò in virtù della sua genialità in presenza della quale
tanto Salieri in passato, quanto De Simone oggi hanno dovuto inchinarsi,
pubblico testimone. Come il veleno dell’invidioso collega Salieri non fu capace
di liberare il vecchio maestro italiano dall’ossessiva presenza, anche
nell’aldilà, del giovane genio, così i contemporanei arrangiamenti di De Simone
sconfinati nel jazz, nel musical, nel rap (anche napoletano), non sono stati
capaci di arginare le dirompenti melodie mozartiane, alla fine uscite
vincitrici in questo ideale duello artistico. Se il primo tempo, De Simone
mediatore, narrava la leggendaria storia dell’avvelenamento di Mozart da parte
di Salieri, il secondo tempo è stato incentrato sulla figura di Don Giovanni,
alter ego di Mozart, e sulle musiche del “Don Giovanni”: esito della sfida
musicale? Altra vittoria di Mozart e risultato fissato sul due a zero finale. A
proposito di finali: lungo e caloroso applauso sulla passerella dei
protagonisti alla fine della rappresentazione (o irrapresentazione, come
definita da Puskin citato da De Simone), con lo “sconfitto” De Simone
letteralmente (e paradossalmente) portato in trionfo da attori, cantanti e
musicisti. Tra i primi va segnalata l’ottima prova degli applauditissimi Paolo
Romano e Renata Fusco (rispettivamente “Un violinista cieco” e “Donna Elvira”),
tra i secondi quella del soprano Paola Quagliata e del mezzosoprano Francesca
Russo, mentre brillante l’esecuzione e la direzione della musica ad opera del
complesso strumentale diretto da Renato Piemontese (ah, già! Quasi dimenticavo
di dire che, in questa sfida stravinta, Mozart è addirittura partito in
svantaggio, dato che le sue musiche sono state eseguite non da una regolare
orchestra settecentesca con gli archi a ricoprire il ruolo di protagonisti, ma
da un più moderno complesso in cui figuravano addirittura tastiera e basso
elettrico, e di violini nemmeno l’ombra). Un ultimo e doveroso cenno alle
affascinanti scenografie di Nicola Rubertelli (lo scenografo del San Carlo) e
ai brillanti e sgargianti costumi di Odette Nicoletti. Si replica sabato 27
alle 21 e domenica 28 all2 18 e 30. Da non perdere. |
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foto © Casertamusica
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