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Casertavecchia, 11 Settembre. L’11 settembre una luna meravigliosa ed un clima
mite hanno fatto da cornice all’ultimo appuntamento della trentaduesima
edizione del settembre al Borgo di Casertavecchia, ma quell’aria tersa sembrava
quasi stridere con la polvere ed il buio dei ricordi che un anniversario così
importante comporta. E anche il festival non poteva non fermarsi a ricordare
quell’11 settembre che 5 anni fa ha sconvolto l’America ed il mondo intero. Lo
ha fatto con Moni Ovadia, che ha tenuto una conferenza nella chiesa
dell’Annunziata: il musicista-attore bulgaro di origini ebraiche ha dato una
lettura personale dell’11 settembre, definendolo come una sorta di “linea di
demarcazione”. “Naturalmente l’attentato terroristico di 5 anni fa è stato un
crimine che ha portato alla morte tanti civili, ma ciò che però oggi diventa
più importante è capire come questo crimine è stato usato: a mio parere – ha
detto - c’è stato un uso propagandistico, ideologico; l’11 settembre è stato
visto come uno strumento, da parte del governo degli Stati Uniti, per disegnare
la realtà geopolitica del Medio Oriente. La guerra orribile, criminosa,
imperialista e colonialista ha portato solo uno sfregio ai morti dell’11
settembre: che modo è di risarcire quel dolore e quei morti andare ad ammazzare
civili, bambini, vecchi e donne iracheni o afgani? E’ bene riflettere e capire
che c’è solo un modo – ha aggiunto Ovadia – perché non accadano più gli “11
settembre”: contribuire a costruire un mondo basato sulla pace, sul rifiuto
delle guerre: il terrorismo non si combatte facendo migliaia di morti
innocenti, ma prosciugando le paludi dell’odio. Io credo che a 5 anni da questo
spaventoso evento noi dobbiamo rifondare il senso di questo 11 settembre: è
stato l’inizio di un’era di violenze che adesso si devono arrestare. Questi
eventi devono servire a costruire un mondo di pace. Naturalmente la pace è un
impegno difficile, è un rischio. Si investono migliaia di miliardi di dollari
per comprare armi e per fare guerre. Proviamo ad immaginare se queste stesse
risorse fossero investite per costruire la pace. E’ ora di farlo”.
Ma l’11 settembre lo ha ricordato, magistralmente, anche una splendida
Francesca Reggiani con “Controtempo” di Simeon per la regia di Gabriele
Vacis. Una piece teatrale incalzante, che dal primo minuto ha lasciato il
pubblico sotto l’angoscia di un conto alla rovescia, che avvicina sempre di più
Giovanna, una musicista che suona la Tiorba in attesa di un’importante
audizione, ad una tragedia personale e non solo. Ma la Reggiani è riuscita ad
alleggerire lo spettacolo con la sua recitazione naturale e per niente teatrale
e con diversi spunti divertenti. E le risate che il pubblico non ha potuto
trattenere di fronte alle battute rubate alla vita normalmente assurda di una
donna che vive a New York sono state talvolta frenate dal presentimento che il
racconto di una storia ambientata in quella città e in quella data non potesse
non avere un epilogo tragico.
Chi ha assistito allo spettacolo, in prima nazionale, ha visto una Francesca
Reggiani cimentarsi in un ruolo davvero impegnativo, non perché drammatico e
non comico (avvicinata a fine spettacolo ha tenuto a ribadire – sebbene fosse
superfluo - che fare il comico non è affatto più semplice che interpretare le
cosiddette “parti serie”); non perché per più di un’ora l’ha vista sola sul
palco, accanto soltanto alla brava Beatrice Schiros, ma perché una tragedia
come quella dell’11 settembre è difficile da raccontare senza esserne
emotivamente coinvolti.
Ma gli appuntamenti dell’ultima data della trentaduesima edizione del Settembre
al Borgo non si sono conclusi al Teatro della Torre: la serata ha offerto
ancora un altro appuntamento imperdibile: l’interpretazione di Danilo Rea, uno
dei pilastri del jazz italiano, delle canzoni di Fabrizio De André. (vedi
articolo)
Subito dopo il bis (per la cronaca una splendida Core ‘ngrato) ed il fragoroso
applauso che lo ha seguito, l’ultima giornata dell’edizione 2006 del Settembre
al borgo si è conclusa in allegria, in piazza Duomo, con un omaggio al mondo
della musica popolare e della tammorra: i Taranterrae, accanto ad altri
amici musicisti provenienti da diversi luoghi della Campania, hanno saputo
entusiasmare il pubblico con i suoni della tradizione e far ballare al ritmo
delle tammurriate.
Programma di
Settembre al Borgo 2006 - Casertavecchia |
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Moni Ovadia
Francesca Reggiani
I Taranterrae
foto © Casertamusica
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