Leuciana Festival: Ludovico Einaudi & Mercan Dede

 Belvedere di San Leucio (CE) - 24 Agosto 2006

Articolo e foto di Giorgio Ruberti


S. Leucio, 24 Luglio. Pubblico delle grandi occasioni al Belvedere di San Leucio per assistere al concerto del compositore torinese Ludovico Einaudi, evento che per interesse e partecipazione fatti registrare ci sentiamo di paragonare a quello tanto atteso di Chick Corea (13 luglio), che era stato annunciato quale evento clou della corrente edizione del Leuciana festival.

Da un musicista come Einaudi non ci si può aspettare musica nel senso tradizionale del termine. Egli è uno sperimentatore (e di razza, visto che si è perfezionato sotto la guida di Luciano Berio) per il quale non hanno importanza i motivi melodici accattivanti, i piacevoli ritornelli o i ritmi coinvolgenti, quanto piuttosto il suono allo stato puro: suo interesse preminente ci è parsa la qualità fonica della materia sonora, sia sotto il riguardo acustico, cioè del timbro, del colore, sia sotto l’aspetto linguistico, cioè della suggestione di significato che ne deriva. E “mistico” ha definito il significato della sua musica lo stesso (poco loquace, a dire il vero) Einaudi, nell’unico momento in cui ha preso la parola alla fine del primo dei cinque pezzi fatti ascoltare. Ebbene sì, cinque pezzi (tutti strumentali) per circa due ore di concerto, quasi trenta minuti per ognuno di essi. Un po’ troppo lunghi per un evento live? Per il cronista che vi scrive è stata proprio questa l’impressione ricevuta (e non esiterei ad affermare che la stessa sensazione sia stata avvertita da buona parte del pubblico, che tuttavia ha applaudito calorosamente durante ed alla fine della serata). In effetti, le composizioni di Einaudi potrebbero durare all’infinito (proprio come le giravolte della ballerina che le accompagnava) poiché non sono incentrate su strutture formali quali ritornelli, cadenze o frasi musicali “quadrate” che ritornano con un ritmo regolare ma, di contro, si presentano come un flusso sonoro ininterrotto che rende la sua musica più somigliante al discorso in prosa (potenzialmente interminabile) che a quello in metri poetici. Altro elemento costitutivo della musica fatta ascoltare da Einaudi è stato certamente il fattore etnico, in particolare il colore mediorentaleggiante, frutto della sua collaborazione sperimentale con Mercan Dede, l’artista turco proveniente dalla scena della musica elettronica che l’ha accompagnato al flauto tradizionale ottomano ney insieme ad altri due musicisti turchi (di cui uno, appena sedicenne, di etnia gitana) al kanun (una versione turca dello xilofono) ed alla tromba e clarinetto. Insomma, una musica dal benefico effetto rilassante che ha permesso di viaggiare con l’immaginazione, di sognare…ideale viatico al sonno per una calda notte di mezza estate in cui, altrimenti, sarebbe stato arduo addormentarsi.

 

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