S. Leucio, 14 Luglio. Prima di addentrarmi nel breve resoconto dello
spettacolo, è necessaria una considerazione. Ben vengano i festivals, le
rassegne e quant'altro possa essere da stimolo culturale in una città quale
Caserta, definita spesso "indolente" (sono buona con la mia città) e
penalizzata (?!) dalla vicinanza con Napoli, ma il passaggio da "niente a
tutto" dovrebbe essere graduale oppure favorito da opportune strategie di
marketing. Il programma del Leuciana Festival quest'anno (ricordo con
mestizia quello dello scorso anno) è ricchissimo o meglio sovrabbondante: ogni
appuntamento è una piccola chicca con artisti veramente validi anche se non
sempre conosciuto dal grande pubblico.
Forse è questa non eccessiva notorietà, forse le proposte di sconti non sono
state abbastanza allettanti (riconosco lo sforzo fatto, però), sta di fatto che
alcuni appuntamenti sono andati praticamente deserti.
Per quanto possa sembrare strano mi sento a disagio nel pensare che un
artista (o un gruppo) dopo tanto lavoro non possa essere gratificato non dico
da folle oceaniche ma almeno da un congruo numero di spettatori.
Ma veniamo allo spettacolo di Venerdì 14 luglio. L'ensemble "Pau y Treva" è
composto musicisti che potremmo definire "dell'area mediterranea" ovvero arabi,
piemontesi, provenzali, catalani e valenciani: questo comune denominatore si
ritrova in molti dei pezzi che propongono in quanto non è difficile che in un
canto piemontese si ritrovi poi un accenno a melodie arabeggianti
Il nome "Pau i treva" significa "Pace e tregua" ed è stato scelto per
ricordare la figura dell'abate catalano Oliba, vescovo di Vic, che, intorno all'anno 1000, sulla
scorta della sua apertura mentale e culturale (amava circondarsi di artisti
senza distinzione di etnie e religione) propose ai governanti del Nord Italia,
della Provenza e della Catalogna di istituire dei periodi di pace che, oltre a
dare respiro alle popolazioni, permettessero un sicuro commino ai pellegrini.
Lo spettacolo propone intatto questo spirito di apertura: ogni brano è
presentato da un artista nella propria lingua (e ci siamo accorti che le parole
pace, guerra, gioia, dolore sono simili in tante lingue) e gli strumenti (dalla
ghironda medioevale alla cornamusa, dal violino elettronico alle chitarre
portoghesi alle ciaramelle) sono senza tempo e senza patria.
Un concerto bellissimo e senza tempo di cui ha potuto godere solo un piccolo
gruppo di persone che, spero, abbai avuto poi la possibilità di trasmettere ad
altri il messaggio di pace.
Ricordo infine la formazione del "Pau i treva" in quanto composta da bravi
ed aclettici (ognuno ha suonato almeno due strumenti e/o cantato)
Oltre al catalano Jordi Fabregas (chitarre) e al piemontese Maurizio
Martinott (cantante e compositore) ne fanno parte: i catalani Mireia Mena
(canto), Gemma Pla (canto); Lurdes Rimallo (canto), Paco Pi (basso,
violoncello), il valenciano Toni Torregrossa (canto, uzuky, percussioni), i
provenzali Renat Sette (canto) e Jean Louis Ruf (mandoloncello e percussioni),
linglese Paul James (cornamuse, flauti, sax), lalgerino Hassan Boukerou
(percussioni), i piemontesi Enrico Negro (chitarre, mandola), Sergio Caputo,
(violino, percussioni), Gigi Biolcati (batteria, percussioni).
Consulta il cartellone: Leuciana Festival’ 2006 |
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