San Leucio, 12 Luglio 2006. Lo confesso: ho sempre avuto un sano pregiudizio
verso coloro che, come Riccardo Veno, vengono definiti innovatori,
rivoluzionari, visionari o affini. Non per snobismo, sia chiaro, ma per una
semplice e personale concezione della musica come di una forma d’espressione
non riducibile ad un problema di definizioni, più o meno azzeccate. Nonostante
ciò, quando stasera Riccardo Veno è salito sul palco del Teatro dei Serici di
San Leucio per presentare il suo spettacolo “Il sogno di Orfeo”, sono bastate
davvero poche note per far cadere ogni remora. È stato subito facile lasciarsi
coinvolgere dalla sua musica e dalle sue melodie. Melodie che, grazie
all’utilizzo dei loops, diventano una base su cui sovrapporre un altro motivo e
poi un altro ancora, fino a costruire una sorta di contrappunto estemporaneo,
un tappeto melodico-armonico su cui improvvisare liberamente. Grazie alle sue
eccezionali doti di polistrumentista, alla sua abilità nell’uso
dell’elettronica ed al contributo di Francesco Albano alle tastiere, Riccardo
Veno riesce così a costruire delle vere e proprie orchestrazioni, dando vita ad
una performance accattivante e mai banale. Un concerto originale e
personalissimo in cui rievocazioni jazzistiche si fondono con influenze
etniche, anche nella scelta degli strumenti (dalla ciaramella al marranzano,
dalla tammorra al thin whistle irlandese).
In conclusione non so dirvi se “Il sogno di Orfeo” è uno spettacolo
visionario o innovativo, so solo d’aver assistito ad una serata di ottima
musica, ricca di idee ed emozioni, bella e sincera come ogni musica dovrebbe
essere. |
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