San Leucio, 10 Luglio 2006. Stasera, sul palco del Belvedere Reale di San
Leucio, ho potuto ascoltare Ivano Fossati, uno dei baluardi più nobili della canzone
d'autore italiana. Diciamo subito che la cornice del Teatro dei Serici è
veramente splendida, è un luogo ideale per tenere concerti, ed il Leuciana
Festival ha l'indubbio merito di offrire concerti di altissimo livello in
una delle più belle location che abbiamo in Campania. Anche l'allestimento
scenografico, di luci ed audio di Fossati sono di primissimo ordine. Il cantautore genovese,
dopo aver attraversato con successo e soprattutto con grande
integrità artistica trent'anni d'onorata carriera, ed aver frequentato stili
così differenti quali il rock progressivo degli esordi, quindi il pop, la
musica etnica e quella colta, eccolo infine che ritorna alla forma canzone
più immediata nel suo CD "L'arcangelo", che ha presentato stasera.
Musica diretta, stringata, graffiante, con ben tre chitarre che la fanno da
padrone sul palco, rinunciando alle pur bellissime venature
intimiste, malinconiche e minimali che negli ultimi anni erano diventate il suo
marchio di fabbrica. La band che lo accompagna stasera è Pietro Cantarelli alle tastiere, Riccardo
Galardini e Fabrizio Barale alle chitarre, Claudio Fossati
alla batteria, Daniele Mencarelli al basso, uno strepitoso Mirko Guerrini a
fiati e tastiere, Marco Fadda alle percussioni. E fin dalle prime note
si capisce che il sound di oggi di Fossati è proprio Rock, bello tirato ed
aggressivo, e tutta la prima parte del concerto è dedicato alle canzoni
dell'ultimo album, che sono così belle da non sfigurare con nessuna delle sue
pietre miliari del passato.
... A proposito di passato, mi viene in mente che, da ragazzino, il primo disco in assoluto che ho
comprato è stato un 45 giri dei "Delirium". Era il 1972, costo:
ottocento lire. A mio padre quasi venne l'infarto per la spesa esagerata (i
prezzi venivano gonfiati all'indomani della loro presentazione a Sanremo). Il
lato A era quello che sarebbe stato uno dei tormentoni dell'estate di quell'anno,
in altre parole "Jesahel". Il 45 giri l'avevo comprato perchè li
avevo ascoltati a Sanremo, e quel motivetto era abbastanza accattivante da
essere recepito anche da un bambino di dieci anni quale ero io allora. Quello
che non mi aspettavo è che il retro dei quel 45 giri fosse un brano strumentale
elegantissimo, con tanto di orchestra ed arrangiamento progressive, e con un
flauto suonato con grinta e un piglio molto simile ai Jethro Tull.
Fortunatamente quel brano così bello (si chiamava "King's road") mi
salvò dalle ire di mio padre, perchè ne fu accattivato anche lui, e qualche
volta se lo ascoltava di nascosta (poteva mai ammettere che suo figlio di dieci
anni aveva portato in casa qualcosa di così bello?). Quel
flautista era Ivano Fossati, già allora leader di questa giovanissima
formazione ed autore che muoveva i primi passi verso quella che si sarebbe
dimostrata una luminosa carriera, al fianco dei più grandi interpreti della
canzone italiana che si contendevano con invidia le sue canzoni. Quel disco
rappresentò per me tre importanti svolte: era la prima volta che avevo
apprezzato una canzone ascoltandola dalla televisione, era la prima volta che
acquistavo musica in autonomia, ed era la prima delle tante volte che un disco mi avrebbe
rivelato il suo volto più interessante nel lato più nascosto. Scusate, ho
tergiversato e parlato di me, ma mentre scrivo mi rendo conto di quanto la
musica di Fossati mi abbia accompagnato nell'arco di trent'anni, in modo molto
discreto ma pressoché costante.
Anche molti tra il pubblico che ha affollato il Teatro dei Serici stasera
(c'era il tutto esaurito) deve avere qualche meccanismo simile al mio, che lo
lega a doppio filo a questo grande cantautore, almeno a giudicare
dall'entusiasmo ed calore profuso per tutta la serata. Fossati stasera
non si è risparmiato, il concerto è stato veramente energico e nel contempo
estremamente curato e raffinato. Oltre alle canzoni dell'ultimo album, tutte
molto belle tra cui spiccano Cara Democrazia e L'Arcangelo, e ad una sentita
interpretazione di "ragazzo mio" di Luigi Tenco, il concerto ha
toccato tanti dei suoi successi come Panama, La musica che gira intorno, I
treni a Vapore, La canzone popolare, La pianta del te, Il bacio sulla bocca,
Mio fratello che guardi il mondo, Questi posti davanti al mare, Traslocando, e
altri ancora. Numerosi i bis, in definitiva quasi un secondo concerto,
terminato con l'esecuzione per voce sola della sempre commovente "Il
disertore". Anche nella ritrovata veste rock la classe di Fossati ha
lasciato il segno in tutti noi.
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