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Nell’ambito della manifestazione diretta da Maurizio Costanzo, “Terra d’amore –
Giornate casertane”, in programma per i giorni 22, 23 e 24 giugno, che
concluderà i festeggiamenti per il 60° anniversario della ricostituzione della
Provincia di Caserta, non poteva mancare un evento dedicato a uno dei simboli
più significativi e conosciuti di Terra di Lavoro, le Matres Matutae, metafora
dell’opulenza e della fecondità di questa terra e della città di Capua.
Nel 1845, infatti, durante uno scavo in località Petrara, in prossimità
dell'antica Capua, vennero alla luce i resti di una grande ara votiva con fregi
architettonici, iscrizioni in lingua osca e statue in tufo. Lo scavo non venne
proseguito, ma poi, dal 1873 al 1887, varie ricerche portarono al ritrovamento
di una serie di statue in tufo, quasi tutte rappresentanti una donna seduta con
uno o più bambini tra le braccia: la prova certa che in quel luogo era esistito
un tempio. Questa tesi fu avvalorata dal fatto che tra le sculture ritrovate
soltanto una si differenziava dalle altre: invece di reggere neonati, aveva
nella mano destra una melagrana e nella sinistra una colomba, simboli della
fecondità e della pace. Si trattava forse della dea tutelare del tempio
dedicato alla maternità. La dea era la Mater Matuta, antica divinità italica
dell'aurora e della nascita, e le altre "madri" potevano essere "ex voto",
offerte propiziatorie e segni di un ringraziamento per la concessione del bene
supremo della fecondità.
Quelle statue sono oggi conservate a Capua nel Museo Campano, definito dal
Maiuri “il più significativo della civiltà italica della Campania”. Il Museo,
che vanta più di trenta sala espositive è ospitato nello storico palazzo
Antignano, ed è lì, proprio nella sala che ospita le Matres, che si terrà
venerdì 23 giugno, a più riprese nell’arco della giornata, lo spettacolo di
teatro-danza “Matres Matutae” ideato dalla regista, attrice e ballerina Anna
Redi.
“Mi sono avvicinata alle Matres in maniera spontanea, - ha dichiarato Anna Redi
- attratta dalle statue e dall’invito di Marika Rizzo a presentare un ‘solo’ al
Dock11 di Berlino, la scorsa estate. Questo studio è stato poi sviluppato con
gruppi di giovani danzatrici per il festival Unidanza di Madrid e Santiago di
Compostela.”
“Ho pensato allora al sentimento della maternità oggi, al senso che ha per le
donne del XXI secolo mettere alla luce e sostenere un’altra vita – prosegue la
regista e coreografa - Guardo le Matres Matutae, e penso ‘MA’ come materia,
maturo, mattutino, cioè giusto e buono. ‘MA’ in giapponese è cibo. Mi nutro, mi
fido della madre. In questa civiltà del ‘tutto e subito’ queste statue ci
parlano dei ritmi lenti della Terra, delle stagioni, del sole che nasce, di
campagna, del campo di grano dal quale furono fatte emergere per caso a fine
Ottocento.”
Lo spettacolo Matres Matutae vedrà in scena giovani danzatrici del territorio,
alcune delle quali del centro Movinghart di Graziella Di Rauso, già
protagoniste con questo spettacolo al Festival madrileno. Il gruppo è composto
da Florada Mosca, Antonella Abys, Antonella Merla, Naomi Buonanno, Carmen
Sulmona, Diana Magri, Gina e Juanita la Corazza, Marco Matarazza. Le musiche
sono dei fratelli Mancuso, mentre la comunicazione è curata da Silveria Conte
dell’associazione Architempo.
L’associazione culturale Le Bazarre, di cui Anna Redi è l’anima, e che con il
sostegno della Provincia di Caserta ha messo su questo suggestivo spettacolo,
non è nuova a questo genere di progetti, tesi a valorizzare, attraverso l’arte
della danza e del teatro, il ricchissimo patrimonio archeologico dell’Antica
Capua. Matres Matutae costituisce, infatti, la terza parte del progetto di
Archeologia interiore nato nel 2001 in collaborazione con la SUN, che dopo
l’Anfiteatro e il Mitreo, si sviluppa oggi intorno al senso del tempo e a
quelle statue di dee e madri che Stanislao Nievo descrive così: “Erano opere
senza cultura, vecchie di millenni, create da un’ingenua
ispirazione…Trasmettevano il messaggio di una popolazione miserabile…le avevano
scolpite operai il cui unico talento era nel cuore.”
E ancora le Mater Matutae saranno al centro della tre giorni di eventi “Terra
d’amore – Giornate casertane”: dopo lo spettacolo di teatro-danza messo in
scena al Museo Campano dall’associazione Le Bazarre di Anna Redi, sarà la volta
della mostra d’arte Terra di Madri, organizzata dall’associazione culturale
Architempo.
La mostra, che verrà inaugurata sabato 24 giugno alle 19 da Maurizio
Costanzo, il presidente della Provincia Alessandro De Franciscis e
dall’assessore alla cultura Tiziana Panella, è nata dall’idea di dare risalto e
visibilità ai validi artisti del nostro territorio. La mostra, che avrà come
filo conduttore appunto il tema delle Madri, vedrà l’arte visiva declinarsi in
molteplici forme, dalla pittura alla scultura, dalle istallazioni ai filmati.
Numerosi gli artisti che hanno dato la loro disponibilità: Livio Marino
Atellano, Serenella Romano, Annamaria Ferrara, Francesco Rinaldi, Luca Sorbo,
Gaetano Cucciardi, Paolo Ventriglia, Tony Corbo, Romano Montesarchio, Emilio
Schiavoni, Davide Vescovi.
“Abbiamo scelto come luogo insolito per l’esposizione le vetrine dei negozi
della centralissima via Mazzini a Caserta – dicono i curatori della mostra
Giuseppe Bellone e Claudio Calabritto – perchè l’arte non deve essere sempre
relegata nei luoghi preposti, ma troppo spesso avulsi dal contesto cittadino.
L’arte deve andare incontro alla gente, per le strade.”
Consulta il programma completo di
Terra d’amore – Giornate casertane |
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Momenti dello spettacolo Matres Matutae
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