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Caserta, 16 Marzo. Organizzato dal Cai (Club Alpino Italiano) casertano, si è
svolta, nei locali del Comitato civico di quartiere del Rione Tescione, la
conferenza della dott. Valeria Sampaolo su “Il Monte Tifata nell’antichità” con
oltre cinquanta attenti spettatori appartenenti sia al Cai che al neo-nato
gruppo archeologico “F. S. Gualtieri” di Caserta.
Tanti e vari sono stati gli spunti di interesse di questo incontro
La conferenza è stata introdotta dal saluto del presidente della sezione
Giuseppe Spina e dal prf. Di Girolamo, presidente della sezione CAI di Napoli,
che ha informato i presenti del progetto “Terre Alte” che quest’anno
interesserà in maniera particolare il sud d’Italia. Questo progetto prevede il
recupero di quella che è stata la storia degli insediamenti lungo l’Appennino
che, negli anni dopo la II Guerra mondiale, si sono progressivamente spopolati:
in particolare l’attenzione è rivolta non solo al recupero delle testimonianze
di insediamenti (borghi, castelli, manufatti..) ma anche alle vie di
pellegrinaggio fra cui la “Via Michaelica” ovvero la Via dell’Angelo.
La parola quindi è passata alla dott. Sampaolo che, con l’aiuto di diapositive,
ha ripercorso la storia che ha portato alla scoperta del tempio di Giove
Tifatin0 sulla cima 526, ovvero la seconda in ordine di altezza, del monte
Tifata. Questa scoperta è stata davvero un concorso di fortunate circostanze,
partendo dalla “Tabula Pentingeriana” che, pur riportando la presenza del
tempio non dava indicazioni sulla collocazione precisa, ma che ha trovato
conferma nel ’96 allorquando furono ritrovate tre lastrine di bronzo durante
gli scavi di costruzione del CIRA. Queste lastrine sono in pratica degli
“ex-voto” a Giove Tifatino che venivano fissati al muro del tempio mediante
chiodi. Grazie alla perizia degli archeologi sulla cima 526 in breve tempo si è
scoperto un tempio, ormai diruto e non grandissimo, ma in posizione tale da
poter essere visto agevolmente dalla pianura e da Capua in particolare: la sua
funzione era quindi di richiamo vista la difficoltà, sia allora che oggi, di
raggiungerlo.
Alla fine della conferenza molte sono state le domande poste, specie da chi non
sospettava la presenza di un reperto così singolare.
Questa trasversalità di interessi è propria del Cai che non solo propone la
scoperta delle montagne ma anche della storia e della cultura ad esse legate
permettendogli di aprirsi anche all’accoglienza di altre realtà associative
com’è avvenuto in occasione di questa conferenza
Per chi volesse saperne di più segnaliamo il sito
www.caicaserta.it e l’email
caserta@cai.it |
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La dott. Valeria Sampaolo
Le tre lastrine
foto © Casertamusica
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