Caserta, 3 Marzo. Penultima serata della seconda serie d’appuntamenti del
Casertamusica Doc Live. L’atmosfera è quieta e rilassata. Il pubblico non è
quello delle grandi occasioni. Ma chi è venuto l’ha fatto per ascoltare e
capire a fondo cosa nasconde ancora la fitta boscaglia musicale della nostra
provincia.
Apre le danze Angelo Barricelli, chitarrista d’impostazione classica
alle prese con la promozione di “Solochitarra” lavoro discografico a proprio
nome. Il suono
della chitarra è particolarmente evocativo e si fa apprezzare anche per la
“sporcizia” che rende più belle e compiute le emozioni suscitate dalle cose
imperfette. Il musicista casertano all’inizio appare troppo
concentrato su se stesso, l’ambiente variegato della manifestazione non gli è
forse tanto congeniale. Nel corso dell’esibizione, iniziata con alcuni studi
di Tarrega, tutto si stempera e alla fine
rimane egli stesso sorpreso dal calore con cui è accolta la performance e dalle
richieste di bis.
Secondo atto della serata è stato quello di Laurenza & De Felice, un
interessante duo proveniente da Caianello. La chitarra acustica di Stefano
Laurenza ha un passo obliquo che parte da basi jazzistiche e si allarga verso
territori più estremi, fatti di tapping e fraseggi accelerati. Le sonorità sono
arricchite anche da campionamenti eseguiti all’istante e dall’uso del
sintetizzatore pilotato dalla chitarra. Patrizia De Felice si esibisce al canto
con voce lieve ma espressiva, dotata di una buona gamma di chiaroscuri e
accenti emozionali. La loro esibizione è stata forse pregiudicata da un certo
nervosismo della chitarra, spesso preoccupata di riempire più spazi di quanto
ce ne sarebbe stato bisogno. In alcuni casi è solo la solida intonazione della
vocalist a mantenere comunque alto il livello generale dell’esibizione.
La serata è chiusa in bellezza da un sestetto, giovane ma navigato e con un
disco omonimo alle spalle che già vola alto. Gli Slivovitz hanno eletto
l’Ungheria come loro seconda patria, non solo perché si chiamano come un
celebre liquore di quel paese, ma soprattutto perché hanno affondato con
decisione le mani nelle acque del lago Balaton. Il loro etnojazz di stampo
“seventies” è, infatti, una congerie di stili che parte dai balcani, attraversa
il mediterraneo per giungere oltreoceano, vagolando beffardo dal delta del
Mississippi fino alla pampa sudamericana. Nonostante si tratti di musica
piuttosto concettuale, la band ha dato vita ad una esibizione compatta e
divertente, esaltandone la natura prettamente cerimoniale, altrimenti poco
fruibile da disco. Per quanto al servizio della causa comune, tutti i musicisti
meritano una menzione. Domenico Angarano ha la barba e lo sguardo sornione di
uno che potrebbe essere nato a Tel Aviv, suona uno sghembo basso yiddish,
ballando una danza anche su… “tempi di spari”. Stefano Costanzo, capuano fra
partenopei (consente alla band di esibirsi sotto lo stendardo del Casertamusica
Doc Live), siede con sussiego dietro la batteria, ma i piatti e le pelli
vibrano con intelligenza e pertinenza. Derek Di Perri suona l’armonica in
maniera introspettiva ed inusuale, salta spesso il fossato blues, filtrando
attraverso un effetto a pedale lo strumento che ora diventa un secondo ottone,
ora una fisarmonica “piazzolliana”. Marcello Giannini alle sei corde combatte
con le presenze ingombranti di Bill Frisell e Marc Ribot, chitarristi di cui si
disfa in un paio di round attraverso una performance a tratti furiosa. Il canto
di Ludovica Manzo, privo di parole e strettamente funzionale a melodie e riff,
è assimilabile ad uno strumento aggiuntivo, soprattutto, quando guadagna
profondità con l’uso d’echi, ripetizioni o sdoppiamenti. Ultimo ma non meno
importante è Pietro Santangelo, il garbato e discreto maestro di cerimonia.
Anche lui incrocia il sax con l’ingerente John Zorn, da cui ha assimilato il
linguaggio sarcastico ed iconoclasta, facendo prevalere un lirismo che il
musicista americano adotta meno frequentemente.
Le attese non sono andate deluse e chi era assente continua ad aver torto. Qui
va rinnovato l’apprezzamento alla direzione artistica che continua a camminare
sul filo del rasoio, cercando di proporre principalmente musicisti che
rischiano sulla propria pelle, cimentandosi con repertori inediti e/o
rileggendo in maniera in ogni caso innovativa classici e standard. Non è poco!
Il Calendario completo di
Casertamusica DOC live - Atto 2°
|
|