Mentre su Caserta calavano le prime ombre della sera…
Il famoso Venerdì di Caserta Doc live proponeva l’ormai consueto appuntamento.
Questa volta i “colpevoli” erano il documentario Musica dei Migranti e, in
seconda serata, il gruppo pop Niussò.
Dopo la citazione bonviana torniamo seri.
Come già detto la serata si è aperta con la visione del bel documentario
Musica dei Migranti, patrocinato dall’Organizzazione Internazionale per le
migrazioni e dal Centro Studi delle Migrazioni Latino Americane e prodotto da
Adrian e Ines Messore per la regia di Ana Victoria Arias.
Va detto subito che il documentario è bello, non è di quelli “pallosi”
(passatemi il termine) e dalla sua visione possono trarsi notevoli spunti di
riflessione. L’argomento primario è quello della musica: interviste a varie
persone, cantanti, studiosi, musicisti, in Italia e in Argentina, dimostrano i
numerosi punti di contatto tra i due paesi, la fusione dei vari generi,
l’evoluzione della musica argentina. Un patrimonio culturale che va sicuramente
preservato. Molto interessanti le spiegazioni del giovane etnomusicologo Pujol
quando parla del primo e del secondo periodo di immigrazione dall’Italia
citando numerosi esempi di come la musica dei più grandi artisti italiani,
portata dagli emigranti, quella di Gigli, di Toscanini, di Schipa, di Caruso,
abbiano influenzato il mondo musicale argentino. E di come nel secondo flusso
migratorio, invece, durante gli anni ’50, grossa influenza ebbe il festival di
San Remo con i suoi protagonisti di allora: Milva, Nicola Di Bari, Mina.
Ma la mente non può non correre alla triste e spesso dolorosa storia degli
emigranti, volti senza un nome ritratti in quelle vecchie foto sbiadite in
bianco e nero o in vecchi filmati che riprendono i bastimenti in partenza dai
porti. Quando si parla di questi argomenti il rischio di cadere nella retorica
è grande anche perché sull’emigrazione sono state scritte pagine e pagine di
libri. Ma dopo aver visto il documentario che, non mi vergogno a dirlo, è
riuscito diverse volte ad emozionarmi, mi sono tornate in mente le storie di
quelle persone che per necessità lasciavano la loro patria, i loro pochi averi,
i loro affetti per cercare fortuna nella grande Argentina, storie legate spesso
alla miseria e alla povertà.
Il filmato ci spiega quanto l’Argentina debba in termini di cultura non solo
musicale all’Italia. Ne è dimostrazione, qualora ce ne fosse ulteriore bisogno,
la piccola performance dei Corepolis (e sottolineo Corepolis e non Coreopolis
come sempre più spesso sento in giro!!) che hanno introdotto il documentario
con una versione acustica della loro "Le vie della seta" dalla quale sono
apparsi chiari i punti di contatto tra i due mondi musicali. Del resto gli
stessi Corepolis, non a caso, sono stati voluti come protagonisti del
documentario dalla regista, che affida loro l’apertura del filmato. Numerosi
sono gli esempi e le citazioni musicali con classici napoletani, ma anche con
riprese di alcune feste popolari campane.
Certo l’intento degli autori non è sicuramente quello di essere completi, di
offrire un’opera enciclopedica sull’argomento, ma quello di fornire degli
spunti, delle indicazioni, dei markers da cui partire per chi volesse saperne
di più nel desiderio che un simile patrimonio non vada perduto.
Queste considerazioni mi fanno tornare in mente l’altro bellissimo documentario
che ho avuto il piacere di recensire: "The Tammorra Displaced" di Augusto
Ferraiolo. Anche lì gli spunti culturali, sociologici, musicali, erano diversi;
dei flash che avevano come bersaglio, così come quello di Ana Victoria Arias,
prima il piano delle emozioni e poi quello della ragione. Del resto anche
visivamente i due documentari, pur trattando argomenti diversi, e sebbene
differenti per ritmo, un po’ si somigliano.
In seconda serata la band Niussò con la quale dopo il bel concerto
abbiamo avuto una piacevole chiacchierata. E’ stato Diego Manna, il cantante, a
parlarmi del gruppo: "Ci siamo incontrati un anno fa, o meglio, pur
conoscendoci da tempo, circa un anno fa abbiamo messo su questo progetto…
stiamo lavorando con un produttore artistico che è di Caserta, il signor Mimmo
Cappuccio… e spero che avremo degli ottimi risultati".
Diego, di Limatola, e i fratelli Antonio, Al e Cesare Di Meglio,
rispettivamente chitarrista, bassista e batterista, di Alvignano, sono arrivati
a collaborare con Mimmo (che Venerdì ha suonato con loro alcuni brani)
paradossalmente tramite un produttore di Roma. "Siamo andati a Roma da un certo
Dario Salvatori – mi ha raccontato Diego – e lui ci ha indirizzato da Mimmo
Cappuccio. Da qui è nata la nostra equipe".
Quanto al concerto i Niussò hanno proposto alcuni brani del disco che stanno
per realizzare. E’ sempre Diego a raccontarmi che il primo brano, dal titolo
"Trafficante di cocco", non è assolutamente una metafora e parla davvero, in
senso ironico, di come si può fare fortuna, così come è successo allo zio del
batterista, con il commercio di cocco. "La ballad "Incapaci" – mi ha spiegato
Diego - è l’unico pezzo proposto al Casertamusica Doc non scritto da me, ma da
Mimmo Cappuccio… "Ti Amo" è il nostro pezzo di punta per questa estate ed è la
storia di una ragazza che tradisce per rompere l’abitudine e la monotonia.
"Clandestinamente amore", invece, è una storia, come recita il titolo,
segretamente clandestina. Questi i brani che abbiamo portato sul palco del Cts,
ma nel progetto musicale dei Niussò ci sono altri quattro pezzi che sono ancora
in fase di arrangiamento". Nel salutarci ho chiesto a Diego come si trova a
condividere quest’esperienza con tre musicisti, che sono fratelli. Ci ha
risposto che è una gran bella fortuna, "perchè quando ci sono discussioni, dopo
qualche minuto tutto torna come prima".
Il Calendario completo di
Casertamusica DOC live - Atto 2°
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