Presso lo Tsunami disco bar, via Savonarola 2 , Ferrara, dal 23 febbraio al 6
marzo 2006 l mostra "Sintesi dimensionale"
In esposizione circa dodici opere tra pittura scultura e grafica dell’artista
campano Pasquale Sorrentino. L’artista, che ha già esposto a Ferrara lo scorso
aprile presso le Grotte del Boldini, presenterà per l’occasione una breve
antologica: dalle iniziali sculture lignee alle ultime grafiche realizzate con
il computer e dedicate alla città di Ferrara.
Sorrentino nasce a Caserta il 3 gennaio 1974. Inizia giovanissimo la sua opera.
Dopo i primi lavori con la china, l'acquerello, le bombolette spray, i primi
collage e installazioni, si cimenta, pochi anni più tardi, e dopo aver appreso
da validi maestri le fondamentali tecniche della lavorazione, nella scultura
lignea. Laureato in Conservazione dei Beni Culturali presso la II Università
degli studi di Napoli, e specializzato in computer grafica, presenterà per
l'occasione una piccola parte della sua produzione artistica: dalle prime
sculture lignee e successive pitturosculture alle recenti sperimentazioni con
il computer. Negli ultimi anni ha partecipato a numerose mostre collettive e
personali, nonché a diverse estemporanee su tutto territorio nazionale,
figurando sempre tra i primi posti ed ottenendo importanti e meritori
riconoscimenti. La critica militante ha mostrato da subito interesse verso la
sua produzione artistica. Inserito in diversi cataloghi e pubblicazioni
artistiche, le sue opere figurano in molte collezioni pubbliche e private, in
Italia e all’estero. Altre info su www.pasqualesorrentino.it
Apertura: Aperto tutti i giorni dalle 8,00 alle 24,00, Ingresso libero
Note critiche di Marco di Mauro
Espressionismo Arcaico e sensibilità moderna
La formazione artistica di Pasquale Sorrentino si è svolta fuori delle
accademie, attraverso la frequentazione di qualificate botteghe e laboratori
artigianali. Nei primi anni ’90 inizia a scolpire il legno e concepisce figure
iconiche, totemiche, dal sapore ancestrale. Le sue sculture combinano
l’espressionismo arcaico dell’arte africana e la sensibilità visionaria dei
surrealisti in un linguaggio energico e fluido, animato da una cocente
spiritualità. Nella metà degli anni ’90, l’artista avverte l’esigenza di
ambientare le proprie sculture entro una sfera d’azione, che può essere un
paesaggio o una visione astratta. Allora applica le figure lignee sulla tela
dipinta e sperimenta la fusione di pittura e scultura. L’impasto cromatico,
denso e materico, acquista un tono scultoreo che rimanda idealmente alle metope
classiche. Esemplare di questa fase artistica è il monumentale trittico
dedicato ai continenti, che s’impone per la tensione delle forme e la
temperatura dei colori, che sfumano nelle gamme cromatiche del rosso bruno e
del blu marino. Nelle superfici increspate e smangiate, nelle rughe che solcano
i corpi, nella distorsione Nelle opere più recenti, la componente onirica e
surreale prevale sulla radice espressionista e primitivista. Allora Pasquale
Sorrentino individua una cifra lirica che, attraverso una linea sinuosa e
avvolgente, ravvivata da cromatismi caldi e accesi, ricostruisce un universo
vivo dell’immaginario. L’angoscia dell’artista non si estingue, ma si esprime
attraverso una pittura visionaria, che alterna note d’amarezza e d’ironia.
Questa fase del suo cammino artistico può essere rappresentata da “Incontro
furtivo”, opera enigmatica e densa di significati. In primo piano vi sono due
figure scolpite, dal profilo allungato, che tendono l’una verso l’altra.
L’unione tuttavia è preclusa: un filo di ferro imprigiona i corpi e nega loro
la possibilità di un contatto fisico, di una relazione intima oltre il gioco
delle apparenze. L’ambientazione metafisica e l’assenza di prospettiva
vincolano la scena in una dimensione astratta, che sfugge alle categorie
spazio-temporali. L’intelaiatura della tela, dipinta al rovescio, assume una
valenza architettonica e definisce il confine tra lo spazio reale e lo spazio
pittorico. I colori lucidi e brillanti, che nascono dall’impasto di colle
viniliche e colori acrilici, denunciano le trascorse esperienze di Sorrentino
nei laboratori di ceramica. Le immagini che l’artista cerca di fissare sulla
tela nascono dal torbido agitarsi del suo inconscio, sono larve umane che non
riescono a liberare la propria spiritualità, ad esprimere le intime pulsioni
che implodono all’interno dei corpi. L’irriducibile opposizione fra la tensione
dello spirito e la prigione del corpo si esprime con estrema sintesi in “La
sofferenza dell’ultimo Renoir”, scultura icastica e straziante che si contorce
entro la cornice libera. |
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