Caserta, 10 Febbraio. È bello tornare al Centro Teatro Studio di venerdì. Sai
già che ci troverai chi condivide la passione per la musica e non quella che
piace a tutti, ma quella un po’ più complicata da portare sui palchi perché,
“dicono”, non fa vendere biglietti. Eppure ogni venerdì gli organizzatori del
Caserta Musica DOC live, Emilio e Pia Di Donato, Angelo Agnisola e Paolo
Gallina, puntualmente, vincono la loro scommessa e devono fare i conti con le
troppe persone che chiedono di assistere agli spettacoli. E spesso queste persone sono artisti, quelli che la musica non solo la amano ma la
creano, che tornano al piccolo teatro di via Ruta come spettatori.
Tullio Pizzorno
E anche al
quarto appuntamento del “secondo atto” della rassegna c’erano tanti artisti,
venuti ad assistere al concerto dell’amatissimo e stimatissimo cantautore,
Tullio Pizzorno.
È bravo Tullio, artista completo, capace di giocare con la voce, usata come
vero e proprio strumento, e con la sua chitarra, suonata con grande maestria.
Con lui grandi musicisti stimati in tutta Italia nel circuito Jazz: l’ottimo e
ormai di casa, Pietro Ventrone al sax e alle tastiere, il contrabbassista
Marco
De Tilla, che ha mosso i primi passi proprio nella nostra città, nella Caserta
Big Band, e Aldo Fucile alla batteria. Tutto ha funzionato alla perfezione: il
gruppo sembrava avere alle spalle decine di concerti invece che una settimana
di prove. Ottimi gli arrangiamenti dove si sentono le influenze degli artisti
con cui Pizzorno nella sua ormai lunga carriera ha collaborato: tra gli altri,
Gino Vannelli, Niels Lan Doky, Alberto Radius, Rick Wakeman.
Il concerto si è aperto con "Che vuò sapè", poi replicata nel bis
finale richiesto a gran voce dalla sala gremita, seguita poi dalla struggente "Ti amai". E’stata poi la volta di "Un
dubbio", "Piove che sembra novembre", "Nella cornetteria", canzoni piene di
atmosfere battistiane con testi che ricordano il migliore Mogol. Sulla canzone che è seguita, la stupenda "Di vista", è già stato detto e
scritto tanto.
Ecco poi veloci "Alla finestra", "Dove non ti amo", e la miniana "Musica per
lei".
Le atmosfere battistiane e della formula tre ritornano con la simpatica e
divertente "Brutte parole molto velate". Bello poi, il pezzo finale, "Il
padrone del pianoforte" che gli è stato ispirato dal compianto Luigi Tenco.
Luigi Esposito
In seconda serata, tanto per parlare con gergo televisivo, c’è stato
l'incontro con Luigi Esposito, in forma di "Atelier -
concerto". L'atelier concerto è una modalità di incontro con un autore che
propone sia le sue opere che le sue esperienze personali stimolato dalle
domande dei presenti.
È difficile trovare una definizione per l’artista perché la sua arte abbraccia
vari campi: Esposito è musicista, compositore, pittore, drammaturgo,
coreografo, attore, in poche parole un artista a tutto tondo.
Certo non è facile capire la sua arte e, forse, non a tutti piace vedere un
pianoforte suonato con una frusta o con delle palline da ping-pong. Tutti da
vedere i suoi spartiti (pittogrammi) – opere d’arte che assomigliano più a
quadri di Kandinskji che non a dei pentagrammi tradizionali.
Nel corso della serata all’artista sono state rivolte alcune domande da Emilio
Di Donato, Giampaolo Graziano, Carlo Roberto Sciascia, Giorgio Ruperti. In
particolare Emilio Di Donato è sembrato affascinato da una espressione
artistica che non conosceva. Di spunti per domande e chiarimenti, del resto, ce
ne sono stati diversi sia quando il compositore è stato chiamato a commentare
alcuni filmati di sue opere proiettati in sala, sia quando, dal vivo, i bravi Domenico Balsamo
con la recitazione e Annamaria Puggioni con il violino e la gestualità, ne
hanno interpretato alcune creazioni.
La passione con la quale Luigi Esposito parla della sua arte è assolutamente
disarmante: non ci è sempre chiara la spiegazione, ma traspare
dalle cose che dice che per lui l’arte dei pittogrammi e la musica che ne nasce
sono perfette, quasi divine, come lo può essere per un amante della musica
conformista, l’arte classica.
Presunzione o genio? Se dovessi dire che condivido appieno il suo pensiero e il
suo modo di rapportarsi con l’interlocutore, probabilmente sarei bugiardo. Due
sono i pensieri: uno, lo ammetto, è che in questa arte un po’ di follia è
innegabile e, l’altro, opposto, è più il dubbio di non essere abbastanza capace
di capirla appieno e di perdermi, così, un qualcosa di meraviglioso.
Ma la domanda nasce spontanea: Che cosa è l’arte? E’ qualcosa di assoluto che
prescinde da chi ne usufruisce? Oppure, di contro, é vera arte quella che non è
rivolta a tutti o comunque non comprensibile da tutti?
Ai posteri l’ardua sentenza.
Il Calendario completo di
Casertamusica DOC live - Atto 2°
|
|