Sarà inaugurata sabato 19 novembre 2005, alle ore 18.30 alla Libreria
Guida (Corso Gran Priorato di Malta, 25 Cortile Palazzo Lanza 81043 Capua (CE)
823/62.29.24 e-mail guidacapua@libero.it) la mostra, organizzata e curata da
Maurizio Vitiello, intitolata “Passaggi”, con opere recentissime, in tecnica
mista ed olio su tela, dell’interessante artista partenopeo Maurizio Bonolis,
che ha elaborato richiami contemporanei e rimandi simbolici in chiave astratta.
Alle ore 19, interventi di Maresa Galli, Gino Giammarino, Antonino Scialdone e
Maurizio Vitiello.
Sino a mercoledì 14 dicembre 2005, con i seguenti orari: 9.30 – 13.00/16.30 –
20.30; domenica e lunedì mattina: chiuso.
Scheda della mostra “Passaggi” a cura di Maurizio Vitiello
Da sabato 19 novembre e sino a mercoledì 14 dicembre 2005 esporrà nella
mostra “Passaggi” le sue ultime prove Maurizio Bonolis alla “Libreria Guida” di
Capua, ben pilotata da Giuseppe Bellone.
Sulla sua pittura si è espressa anche la giornalista Maresa Galli, direttore
della testata multimediale “Il Brigante”, con uno stimolante quotidiano “on
line” [www.ilbrigante.it - www.ilbrigante.com] ed un periodico cartaceo, che
sull’artista ha espresso queste considerazioni e sottolineature:” Ti vengono
incontro, con il loro movimento, cavalli dipinti con gran realismo; balzano
agli occhi volti, intensi, espressivi da fare male, un autoritratto incompleto
– così sentiva di fare e così ha fatto Maurizio Bonolis, pittore recentemente
premiato nell’ambito del Premio San Crispino, a Porto Sant’Elpidio. Si tratta
del primo periodo dell’artista nato a Napoli, di origini e formazione
marchigiana. Le Marche sono la regione dell’anima, quella che vede muovere i
primi passi a Bonolis pittore che si reca allo studio della pittrice Lila
Perozzi. Bonolis bambino apprende tecnica e “ruba” il mestiere ai maestri nel
corso di lunghe vacanze sull’Adriatico. Frequenta la Libera Scuola di Pittura
di Grottammare (Ap), con il maestro Mario Lupo. Bonolis respira arte sin da
piccolo, e la casa paterna gli trasmette emozioni e ricordi di antiche glorie:
il trisnonno, Giuseppe Bonolis (1800-1851), era un celebre pittore. A tre anni
Maurizio già ama il disegno, e vi si dedica con tutto se stesso. A dieci anni
crea la prima opera, un quadro ad olio. Si definisce, nonostante i maestri, un
autodidatta, poiché non ha la formazione accademica. Il suo modello assoluto
rimane Picasso, e se ne intuisce la scuola nel primo periodo, ma ama anche la
minimal art americana, con i suoi colori essenziali, con l’eliminazione del
superfluo. La sua prima produzione è di tipo figurativo-naturalistica, con il
ritratto di cavalli in corsa, con i suoi paesaggi (i luoghi come dimore dello
spirito). E, con il tempo, il movimento si trasforma in volo, dando corpo a
fantasie surreali di uccelli, al sogno di Icaro in caduta, dell’angelo che
indossa le ali. Dal geometrico puro, le inquietudini diventano sempre più
astratte, intuibili. Un periodo definito metafisico-simbolista che produce
molte opere concettuali di diritto inserite nel Catalogo dell’Arte Moderna
Italiana. Gli intensi quadri astratti esposti nello studio vomerese tolgono il
fiato; colori accesi catturano la vista: rosso, blu, nero, giallo, viola.
Vertici su onde, idoli, folgori, clessidre, scandiscono il tempo immobile. Un
ciclo ideale quello della luce “Prima dell’alba”, “Oltre la notte”, “Finestra
nel buio”, “Passaggio”, il trittico “Il nuovo giorno”. Pesanti schermi neri,
come chiusure dell’azzurro, concedono vie di fuga, sul cielo, sul chiarore
dell’alba, sul giallo, timido, che fa capolino all’improvviso. Il “Fiore
ferito” ritrova guizzi e spiragli ai quali aggrapparsi, perché la vita prevale
sul pessimismo cosmico, squarcia il buio e lo esalta nei rossi e nei cromatismi
accesi. L’artista ha all’attivo numerose mostre personali e collettive e una
sua opera è esposta al Museo Civico “E. Sannia” di Morcone (Bn).
“Negli anni giovanili – spiega Bonolis – i miei quadri erano più monocromatici.
Il colore è stato una conquista graduale. Con esso rivelo ciò che non si può
esprimere con le parole; se fossi più loquace, dipingerei meno”.
Le sue parole sono il rosso infuocato del tramonto, il blu notte che inghiotte
il pallore del giorno, l’azzurro speranza, apertura al trascendente che
restituisce purezza, come l’impiego del cromatismo assoluto, che non media, ma
torna all’origine.”
Sulla pittura di Maurizio Bonolis, in un testo di qualche anno fa, scrivevamo:
“I soggetti hanno voglia di conquistare lo spazio, anzi tentano di sedurlo, di
coprirlo, di invaderlo pienamente.
L’essenza della presenza umana e/o animale vuol recidere quel che resta della
stagione e della prigione metafisica, perché c’è intenzione di esistere,
nonostante tutto.
“Icaro caduto nello studio”, “La caduta di Icaro”, “Cavallo iridato”,
“Autoritratto con rondine”, “Gabbiani”, “Marionetta con gabbiano”, “Primavera”,
“Rondine”, “Angelo”, “Donna con capelli al vento”, “Centauro” sono pezzi da
leggere per una costante.
Questa costante si trova nella dinamica, dichiarata ed estrema, di pregevoli
incursioni, che intendono vincere latenze e significare, invece, presenze.
Maurizio Bonolis imposta la redazione delle sue opere con un impasto cromatico
solido, convincente, compatto, perché vi sia profondo un senso tattile, quasi
di corporeità, e per favorire, al massimo, l’assunzione icastica della scena e
dei protagonisti che l’animano.
Nella discrezionalità austera dell’impianto metafisico, impostata e strutturata
da Maurizio Bonolis, si legge e si ricava la tendenziale idea di misurare lo
spazio, ma, anche, di interpretarlo pienamente, possederlo e alla fine di
conquistarlo con una rilevante sembianza umana, con pregnanti pluridimensioni
cromatiche o con elettriche mitiche figure.
Maurizio Bonolis non ricorre alle iperboliche iconografie multimediali, ma a
scandite figure che cercano, nel loro manifestarsi, d’estrapolare succhi vitali
e frenetici.
Maurizio Bonolis è sempre in continua attività ed è fortemente impegnato ad
inquadrare in pittura i cambiamenti storico-geografici del pianeta, ricercando
tra moti e motivi.
Maurizio Bonolis cerca di dare sostanza alle attese e coglie, nelle sue pitture
ad olio, certezze acute di soglie e di limiti.
Ma fa di tutto perché ci sia un varco, un respiro, un’apertura.
Il suo intendimento indugia, con severa discrezione, sull’esterno del mondo e
mantiene un pudico contatto con il sentiero del limite, che non ravvede come
soglia di preclusione.
Un sentimento di riappropriazione l’ha spinto a colmare la tela bianca ed
allora perché non “leggere” i movimenti della società all’angolo della strada e
gli eventi mondiali.
Il nostro vivere, con i sussulti quotidiani, mai pacifici, può essere
controllato ed esaminato grazie ad una profonda presa di coscienza, corroborata
anche dalla disamina di ciò che si sedimenta.
Il “focus” dell’azione pittorica di Maurizio Bonolis, che prende spunto da vene
intimistiche, cala, poi, il suo interesse sulla rappresentazione umana odierna.
Maurizio Bonolis, con estrema serietà, ha sempre cercato di esplicitare, con un
codice linguistico intenso, immagini forti, in cui segmenti e cromie
consolidano visioni consistenti.
Le opere di Maurizio Bonolis riescono con l’affondo della materia a suggellare
squarci di luci e di verità.
L’artista forma, con significativa abilità, spessori sulla tela per alimentare
cromatismi intensi, perché palpitino equilibri di umori e sfere di sentimenti.
Si riesce, così, a captare la volontà dell’artista di significare, con tratti
decisi ed esperti, agganciati a vettori cromatici, determinati da gesti
precisi, un calibrato ventaglio di motivi e di strutture visive.
Maurizio Bonolis assegna ad una scala calamitata di colori, regolata da
reticoli di segmenti, che vibrano tra torsioni dinamiche, pensieri alti.
Non solo le parole, ma anche i segni dichiarano propositi ed investigazioni.
In questo caso ci riassumono l’uomo che, seppur dominante con la tecnologia,
riattraversa i miti per oltrepassare la storia, ma in definitiva cerca libere
fughe in avanti.
Il suo itinerario pittorico, sostanziato da suggestioni simboliste, è cadenzato
da visioni metafisiche, nelle quali si percepisce un accadimento possibile o
futuro tracciato da figure semioniriche, da ombre danzanti e da presenze
cangianti.
Maurizio Bonolis raccoglie ed assembla, seguendo palpitanti visioni, che
ricontrolla con un esercizio cadenzato di spessori e tocchi cromatici e di
precisazioni strutturali
Le figurazioni dell’operatore, lontane da congetture fabulistiche o da circuiti
ingannatori, risultano sincere.
L’artista, con redazioni pittoriche caricate da tratti spezzati, riesce ad
assumere una posizione propria, agganciata, comunque, ai solchi di ambiti
simbolisti e metafisici.
La pittura di Maurizio Bonolis snoda sequenze ed inquadrature di un universo
raccolto da risposte di uno specchio intimo, ma che guarda anche al mondo.”
Oggi, in conclusione, le ultime opere di Maurizio Bonolis per questa mostra
intitolata “Passaggi”, allestita in uno spazio sensibile, quale “Guida Libri”
di Capua, ben misurato nel design curato da Giuseppe Bellone, riflettono
l’atteggiamento d’interesse dell’artista nei confronti delle odierne umane
vicende tangente ad una chiave più vicina all’astrazione.
Nella sequenza degli otto lavori “Finestra nel buio”, “Fiore ferito”, “Il nuovo
giorno”, “Incrocio giallo”, “Lame nel cielo”, “Oltre la notte”, Passaggio”,
“Prima dell’alba” si percepiscono significazioni ad alta incidenza astratta.
I colori sono stati gradualmente scelti, conquistati, presi, ripresi,
verificati, sostanziati, calati, stesi, assunti e determinati.
Ad esempio, le ampie e segnate stesure del rosso infuocato, del blu notte,
dell’azzurro aprono nuove frontiere di un percorso sensibilmente astratto.
Bonolis cura i cromatismi assoluti per sagomare e rifilare campi dell’origine e
per captare ed intendere il futuro. |
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