Venerdì 14 ottobre, alle ore 18, si inaugurerà a Caserta nella Sala
Rossa del Centro dei Servizi Sociali e Culturali Sant’Agostino la mostra
personale di Romolo Panico dal titolo “Musica e follia”; alla cerimonia di
presentazione interverranno il Sindaco di Caserta dott. Luigi Falco ed i
Presidenti della Pro Loco di Caserta gen. Vincenzo Iannotti, della Fidapa di
Teano prof. Anna Maria Gelsomino, delle Associazioni Culturali Megaris di
Napoli avv. Carlo Postiglione, Aversa Donne prof. Nunzia Orabona, AltaVoce di
Trentola Ducenta prof. Franco Migliore e la vice Presidente di Atinarte di
Atina prof. Rosella Palombi.
Presenteranno l’esposizione il critico d’Arte ing. Carlo Roberto Sciascia,
Presidente di Ars Supra Partes ed il consulente del Comitato Tecnico
Scientifico del Comune di Caserta D.S. prof. Giuseppe Santabarbara, critico
d’Arte.
La manifestazione rientra nel progetto di Scambi Turistico Culturali e Mostre
d’Arte “Italia/Europa” - coordinatrice l’artista Alba Lo Presti Cappella – che
si avvale della collaborazione della Pro Loco di Caserta, delle Associazioni
Fidapa di Teano, Megaris di Napoli, Ars Supra Partes, Atinarte di Atina (FR),
AversaDonne di Aversa, AltaVoce di Trentola Ducenta (CE), dell’ufficio Stampa
con Mariangela Lombardi e Antonio Parlati, della direzione artistica del
critico d’Arte Carlo Roberto Sciascia; il progetto ascrive tra le città
attualmente partecipanti Asti, Atina, Aversa, Caiazzo, Caserta, Gaeta, Morcone,
Napoli, Noventa Vicentina, Perugina, Roma, San Nicola La Strada, Sant’Agata dei
Goti, Teano, Trentola Ducenta.
La mostra proseguirà fino al 24 ottobre con apertura tutti i giorni
dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 16.00 alle ore 19.00.
Romolo Panico ha coltivato la passione per l’arte da giovane quando, ancor
prima di prendere un pennello, suonavo la chitarra nei gruppetti. Ha mantenuto
questo interesse come un rifugio, coltivandolo segretamente. In quegli anni di
trasformazione culturale fu molto influenzato dalle letture di racconti
fantastici (fumetti e romanzi irreali) e i quelle strisce piene di storie e i
di disegni.
Entrato in polizia, nel 1975, si è tuffato interamente in questo lavoro ed
attualmente è questore di Campobasso; ha ripreso a dipingere da una diecina
d’anni, cercando nel mondo fantastico ed irreale una fuga dalla vita
quotidiana. Le sue opere sono sospese tra vita concreta e la vita sognata e
sono il campo in cui si attua il conflitto tra le esperienze vissute di giorno
e quelle sognate la notte adottando istintivamente una via di mezzo fra la
visione surrealista e il linguaggio pop dei fumetti, una sorta di reportage nel
mondo contemporaneo, dove spesso predomina la follia della violenza.
Saluto del Sindaco di Caserta dott. Luigi Falco
Accogliere una personale di pittura di Romolo Panico nel Centro dei Servizi
Sociali e Culturali del Sant’Agostino di Caserta, espressione della volontà di
quel riscatto culturale che si sta progressivamente avverando nella nostra
Città, è particolarmente gradito. Significativo è il fatto che il dott. Panico
è impegnato in un’attività, quella di Questore che ha lo scopo di rendere
serena la vita del cittadino, di garantire una pacifica evoluzione sociale.
Cultura e sicurezza non possono procedere che di pari passo, indispensabili
come sono per una crescita civile.
Oltretutto, Romolo Panico è figlio della nostra Città, un uomo dagli interessi
molteplici che riesce a coniugare i doveri quotidiani con l’espressione dei
propri sentimenti, della propria visione della vita, ripescando i sogni della
giovinezza fra le difficoltà della vita di oggi.
Romolo Panico: musica e liberazione di Carlo Roberto Sciascia
Con uno stile crudo e lacerante, vivo nei cromatismi aggressivi ed accesi,
Romolo Panico delinea una realtà/sogno ove l’uomo appare nella sua brutale
condizione; forte di suggestioni realistiche, il suo itinerario pittorico
appare cadenzato da visioni forti ma accattivanti dal sapore metafisico, nelle
quali si percepisce una sensazione di sospensione nel tempo che impone
rispetto.
I luoghi senza tempo si avvalgono di libere forme recuperate attraverso
dialettiche serrate, le quali si evolvono in eleganti equilibri compositivi
ricchi di impressioni derivanti da frammenti di vita; l’artista delinea, con
significativa intelligenza, intense visioni sulla superficie pittorica alla
ricerca di un equilibrio interiore nella sfera di sentimenti quali pace,
giustizia, armonia, mentre con estrema serietà tende ad esplicitare in un
codice linguistico lancinante immagini, nelle quali segni e colori consolidano
le scene proposte.
Le visioni di Romolo Panico si inerpicano verso spazi futuristici di matrice
fuemttistica; in esse esseri in pena vagano quasi senza anima: è un peregrinare
incessante alla ricerca di spazi apparenti e mistificatori. Spesso è una
moltitudine di rigidi e decisi guerrieri in armi ad invadere il campo
pittorico, in evidente contrasto con le figure angosciose ed angosciate che
ambientano i primi piani; militari, armati di tutto punto, che muoiono per una
bandiera e per l’onore, senza un vero perché.
Nuovi crocifissi si elevano nel tentativo di fermare le orde in armi,
frapponendosi tra queste orde ed il popolo, insieme indefinito fatto di volti
travagliati ed inquieti che vaga senza più speranza: il messaggio di Cristo in
croce, negletto ed ignorato dall’uomo, è confinato in una palude al chiarore
della luna, mentre i no global <si armano per la pace> e distruggono tutto.
Sullo sfondo di grattacieli, che crollano inesorabilmente, un tir con la
scritta <coca cola> appare quasi a ribadire la sua validità.
Nella discrezionalità essenziale dell’impianto compositivo, impostato e
strutturato con mirata progettualità, si legge la tendenza a misurare il
continuum spazio-tempo mediante i frammenti del quotidiano ma, anche, ad
interpretarlo pienamente, possederlo e, alla fine, a conquistarlo con
elaborazioni consistenti ed attente, inseguendo con decisi cromatici e
precisazioni strutturali insoliti approdi utili per riconsiderare quel magico
legame che esiste tra realtà e sogno.
In Romolo Panico si avverte veemente la denuncia contro la guerra, contro la
violenza sulla natura, contro quel appiattimento della <civiltà> verso
un’uniformità che tutto distrugge, mentre solo in Dio si può scorgere la
speranza, la pace.
Un’inquietudine di fondo aleggia in ogni opera e determina evanescenti visioni.
È la ribellione dell’artista di fronte allo sgretolarsi del rapporto originario
uomo natura ed al prevalere della forza distruttiva di quest’ultimo. I problemi
esistenziali riaffiorano qua e là, determinando un’ansietà diffusa non
circoscritta al particolare descritto; sono istanze improrogabili di una
società in crisi di identità che, se da un lato reclama prospettive super
nazionali in favore dell’umanità nella sua globalità, si inasprisce in discorsi
utilitaristici e personali che si esauriscono nel breve giro del conseguimento
dell’obiettivo preposto.
“Da ragazzo suonavo la chitarra nei gruppetti, suonavo un po’ anche il
pianoforte e gradivo fare musica con i miei amici – così dichiara l’artista –
mi piaceva prendere la chitarra in mano per suonare da solo; e poco alla volta
mi accorgevo di non seguire uno spartito, ma di improvvisare una canzone,
creando qualcosa di mio”.
Alla musica, isola nella quale rifugiarsi alla ricerca di un’armonia suprema, è
devoluto il compito catartico: di fronte alle note, che si elevano in aria da
una band di giovani illuminata da riflettori <appesi nel cielo>, ecco che anche
il cielo cupo e nuvoloso sembra aprirsi e rischiararsi ... sono giovani liberi,
senza condizionamenti, pronti a <penetrare> nel cuore degli uomini ed imporre
le loro melodie d’amore.
Essa permette un incredibile viaggio metaforico verso luoghi nei quali, libero
da falsi estetismi dei massificati modelli omologanti, Panico sperimenta nuove
procedure e nuovi linguaggi espressivi.
“Il contrasto che ho spesso registrato tra la mia vita reale, lavorativa,
familiare e quotidiana, con quello che invece diversamente immaginavo potesse
essere non solo la mia vita – precisa Romolo Panico, che attualmente è stimato
e apprezzato Questore di Catanzaro - è stato forse il motivo conduttore del mio
percorso creativo. I miei dipinti nascono dal conflitto tra le esperienze
vissute di giorno e quelle sognate la notte. Mi preoccupa questo mondo
impazzito. Io vivo troppo cruentamente la realtà. Sono stato forse influenzato
negativamente dal mio lavoro. Durante venticinque anni di attività in polizia
ne ho viste di cotte e di crude. Oggi nel bene e nel male è l’immagine dei
media (pubblicità, rotocalchi, fumetti, televisione, video, ecc.) a prendere il
sopravvento sull’arte <pura>, contaminando la pittura. Io racconto le mie
fantasie esistenziali con il linguaggio immediato del fumetto dipinto, faccio
dell’autobiografia per immagini, cercando una dimensione più appagante”. E poi
aggiunge: “Certo se tornassi indietro di trenta anni rifarei certamente le
scelte che ho fatto ma mi dedicherei di più alla pittura, alla musica, alla
scrittura e a tutto ciò che può permettermi di esternare un sogno”.
Ma, certamente, è stato l’affrontare la vita nei suoi meandri più nascosti,
vederne i risvolti umani, sociali e crudeli, a renderlo maggiormente sensibile
nei confronti di tutti quegli elementi esistenziali, profondamente umani.
Le sue opere quindi risultano magiche e sinergiche nel contrasto tra desiderio
e reale, tra verità e contraffazione, ma anche memoria e rimpianto; esse
recuperano il senso della perduta arcaicità ed esplorano il mistero che avvolge
l’ uomo. Sono meccanismi riflessivi o, forse, <giudizi riflettenti> che si
placano in proposizioni concettuali.
Romolo Panico apre un ponte verso il libero uso della citazione evocativa,
individuando nell’arte la capacità di risorgere con forza attraverso
l’elaborazione cosciente di quello che siamo stati e di quello che potremmo
essere oggi, per giungere a crude espressività concettuali ed estetiche.
La concezione di estetica post-moderna non vincola il significato del
“frammento” usato da Panico che, invece, diventa chiarezza di un complesso e
articolato lavoro intellettuale, in grado di trasformare l’opera stessa in
simbolo di quelle <tracce> inquietanti derivanti dal rapporto uomo-uomo e
uomo-natura e rappresenta le sue tensioni culturali e intellettuali con
mirabile forza espressiva. Sono elaborazioni ricche di simboli, che rimandano
ad ulteriori simbolismi attraverso una capacità segnica in eleganti sicurezze
stilistiche.
È qui che la musica con le sue melodie si fa corda vibrante per sconfiggere
quel soggettivismo soffocante, che l’uomo coltiva da sempre, vive in
interpretazioni sofferte che riflettono del patire umano, della sofferenza
esistenziale, della sentita condizione di dolore vissuta personalmente.
Attraverso soggetti duri, immagini e suoni affrontano il tema da un punto di
vista metaforico e simbolico e permettono di intraprendere un viaggio nella
pluralità di codici materiali ed esperienze sensoriali dell’arte contemporanea
ma, al tempo stesso, della storia della cultura, laddove ogni opera rimanda a
pratiche, rituali, vissuti, valori profondamente radicati nella nostra terra.
Ed è la musica a rendere più lieve e tenue il tratto che sembra sfumarsi in
atmosfere sognanti, capaci di rapire il fruitore. Le note si effondono
frammenti di tenerezza e turbamento con caldi ed eterei cromatismi sonori e,
mentre il suo <io conscio> si avvia a realizzare il suo progetto, il suo <io
inconscio> si può librare verso cieli più puri ed incontaminati ove palpita la
vera umanità.
Tutto permette di elaborare un pensiero o un’idea, di trasmettere un messaggio
o di riflettere su un problema, realizzando opere dalle quali traspare un
elemento emozionale personale che offre spunti di profonda religiosità ed
elevata umanità.
Romolo Panico di Giuseppe Santabarbara
La pittura vera non è evasione. È impegno. Che può essere anche ridotto a
poche ore o addirittura a momenti, ma che richiede una partecipazione completa,
un’immedesimazione con l’oggetto, un modo di ricongiungersi ad una realtà
pienamente vissuta, anche se sognata o idealizzata. Dipingere è chiarire
soprattutto a sé stessi la propria visione della vita ed è esprimere idee e
sentimenti. È quindi porsi in discussione. Ma è anche consentire agli altri di
pensare, di vedere, di sentire, di scoprire dentro di sé orizzonti talvolta
sconosciuti. È un invito alla discussione, al confronto, ed è, pertanto, un
impegno sociale.
Per dipingere occorre allora possedere una capacità emozionale intensa, una
capacità di vedere ciò che ad altri sfugge o che viene rifuggito perché
scomodo. L’artista pone così nelle sue opere un tocco personale in quanto sia
la sensibilità che la capacità di operare, che derivano essenzialmente dal
proprio vissuto, dalle esperienze maturate, si differenziano fortemente. Ed
insieme occorre la capacità di usare le tecniche e gli strumenti adeguati.
Nella vita dell’uomo c’è sempre la necessità di dover cedere a condizionamenti
di varia natura. E così si finisce per tacitare gli impulsi più forti, che però
ritornano prepotentemente come una valvola di scarico, come bisogno di
ritrovarsi in ciò che si ama e che fa vibrare profondamente il proprio essere.
Questo soprattutto quando si svolge in modo intenso la propria attività
lavorativa. Tornano gli antichi amori, con una potenza che può risultare
distruttiva ma che talvolta accentua fortemente la capacità creativa e con una
consapevolezza diversa, maturata da una vita fatta di certezze, speranze,
delusioni.
Romolo Panico porta, così, nelle sue opere una sua visione del mondo e dei suoi
problemi, la sua emotività e la sua razionalità. Nasce, la sua pittura, come
esigenza fondamentale di un superamento di quella sorta di dicotomia in cui
vive, tra una vita reale dagli impegni lavorativi particolarmente assorbenti e
condizionanti, e i bisogni profondi dell’anima che scaturiscono da desideri
insoddisfatti, dalla ricerca di qualcosa di appagante e che discendono dagli
interessi maturati nell’infanzia e che hanno dovuto poi cedere il passo ad
altre necessità.
Musica e pittura, quindi. Che rinascono dal limbo in cui erano state relegate e
che acquistano sempre più forza, diventano elementi di riaccostamento ai valori
fondamentali della vita. Ritrovarli è rinascere, sentire dentro di sé nuovi
impulsi creativi, ritrovare una passionalità in parte almeno sopita.
Romolo Panico propone con forza la sua visione di certo non idilliaca della
vita nelle sue opere che si inseriscono in due grandi filoni: la guerra e la
musica. La guerra, vista in ogni epoca e in ogni terra, con le sue conseguenze:
brutalità, distruzione, morte, desolazione; la musica, rivissuta attraverso
immagini di concerti o quelle dei grandi interpreti del jazz.
Realismo e pessimismo si danno la mano, ma non riescono a nascondere uno sfondo
di riscatto e di speranza. Se la vita di oggi è segnata dalla violenza,
dall’odio, dalla sopraffazione, pure esiste il trascendente e l’amore che
comunque costituisce il motivo, per l’uomo, di ancorarsi a qualcosa di solido,
concreto. Ritorna così in più dipinti il Crocifisso, umiliato, ignorato,
deriso, ma pur sempre simbolo di un possibile riscatto.
Si legge, nei dipinti del Nostro, uno struggente amore per la vita, per l’uomo
con le sue contraddizioni, i suoi voli e le sue cadute. Ed è amore per la
musica che è rifugio e intreccio di pura emotività, è amore per la pittura in
cui l’Artista trasfonde il suo essere nei colori e che assume pertanto un
valore catartico.
Vi è, dicevamo, una ridda di figure, nelle opere dell’Artista. Figure tutte
ammassate ad eccezione di quando lo sguardo si posa su mondi che vanno ormai
scomparendo, come quello contadino, coi suoi tempi distesi, la sua serenità. È
come se col progredire della civiltà, l’uomo andasse perdendo spazi vitali,
rinunciando progressivamente alla sua peculiarità esistenziale.
Una notazione anche su qualcosa che è assente, nelle opere di Panico: fra le
tantissime figure che le animano, non ci sono bambini. Una mancanza
indubbiamente dovuta al desiderio inconscio di non coinvolgere il bambino in
una realtà triste, opaca, squallida, in cui l’uomo dimentica molto spesso di
essere uomo. È forse un voler preservare l’infanzia, perché è nel bambino che
si può ritrovare la speranza di un futuro in cui possano prevalere i sentimenti
migliori dell’uomo.
Questi i contenuti dell’opera pittorica di Romolo Panico che si presenta
fortemente espressiva e suggestiva. Si tratta di dipinti in cui il disegno la
fa da padrone e i toni smorzati, spesso un bianco e nero con appena un cenno di
colore, contribuiscono a creare un’atmosfera di silenzio e di attesa. Il segno
prevale, dunque, ma la scelta dei colori risulta funzionale a quanto l’Artista
ha voluto porre sulla tela potenziandone l’efficacia espressiva. |
|