Un’operazione questa a prova che nulla nel tempo può cambiare e che altro non
siamo che reiterata azione. Una visione tragicomica di uno dei drammi più
incisivi pervenutici. Uno spettacolo nel quale tra i vari sussulti e pianti non
si può fare a meno di ridere e quasi ci si ‘vergogna’ a farlo. Ma è lecito! In
scena appare la negazione dei Riccardo III, un povero e sincero essere
schiacciato dalla sua incapacità di esistere, insoddisfatto affatto della
tirannia e della crudeltà.Note di regia.
Qui si giustifica Riccardo III, il povero.
Tutto è ribaltato. Centrale diviene la malevolenza nei riguardi del sempre, il
ribellarsi all’impotenza nei confronti della ventura.
Povero Riccardo, costretto a simili deformità!
Avvinto dal non poter sopperire a tali ingiustizie, privo finanche di una
legittima successione al trono, alla sovranità!
L’indagine è nel desiderio, nell’ambizione che sempre più cresce quanto più si
è castigati e sviliti da feroci condizioni o costrizioni. Il desiderio, l’insoddisfacibile,
che sempre è causa di urla e azioni.
Qui si eleva Riccardo III ad esemplare condottiero contro lo sfacelo cosmico.
Si esploreranno l’odio, la rivalsa nei confronti del femminile, da conquistare
e annientare se non altro in quanto forza generatrice e immagine di debolezza.
Le stesse demoniche donne che lo accosteranno ballando (si immagini uno storpio
che balla!) al suono di anacronistici valzer, gli stessi angeli demoniaci che
gli appariranno in sogno, le stesse che lascivamente cederanno alle sue
impudicizie.
Riccardo l’infanticida, il simpatico, l’affabulatore, il retore.
Una retorica alla ricerca delle “voci di una voce”, agli intenti di un intento,
ai volti di un volto.
Tra le braccia delle Matres Matutae
Lo spettacolo che ha debuttato a Roma nel 2003 è qui riproposto in una nuova
e più crudele veste. Riccardo e le figura femminili, Riccardo e gli infanti,
simboli della vita nel suo eterno divenire. Non c’è luogo più adatto per tale
evento. L’intera opera è basata sulla spietata relazione che il mostruoso duca
tesse con le varie madri, i loro figli, gli spettri delle donne da lui uccise,
le sue amanti. Un legame mostruoso tra l’odio per l’avvenimento della nascita e
queste millenarie e sublimi statue. Sculture sontuose e minacciose,
protagoniste anch’esse dell’evento, che in passato hanno subito nonostante la
loro magnificenza, la stessa sorte toccata al povero Riccardo III essere
appellate come “tozze mostruose sì che sembrano rospi”
Breve biografia:
Alfonso Benadduce (Caserta 1974) autore, attore, regista, intraprende nel
1990 la sua attività teatrale che, refrattaria a ogni percorso formativo
tradizionale, attraversa liberamente esperienze di ricerca e sperimentazione
incontrando il lavoro di alcuni fra i più importanti protagonisti della scena
internazionale.
Nel 1998 ha inizio la sua attività registica e di attore individuale con la
performance Ora elaborata su testi di Georg Buchner, William Shakespeare e
altri autori; prosegue nel 1999 con uno studio incompleto sul Macbeth!, che per
sua scelta viene replicato solo due volte.
È del 2000 il suo primo lavoro compiuto, l'assolo Tragedia al di là di Prometeo
tratto da Eschilo, che subito viene messo al centro di un autorevole dibattito
per il suo stampo “marcatamente a sé”. Seguono Romeo END Juliet da William
Shakespeare, che segna l’incontro con l’attrice Francesca Cutolo, compagna di
scena anche nella performance basata su Amleto La morte del giovane principe
ideata per il festival di Volterra 2001, e in Melopea d’addio - danzodramma su
Amore di Giorgio Manganelli 2002. Dello stesso anno sono un altro assolo, Il
povero Riccardo III da William Shakespeare, e un ciclo di seminari e
performance tenuto presso varie università dal titolo Per un teatro seduto. Del
luglio 2003 è la sua partecipazione alla mostra d’arte contemporanea “Le opere
e i giorni” di Achille Bonito Oliva con il progetto-spettacolo Estasi-
monomanie su Diana e Atteone immagini da Pierre Klossowski. Ancora del 2003
Paradiso perduto - pandemonio da John Milton. Nel 2004 replica in importanti
teatri e festival alcuni dei suoi precedenti lavori e prepara il suo nuovo
debutto dal titolo Agogno la gogna per l’estate 2005. E’ ispiratore di vari
monologhi e brani poetici di importanti registi e poeti italiani. Per la casa
editrice LietoColle esce il suo primo libro dal titolo Libercolo dell’onta
(2005) |
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