|
|
Caserta. “Un teatro che faccia pensare”, questa è la frase, di Roberto Solofria,
che più mi ha colpito alla fine della prima serata della rassegna “Mutamenti...Teatrali”.
Ho detto serata e non spettacolo, perché la proposta dei tre appuntamenti, non
è solo quella di assistere ad uno spettacolo, ma soprattutto quella di
intrattenersi, complice un sottofondo dato da “900 Jazz Quintet” e le
prelibatezze di Tipicando, in un informale “dopo spettacolo” nel porticato del
chiostro di S. Agostino.
Ma veniamo alle proposte della rassegna: tutti e tre gli spettacoli sono
affidati a compagnie che fanno parte di un sodalizio detto TAM – Teatri d’Arte
Mediterranei- che consente a compagnie non di grido e, forse per questo,
estremamente attive uno scambio di esperienze e di partecipazioni a rassegne
teatrali.
Nella prima serata, i fortunati spettatori hanno potuto scoprire Lytton
Strachey (1880-1932), uno dei “Bloomsbuggers”, ovvero appartenenti al gruppo di
Bloomsbury, di cui faceva parte Virginia Woolf: un gruppo incredibile di menti,
idee “sovversive” e “perversioni” (volendo utilizzare i termini tipici
dell’epoca vittoriana).
È dall’analisi impietosa del falso moralismo e delle “pruderie” dell’epoca, che
nasce l’epistolario fra due ragazze che, ignare dei più semplici rudimenti del
sesso -“castrazione forse vuol dire divorzio” commenterà una di loro- e
fondamentalmente senza malizia, si scambiamo esperienze e commenti sul mondo
che vien loro tenuto nascosto perché “immorale”.
L’adattamento teatrale - ci ha raccontato la regista Nicoleugenia Prezzavento -
ha comportato solo la “trasposizione spaziale” del lavoro di Stratchey, vista
la atemporalità dei temi proposti.
Estremamente coinvolgenti Marta Pepe e Carmela Sanfilippo nei ruoli di
Ermyntrude ed Esmeralda, dai caratteri molto differenti: più “sperimentale” la
prima, legata ai tipici canoni vittoriani la seconda.
Entrambe, al temine delle gustose e irriverenti missive, troveranno risposta al
quesito “come si fanno i bambini” ma risulteranno comunque vittime del falso
moralismo e della repressione sessuale.
Due ultime considerazioni sulla frase “un teatro che faccia pensare”. La prima
riguarda il coraggio che queste compagnie, minori solo di nome, di proporre
autori e/o tematiche che stimolano prima, durante e dopo lo spettacolo:
personalmente, per esempio, non sapevo che Stratchey fosse stato il biografo di
Voltaire. La seconda, e conseguente, è la difficoltà che rassegne di questo
tipo trovano sia per l’attuazione che nella risposta del pubblico, in specie
quello giovanile, non stimolato, a scuola e a casa, alla curiosità.
Consulta il programma completo |
|
|
Carmela Sanfilippo
Marta Pepe
foto di Pia Di Donato
© Casertamusica.com 1999 / 2005
|