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S. Leucio, Cortile Ferdinando. Alle 21,30, puntuale come un orologio svizzero,
una voce fuori campo presenta il Joe Sample Trio. Giunti sul palco, i tre
musicisti americani attaccano a suonare senza indugi. Nella prima parte del
concerto è interpretato parte del repertorio storico dello straordinario
pianista texano. Dal periodo Crusaders anni ’70 sono eseguite “Texas 2 Steps” e
“Spellbound”. Poi, attingendo alle fonti della cultura musicale americana, è
ripescata una classica “Stormy Weather” e una più coinvolgente “X Marks The
Spot”, introdotta da Sample con un aneddoto scaramantico che la riguarda
(sembra porti bene segnare tre x sulla tomba di Marie Laveau, celebre voodoo
queen di New Orleans). Da più recenti incisioni è, invece, ripescata la
scintillante “Ashes To Ashes” che chiude la parte strumentale dell’esibizione.
Il pianismo di Joe Sample, al solito fluido e colloquiale, è ottimamente
coadiuvato dal roccioso Jay Anderson al contrabbasso e da Adam Nussbaum
titolare di un batterismo pirotecnico e fantasioso.
Quando appare Randy Crawford la scena viene inevitabilmente catalizzata dalla
sua presenza. Oltre che straordinaria interprete, la Crawford è anche persona
affabile e molto comunicativa. L’esibizione è, infatti, inframmezzata da
divagazioni sulla sua carriera e sulle disavventure della nuova tournee
italiana. Il tutto accompagnato da una contagiosa, “alticcia” risata e da una
lenta, continua danza dalle vaghe movenze africane.
L’incipit non è del tutto convincente. Alcune interpretazioni canoniche
tradiscono un lieve disagio della Crawford col repertorio dei classici e/o
insufficiente affiatamento con la band di Sample (ad un certo punto sono
indecisi se suonare “The Man I Love” o “Lover Man”). Quando setacciano il
repertorio personale della Crawford, soprattutto quello inciso coi Creusaders,
tutto sembra volgere al meglio. In “Soul Shadows” e “One Day I’ll Fly Away” la
voce modula in maniera molto più convincente e l’atmosfera si fa decisamente
surriscaldata. La stella diventa definitivamente cometa nel finale, quando
viene eseguito “Street Life”, il suo più clamoroso successo. Terminare un
concerto dopo un’ora e un quarto non è certo il massimo. Il pubblico reclama a
gran voce il ritorno dei musicisti ed è accontentato. Il primo bis è
un’interpretazione piuttosto routinaria di “Imagine”, ma la successiva “Why” -
cantata con l’accompagnamento delle sole mani - percorre come un fremito il
Giardino dei Serici, inchiodando l’intera platea alle sedie. “Time After Time”
strappa un’ovazione conclusiva e chiude un concerto trasversale e dagli alti e
bassi, dove la miscela fra jazz e pop funziona a tratti. Rimane in ogni modo
confermata la classe cristallina e lo spessore qualitativo di questi
straordinari interpreti della tradizione musicale americana.
Un’ultima nota sull’organizzazione. Per quanto impeccabile in logistica e
accoglienza, molti fra il pubblico si chiedevano come mai il prezzo medio dei
biglietti fosse così affilato e, in ogni caso, più elevato rispetto alle
medesime esibizioni tenute a Tindari (ME) e Tremestieri Etneo (CT). Le due
città siciliane sono piazze importanti, ma non possono certo contare sulle
sponsorizzazioni di un capoluogo come Caserta.
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Joe Sample Trio e Randy Crawford
Randy Crawford
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