Sarà inaugurata giovedì 26 maggio 2005, alle ore 18.30, alla galleria
“Il Pilastro” (Via Roberto D'Angiò n. 56 Santa Maria Capua Vetere, Caserta;
info 0823/84.45.19), la mostra, curata da Carlo Roberto Sciascia e Maurizio
Vitiello, intitolata “Sagome Minime”, con recentissime opere, in tecnica mista,
dell’artista partenopea Maria Pia Daidone. Interventi critici, alle ore 19, di
Stefano Arcella, Carlo Roberto Sciascia e Maurizio Vitiello.
L’esposizione resterà aperta sino a giovedì 30 giugno 2005.
Orario: feriali 10-12 e 18-20, giorni festivi su appuntamento.
Catalogo e “cd” in galleria.Scheda sulla mostra di Maurizio Vitiello.
Maria Pia Daidone, partendo dalla serie dedicata ai birilli, di qualche anno
fa, ha elaborato una sagoma certa, di sapore antico e magico. E la nostra
memoria critica ci ha accompagnato a ricordare una serie di oggetti,
provenienti dalla zona di Rocca San Felice, in genere dedicati alla dea Mefite
e a Cerere, conservati al Museo Provinciale di Avellino. Di particolare
importanza risultano i pezzi lignei. Il grande “Xoanon” e gli altri reperti di
intaglio in legno, collocabili tra il VI e il V secolo a.C., furono rinvenuti
nella Valle dell’Ansanto, presso il tempio dedicato alla dea Mefite. Furono
ritrovati in perfetto stato di conservazione, favorito, probabilmente, dalla
natura del terreno. “Xoanon”, in greco, significava intaglio e con questo nome
si finì per indicare i volti delle divinità intagliate. I fenomeni geologici, i
pericolosi soffioni velenosi e le polle di fango ribollenti impressionarono
fortemente le popolazioni di quella zona che trovarono nel culto della dea
Mefite la loro protettrice. Quest’introduzione intende sottolineare che le
opere attualissime di Maria Pia Daidone serbano umori ancestrali e riferimenti
antropologici e sono in parallelo con le opere succitate. Le sagome della brava
artista partenopea, incise o disposte su legno, trattate da privilegiati
cromatismi “noir”, in parte lucidi, perché accarezzate da cere, smalti,
inchiostri e vernici, ed in parte matti, perché ombreggiate dalla grafite e da
misurate sottrazioni opache, condensano un lavoro di anni, partito dalla figura
del birillo. Maria Pia Daidone ha esposto, negli anni precedenti, in molti
centri culturali ed in diverse rassegne in Puglia ed in Molise, ed, in varie
occasioni, in altre regioni italiane.
Conta in Campania numerosissime mostre, ed, in particolare, in varie località
della penisola sorrentina: ad esempio, a luglio del 2002 ha concretizzato la
monografica “Birilli Mediterranei” al “Palazzo Comunale” di Vico Equense, ad
agosto del 2003 nel prestigioso “Museo Mineralogico Campano - Fondazione
Discepolo”, sempre della Città di Vico Equense, sapientemente diretto da
Umberto Celentano, ha, con “Sagome per un trittico”, delineato e motivato le
stimate ricerche e tra dicembre 2004 e gennaio 2005 ha esposto con “Sagome
Mediterranee”, mostra glocal, un momento di transito contemporaneo adeguato al
luogo dato dal Museo Archeologico “Silio Italico”, dipendente per la cura
scientifica dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici di Napoli e Caserta,
tappa finale del circuito espositivo nella Città di Vico Equense, che l’ha
saputa ben accogliere ed apprezzare totalmente, dalle amministrazioni agli
artisti peninsulari, sino ai “viaggiatori” e agli “uomini di cultura”, che
frequentano la “riviera campana” o la “costa diva”. L’artista ha, poi,
ultimamente esposto alla “Libreria Guida” di Capua dove è riuscita, con “Sagome
Capuane”, a condensare, saggiamente e con motivata partecipazione, l’orizzonte
culturale del suo profilo di intendimenti visivi, in un contesto di indubbio
valore. L’artista, invitata dall’Assessorato per le Pari Opportunità della
Regione Campania ha partecipato, dal 7 al 13 marzo 2005, alla rassegna di arti
visive, con altre bravissime artiste, nell’ambito delle manifestazione
intitolata “La Città delle Donne”.
Infine, espone attualmente, con vero entusiasmo, “Sagome Minime”, dal 26 maggio
al 30 giugno, a “Il Pilastro” di Santa Maria Capua Vetere, spazio diretto da
Gennaro Stanislao.
Le opere di Maria Pia Daidone provengono dall’icasticità del mondo antico e si
offrono nella qualità di una teoria di dettagli antropologici contemporanei di
rilievo. Queste magiche sagome, di recentissima datazione, su cui insistono
anche segni, segnacoli, segnature, graffi, incisioni, strofinature,
accostamenti di sacro e profano, raccolgono le vertigini del nostro tempo e ci
rimandano a tempi antichi, in cui un graffito si poneva come primo elemento
segnico-simbolico di interpretazione e comunicazione sociale.
Il ventaglio di definizioni dell’artista consacra un “plafond” visivo di
caratura storica, che accoglie nella sua estensione rilievi epocali e caratteri
attuali. Vedremo, in particolare, in quest’occasione espositiva dei lavori di
proporzioni più misurate che vivono sull’onda di alcuni colori, quali l’ocra,
il nero, il blu, eletti dall’artista a momentanei vettori cromatici della sua
lunga ricerca, che già appassiona, da tempo, collezionisti ed attenti critici
di rilievo nazionale. La grande artista partenopea è sempre più in ascesa,
perché sempre più invitata ad esporre fuori Napoli, dove riscuote unanimi
consensi ed apprezzamenti. |
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