Settimana della Cultura: Intervista a Raffaele La Capria

Teano- 20 Maggio 2005

articolo di Arianna Quarantotto


Teano, Chiesa di S. Pietro in Aquariis. Venerdi 20 Maggio.
Cos’ è la bellezza? “Un’annunciazione”- secondo La Capria, - “il senso del mistero e al tempo stesso il desiderio di armonia con la quale aspiriamo a cogliere la realtà. La bellezza non può che migliorarci”.
Risponde così Raffaele La Capria, uno degli scrittori partenopei contemporanei di maggior successo alla domanda dell’intervistatrice, Anna Solari. Ottant’anni ben portati, “tanto”, aggiunge con un pizzico di ironia, “da ricevere i complimenti della cassiera di una nota libreria di Napoli dove volevo acquistare un computer portatile. Bello, nuovo, elegante…pagabile in 10 rate…ma non da un ottantenne, che alla Banca non può assicurare di poter estinguere un debito in 10 mesi…”
La Capria parla di sé, della sua infanzia, della madre, dei suoi amici, di Capri, dei suoi profumi, della casa paterna e lo fa adottando quello che lui stesso definisce “lo stile dell’anatra”, uno stile piano, lineare, semplice, ma che nasconde una sapiente rielaborazione delle emozioni affidate alla “letteratura”. Solo attraverso la letteratura è infatti possibile comunicare le emozioni, intese come memoria del vissuto, della nostra storia in relazione ad altri, capaci di comprendere le sofferenze della vita quotidiana.
Per La Capria l’uomo può definirsi solo in base al rapporto di “simpatia” con l’altro, nel senso di un “soffrire insieme” all’altro che si identifica con un “fatto” politico, sociale, o più genericamente con tutto ciò che è “diverso”.
Attraverso la memoria poi, quella immaginativa, la nostra fantasia agisce sul ricordo cosicché crediamo di aver vissuto un evento così come lo si racconta. Perciò ognuno si racconta e racconta la propria vita che diviene l’unica verità sentita come davvero nostra. La vita quindi non è altro che un’illusione soggettiva di ciò che si è fatto e al tempo stesso un viaggio, una continua ricerca di dare un senso alle continue sofferenze. E solo conoscendo e “riconoscendo” le sofferenze proprie e dell’altro il mondo acquista un senso.
Quella che La Capria rivolge al pubblico a conclusione del colloquio è quasi una preghiera, l’illusione che ci sia almeno un Qualcuno che raccolga le sofferenze del mondo.
 

Raffaele La Capria - foto di Massimo Amato

 

Raffaele La Capria, al centro e Anna Solari sulla sinistra

 

 

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