Stella Cadente: songs from Naples and Italy di Alessandro d’Episcopo Trio
Articolo di Massimo Pieri |
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Alessandro d’Episcopo Trio “Stella Cadente: songs from Naples and Italy”,
ALTRISUONI, 2002.
Alti e bassi caratterizzano questo lavoro d’Alessandro d’Episcopo, giovane
pianista nipote del più celebre Tullio, batterista e cantante. Trasferitosi
dalle parti di Zurigo per motivi professionali, dopo diverse collaborazioni
(Tullio d’Episcopo, Christian Munchinger, Stefan Schlegel, ecc.) il musicista
campano si è avventurato in quest’ardita scommessa, solo in parte vinta.
Le versioni d’alcuni capisaldi della canzone italiana e partenopea,
trasfigurati attraverso il linguaggio jazz e la funambolica formazione
piano-contrabbasso-batteria, sono piuttosto canoniche ed oleografiche. “Tu Si
‘Na Cosa Grande”, “Senza Fine”, “‘I Te Vurria Vasà” scorrono come certo “piano
cocktail” da intrattenimento, poco aggiungendo al panorama degli eccellenti
mestieranti che vi lavorano. Solo la versione di “Tammuriata Nera” vola sopra
la media: incipit di bolero, tema frammentato a diverse velocità per una
cavalcata di 12 minuti attraverso il bacino del Mediterraneo.
Meritano senz’altro maggiore attenzione i brani inediti che testimoniano lo
sforzo del musicista campano di mettersi in gioco fino in fondo, salvando buona
parte della scommessa. L’intro di “Napoli Centrale 04.00 A.M.” vede d’Episcopo
solo al piano, abbandonato in un tema dalla vena nostalgica e vagamente
consolatoria. “Loop” è, probabilmente, l’episodio più moderno dell’intero set,
carburato da un bel riff di mano sinistra e affilato in una tensione emotiva
che tiene sospesi dall’inizio alla fine.
Questa produzione è già del 2002 e Alessandro d’Episcopo ha scritto diverse
altre pagine della sua storia. Pur non sapendo se “Stella Cadente” ne
rappresenta un episodio minore, è certamente più utile alla sua maturazione
d’artista piuttosto che alla soddisfazione di “sfrenate voglie di novità” in
ambito jazz. |
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