Domenica 23 gennaio 2005, Telese Terme (BN). L'incontro con Mauro Pagani, ben organizzato
dalla associazione Tabula Rasa presso il Palazzo dei Congressi delle Terme, mi è piaciuto
per molti motivi. Innanzitutto per il musicista Pagani, una delle menti musicali più
influenti dell'ultimo trentennio in Italia, che ha deciso di reinterpretare ed incidere in
prima persona il disco "Creuza De Mä" nel ventennale della pubblicazione dell'omonimo disco
di De Andrè. Per l'interessante dibattito, ben stimolato dal giornalista RAI Luciano
Scateni e dall'etnomusicologo Maurizio Agamennone (entrambi bravi e ben preparati), che ha
arricchito il concerto con la spiegazioni dei retroscena del disco "Creuza de
Mä" e delle sue motivazioni culturali e musicali. Per la parte musicale, che ci ha permesso di
ascoltare dal vivo, eseguite da due fior di musicisti, canzoni che sono diventate pagine di
riferimento per più di una generazione di ascoltatori. Per il coinvolgimento del pubblico,
che ha mostrato di gradire moltissimo la formula del concerto / dibattito.
Sul palco solo due sedie e due poltrone, un salotto conviviale che ha saputo ricreare una
atmosfera di complice intimità tra amici, in cui Pagani si è mostrato simpatico e
disponibile narratore. Fondatore della PFM, responsabile delle svolte "etniche" di De Andrè
e Massimo Ranieri, gestore di una prestigiosa sala di registrazione, e con una sincera
vocazione di anti - star.
L'occasione del dibattito è stata la presentazione della reincisione, effettuata sul finire
dell'anno scorso da parte dello stesso Pagani, del disco "Creuza de Mä" di Fabrizio De
Andrè. Tale opera, pubblicata originariamente nel 1983, è considerata da molti, me
compreso, di straordinario valore musicale, espressivo e di ricerca; ha non solo
impresso una profonda svolta alla carriera di De Andrè, ma ha influenzato più
generazioni di musicisti ed autori attenti alla riscoperta delle tradizioni musicali del
mediterraneo. E Pagani fu artefice essenziale di quell'opera.
Pagani canta e suona i brani di "Creuza de Mä" con una forte intensità, che stranamente
manca invece nel disco. Secondo il mio parere l'opera originale è ancora largamente
insuperata: il disco di Pagani ha arrangiamenti e sonorità troppo simili a quelle
dell'originale, dal punto di vista vocale è più debole, e non capisco bene il senso di
riincidere un disco con queste premesse. In concerto invece l'operazione funziona
benissimo.
Pagani era accompagnato sul palco da Mauro Di Domenico, altro grande musicista e
arrangiatore coinvolto, da oltre vent'anni, nella creazione di una "nuova strada" della
musica popolare, rielaborando con sensibilità moderna il vasto e importante repertorio
tradizionale napoletano. Le sue esperienze sono state al fianco di Eugenio Bennato e i suoi
Musicanova, con la Nuova Compagnia di Canto Popolare, e principalmente con Massimo Ranieri.
Racconta Di Domenico: "Quando io ed Eugenio Bennato ascoltammo per la prima volta Creuza de
Mä, rimanemmo schiacciati dalla bellezza del disco, da quei suoni così antichi e popolari,
e nel contempo moderni. Dicemmo tra noi: ma guarda questo accidenti di genovese che è stato
capace di fare!"
La parte discorsiva è stata interessantissima, quanto e forse più della stessa parte
musicale, e ci ha permesso di comprendere meglio la coraggiosa scelta di De Andrè, fino ad
allora amato essenzialmente per i suoi profondi testi in italiano, di produrre un disco
interamente cantato in un dialetto incomprensibile (una specie di genovese stretto), con
l'uso massiccio di strumenti (buzouki, oud ) assolutamente in disuso, e con
inusitate forme musicali arabe, balcaniche ed andaluse, una vera frattura con le forme musicali che lo avevano
portato al successo.
Racconta Mauro: "Quando Fabrizio fece ascoltare il disco al responsabile discografico della
Ricordi, quest'ultimo non aveva il coraggio di dirgli che trovava il disco brutto
e incomprensibile, senza nessuna possibilità di successo commerciale. Siccome De Andrè
aveva una carattere burbero e non facile, nessuno aveva intenzione di litigare con lui. Il
discografico, quando uscì dalla stanza, disse a bassa voce: speriamo che venda almeno
qualche copia a Genova"
Tra gli argomenti affrontati nella serata grande spazio ha avuto l'attuale crisi
discografica, che costringe molti musicisti a non poter vivere adeguatamente del proprio
lavoro. Dice Pagani: "C'è il mito del musicista giovane, che deve
raggiungere il successo quando è ancora ragazzino altrimenti è un fallito.
E invece la musica richiede tempo, studio, una lunga preparazione che occorre
maturare col tempo e l'esperienza. La musica non è solo quella dell'impomatato
di turno che urla su MTV, nè quella fatta in casa da musicisti che hanno come
unico interlocutore il proprio PC, nè da ragazzini che in vita loro hanno
ascoltato si e no due CD. E' invece fatta da gente con esperienza, dal continuo
confronto con professionisti, dall'incidere un disco con l'aiuto di bravi
fonici, di bravi arrangiatori che possono darti consigli preziosi perchè loro
hanno già lavorato a tanti dischi. E occorre avere il coraggio di non
costruire canzoni esclusivamente in funzione del contenitore in cui verranno
trasmesse, per cui si fanno le "canzoni per la radio" che abbiano il
ritornello facile che suoni entro il primo minuto, le "canzoni da sanremo"
che durano tre minuti esatti, le "canzoni da MTV" etc... E si
fanno le canzoni perchè passino il vaglio di discografici musicalmente
ignoranti, e che ostentano spudoratamente e con orgoglio la propria
ignoranza, con la scusa che così possono rappresentare il gusto
dell'ascoltatore medio. Ma allora facciamo gestire i supermarket dalla più
ignorante delle massaie, così funzioneranno meglio!"
Non mancano analisi delle regole del sistema capitalistico: "se ci inondano di
schifezze in tv basterebbe non guardare quei programmi, che verrebbero cancellati dal
palinsesto perchè non raccoglierebbero abbastanza pubblicità. Ed invece eccoci tutti a
guardare le Lecciso. Ma allora non lamentiamoci, abbiamo la tv che in realtà vogliamo."
Accenni al '68, alle aspettiative dei giovani degli anni '60, alla politica attuale: "Abbiamo al governo la classe politica
fatta a nostra immagine e somiglianza, perchè siamo noi ad
averla eletta, e se vogliamo osservare come siamo fatti noi basta osservare
loro. Ma è un vero sconforto anche l'opposizione."
Un invito a non rassegnarsi
alle logiche di mercato, ma di cercare di condizionarle effettuando scelte consapevoli:
"Se tutti noi decidessimo per soli due mesi di non bere bibite
gassate, di non comprare scarpe e magliette firmate, di non guardare la tv, scardineremmo dal
profondo tutte le regole su cui fondano il potere le multinazionali. E sarebbero costretti
a proporci una alternativa più appetibile."
Pagani ha alternato l'esecuzione di brani con risposte a domande sulla sua visione della musica,
sulla educazione musicale dei ragazzi, sulla situazione del mercato discografico,
sui processi di gestazione delle canzoni e su qualunque argomento fosse proposto. Risposte sempre molto
ponderate, convincenti, profonde.
Un omaggio al pubblico telesino è stata la esecuzione di "Nuttata e
sentimento", nell'arrangiamento che Pagani e Di Domenico avevano elaborato per il disco "Oggi o dimane"
Massimo Ranieri. "Qui metterò la vostra pazienza a dura prova, perchè canterò in
napoletano", dice Mauro, ed esegue il brano con grande sobrietà e intensità espressiva,
seguito dall'applauso più convinto della serata.
I ragazzi della associazione Tabula Rasa hanno saputo organizzare un
appuntamento culturale estremamente
interessante, che tutti hanno mostrato di apprezzare, compreso lo stesso Pagani che ha
concluso con un sincero "è stata una serata bellissima".
Lunedì 31 gennaio, ore 20.30, al teatro Gloria di Pomigliano D'Arco, Mauro Pagani terrà un
concerto in omaggio a Fabrizio De Andrè con la sua band di dieci elementi al completo.
L'ingresso è gratuito, e vi invito caldamente ad approfittarne!
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