Sarà inaugurata sabato 20 novembre alle ore 18.30, presso il centro
culturale "Il Pilastro" (Via Roberto d'Angiò n. 56, S. Maria Capua Vetere), la
mostra "Radici" con opere di Paola Cordischi e Rosanna Pezzella. Paola
Cordischi, attratta dall'espressionismo arcaico dell'arte africana e
precolombiana, realizza sculture ed arazzi con materiali di recupero. Rosanna
Pezzella compone le sue opere con lastre di ardesia, solcate da una fenditura
che sollecita l’osservatore a scavare oltre la superficie, nelle oscure pieghe
dell'anima. Le due artiste sono accomunate dalla volontà di degradare la rete
di segni di cui si serve la civiltà contemporanea, per svelare gli archetipi su
cui si regge e per indagare i recessi della mente.
La mostra sarà visitabile da sabato 20 novembre a venerdì 26 novembre 2004
(giorni feriali h 10-12 e 18-20, giorni festivi su appuntamento).
Info: 347.8424892
Note critiche su Paola Cordischi e Rosanna Pezzella a cura di Marco di Mauro
Rosanna Pezzella compone le sue opere con lastre e schegge di ardesia,
tenute insieme da fili di juta o di lino. La lastra superiore è aperta da una
crepa, una ferita lacerante che i deboli fili di sutura non possono
rimarginare. Attraverso la crepa emerge un’ulteriore lastra di ardesia, una
realtà parallela e più intima che l’artista vuole indagare, per capire se
stessa e le proprie angosce. Le cavità dell’inconscio si riflettono nelle
fenditure della pietra, che sollecitano l’osservatore a scavare oltre la
superficie, a percepire nella elementarità dei segni una complessità di
rimandi. Il graffito, lo scabro, il levigato, l’opaco sono le pieghe
dell’anima, che sfuggono ai nostri sensi, ma affiorano attraverso i sogni, le
pulsioni, gli stati di agitazione.
I fili tendono a ricomporre, con estremo sforzo, i frammenti di una realtà
lacerata e sconvolta, le schegge sottili e taglienti che l’uomo produce con la
sua devastante attività. Con femminile sensibilità, l’artista esprime la
volontà di ricomporre l’unità originaria, di superare i conflitti, di
ristabilire l’ordine, di sanare le ferite e le divisioni.
Rosanna Pezzella riflette il suo riserbo, la sua umiltà, il suo spirito
riflessivo in opere ermetiche ed icastiche. Con gusto sobrio ed elegante,
l’artista ha basato l’estetica del suo lavoro sulla bicromia grigio-bianco, che
suggerisce molteplici rimandi all’architettura napoletana. Come non pensare
all’abbinamento di marmo e piperno, che conferisce al nostro Rinascimento una
nota peculiare? E come non pensare a talune chiese fanzaghiane, animate da
intarsi barocchi in marmo bianco e bardiglio? Il vissuto dell’artista ritorna
nelle sue opere, inconsciamente, e si lega al suo spirito, alla sua terra, alle
sue radici.
Paola Cordischi è attratta dall’espressionismo arcaico dell’arte africana,
aborigena, azteca, nativa americana. Al centro della sua riflessione è il
recupero di una sensibilità primitiva, ingenua, naturale, contro le insidie di
una civiltà materialista e superficiale. Le sculture e gli arazzi della vigile
artista condensano umori ancestrali e risonanze mitiche, tuttavia si prestano
ad una lettura nuova, mai disgiunta dal sentire contemporaneo.
Il linguaggio primitivo, lungi dall’esprimere il fascino dell’esotico,
costituisce un veicolo per indagare i recessi della mente, oltre il turbine di
immagini in cui siamo avvolti. Con un linguaggio vigoroso ed incisivo, Paola
Cordischi tende a riunire forma e concetto, gesto materiale e forza spirituale.
La scelta dei materiali di recupero esprime, da un lato, la volontà di
degradare la rete di segni di cui si serve la civiltà moderna, per svelare gli
archetipi su cui si regge; e da un altro, la convinta opposizione al
consumismo, alimentato dal sistema capitalista attraverso i media.
Un tema molto sentito dall’artista è quello della maschera, concepita come
elemento catalizzatore di forze misteriose che l’uomo può captare dalla natura.
Come nelle antiche civiltà, la maschera assume un ruolo magico, simbolico,
rituale, e diviene l’incarnazione dello spirito.
L’opera di Paola Cordischi è un’immersione nelle sorgenti dell’essere, nello
iato tra il cognito e l’incognito, nello spazio denso, oscuro, pullulante che
Sant’Agostino definiva abyssus humanae coscientiae. |
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