Belvedere di S. Leucio, 9 Luglio.
Che concerto ragazzi! Si, è
questa la prima cosa che mi viene in mente dopo aver ascoltato ieri
sera, nel cortile del Belvedere di San Leucio, la meravigliosa
performance di James Taylor.
Quando ha cominciato a cantare “Don't let me be lonely tonight”
ho capito di avere avuto la fortuna di assistere ad un evento unico.
Diverse cose mi hanno stupito: JT è un artista che potremmo
definire transgenerazionale (un po’ come Claudio Baglioni). La
platea stracolma, infatti, era composta da arzilli cinquantenni che
cantavano a memoria “Carolina in my mind”, ma anche da
quarantenni e trentenni fino ad arrivare a una nutrita presenza di
giovanissimi che duettavano con l’artista di Boston.
Altra cosa stupenda è stata l’acustica: sarà stata la magia
del posto, sarà stata l’abilità dei tecnici, sarà stata l’eccezionale
bravura dei musicisti (il chitarrista Michael Landau, il batterista
Harvey Mason, il bassista Jimmy Johnson, la violinista Andrea Zonn e
il tastierista Larry Goldings), ma è sembrato di assistere ad una
performance unplugged dove la musica l’ha fatta da padrona con
suoni sempre chiari, caldi e puliti (tranquilli non sono Michele l’intenditore
di whisky!). E che dire della voce di JT? Chi ha la fortuna di poter
assistere ad un suo concerto si rende conto che tra un suo disco ed
una sua performance dal vivo c’è ben poca differenza: l’interpretazione
è quella di un cantautore, di chi sente ciò che ha composto e lo
fa in maniera del tutto naturale e spontanea e la tecnica è quella
di un artista che può contare su un mezzo vocale che non soffre di
incertezze o sbavature. Il gruppo poi sorregge la voce di James come
se sul palco ci fosse una sola anima in diversi suoni.
Il tempo è davvero volato ieri sera ascoltando le note di “October
Road”, “Sweet Baby James”,”Mexico”, “Steamroller blues”
e “Fire and rain”, che ha chiuso la prima parte dello
spettacolo. E poi ancora “Walking man”, “Only one” “Your
smiling face” e “Traffic Jam”, fino ad arrivare, sempre
accompagnate dal coro del pubblico, a ”Shower the people”, “Copperline”,
“Secret of life”, “Up on the roof”, “Shed a little light”
ed al classico senza tempo “You've got a friend”, scritto dalla
sua ex compagna Carol King.
Il concerto non poteva concludersi senza i dovuti bis: tre in
tutto, anche se sono sembrati addirittura pochi considerando il
calore del pubblico. Stupenda e commovente in particolare “You can
close your eyes” dedicata da Taylor alla figlia.
Simpatico poi il finale: James è quasi sceso tra la gente che lo
acclamava, ha stretto mani, autografato dischi (dico dischi in
vinile non Cd!), ha ricambiato sorrisi con la semplicità del suo
aspetto, del suo abbigliamento, del suo viso da amico (you’ve got
a friend!), da uomo della porta accanto. Le foto seguenti ne sono
una testimonianza.
(Cartellone
della manifestazione)
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