San Leucio, 30 Giugno 2004, Teatro dei Serici.
Serata in compagnia della buona musica e la cultura legata ad essa.
Infatti lo spettacolo non è stato un semplice “intrattenimento”
ma ha voluto proporre il percorso musicale di Antonello Paliotti,
ideatore dello spettacolo stesso.
I brani proposti sono stati rielaborati fondendo vari stili
musicali a dimostrazione della attualità che alcune canzoni hanno
nonostante il passare del tempo.
L’orchestra Collegium Philarmonicum, guidata da Gennaro
Cappabianca, e avvalendosi delle splendide voci di Gianni Lamagna,
Brunella Selo, Lello Giulivo, Luciano Catalano, ha proposto senza
soluzione di continuità brani della tradizione quali “Coppola
Rossa” e “Bambeniello” ma anche della tradizione “blues”
napoletana quali “Occhi grigi”di Pino Daniele e “Curre, curre
guagliò” che ha emozionato il pubblico. Non è sembrato poi
azzardato il “salto” nell’altra parte del mondo, il Sudamerica
dove, per dirla con le parole di Paliotti, “la …rappresentazione
della miseria diventa puro materiale di divertimento; un riso
intriso di amaro, un pianto corrotto dal ghigno, un grande sberleffo”
con brani fra cui “Caminito”, per poi ritornare alla tradizione
con “Parlami d’amore Mariù” completamente rielaborata in una
versione che ha abilmente fuso tradizione e sonorità moderna.
L’apprezzamento a questa proposta musicale è stato
testimoniato dai lunghi applausi a fine spettacolo e
un bis che ha dato modo di apprezzare, ancora una volta, l’affiatamento
di tutto l’ensemble.
Comunicato stampa
di Alfredo Cardone
Testi liberamente tratti da Viviani, 99 Posse, Monk, Murolo,
Daniele, Bixio, Giannini, Berg, Gardel e dalla tradizione popolare
con Gianni Lamagna, Brunella Selo, Lello Giulivo, Luciano Catapano.
Orchestra Collegium Philarmonicum, direttore Gennaro Cappabianca
Archiviato con successo lo spettacolo inaugurale affidato al
virtuosismo di Giuseppe Picone e i Grandi della Danza, il Leuciana
Festival propone in cartellone, mercoledì 30 giugno (ore 21.30), al
Teatro dei Serici del Belvedere Reale di San Leucio, la cantata per
quattro voci e orchestra “Coppola Rossa”, di Antonello Paliotti.
“Si tratta di uno spettacolo autobiografico - spiega l’autore
- In esso c’è il mondo di cui sono stato testimone: il mondo che
ho ereditato dai miei padri, della guerra e della povertà vissute
in casa propria; ma anche, incredibilmente, della gioia di vivere di
chi trovava la forza di ridere senza retrogusti amari”.
Musicalmente “Coppola Rossa” è uno studio sulla forma
canzone. “Esso è leggibile da almeno due punti di vista -
prosegue Paliotti - quello immediato, della melodia popolaresca, e
quello che emerge da un ascolto più approfondito, cioè dell’elaborazione
“colta” di materiali di tradizione popolare o della mia
tradizione personale di quarantenne cresciuto a Schoenberg, Beatles,
Debussy, Canfora, Mingus, Berg, Mina, Rota, Chaplin, Satie, Viviani,
Brecht... Coppola Rossa è dunque un omaggio a quei monumenti che,
pur agonizzanti, io sento ancora vivi. E’ forte anche la
componente sudamericana: ancora per motivi autobiografici. Nel
Sudamerica c’è quella parte di terzo mondo che portiamo ancora
dentro. La nostra rappresentazione della miseria diventa puro
materiale di divertimento; un riso intriso di amaro, un pianto
corrotto dal ghigno, un grande sberleffo. La nostra bestemmia
comincia dai cantatori della tradizione, Pietro Mazzone in testa,
per giungere, nella nostra Dopostoria, ai canti di lavoro di
Raffaele Viviani, ai disoccupati dei cantieri di Liverpool, a
Thelonious Monk, alla manodopera vergognosamente gratuita strappata
ai ghetti di Varsavia, di Berlino, di Karachi, del Borgo Sant’Antonio
Abate; ai nostri padri inutilmente onesti, cui rivendichiamo l’umiltà
di assomigliare. E' proprio ai nostri padri - conclude l’autore -
che vogliamo dedicare questa bestemmia; a coloro che ci hanno
insegnato un mondo che non è mai esistito”. |
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