Casa, scuola e ...Bottari

Caserta – 8 Maggio 2004 

Articolo e foto di Pia Di Donato


La molla che mi ha spinto a propormi attraverso questo magazine come "aspirante" giornalista è stata la curiosità, unitamente alla voglia di valorizzare le ricchezza della provincia. È quindi con piacere che propongo un approfondimento sul gruppo dei Bottari di Portico, visti attraverso gli occhi di un giovane membro del gruppo: Antonio Nacca. E' uno studente della mia scuola, l'I.T.C. "Cesare Pavese", che ieri sera ho applaudito, insieme agli altri compagni della "pattuglia" durante il concerto di Avitabile. Oggi, Antonio, si aggira per la scuola sorridente e con semplicità (e qualche sorrisetto dei compagni) mi concede questa intervista-chiacchierata.

Comincia spiegandomi cosa sono i Bottari: la tradizione di suonare le botti, i tini e le falci è tipica dei due paesi di Portico e Macerata. Ci sono tanti gruppi o "pattuglie" ed i Bottari è una di queste. Il suo segno distintivo è di proporre in chiave più ritmica le cadenze altrimenti lente e questo anche per sopperire alla scelta di essere composta da solo dodici elementi invece degli oltre cinquanta delle altre pattuglie.

La tradizione di suonare questi strani strumenti ha un'origina arcaica e pagana in quanto servivano per scacciare gli spiriti dalle cantine mentre ora è associata alla festa di S. Antonio Abbate che viene festeggiato a Gennaio (il 13 a Portico e il 23 a Macerata, in accordo, per non farsi concorrenza). Ogni festa dura tre giorni e per le strade sfilano i carri scoperti che trasportano le pattuglie. Al loro passaggio tutti, piccoli e grandi, si uniscono al ritmo: praticamente si nasce fra questi suoni. Senza distinzioni di quartiere chiunque voglia far parte di una pattuglia deve sostenere un provino per lo "strumento" scelto, fare alcuni mesi di studio e poi finalmente entrare ufficialmente nel gruppo.

Così è avvenuto anche per lui. Sin da piccolo ha "suonato" la falce (non dal punto del filo, precisa) ed ora è una delle due falci del gruppo: altri tre suonano le botti con il "mazzafune", e cinque percuotono i tini.

Ognuno di questi strumenti ha una particolarità. Il "mazzafune" per la botte è un bastone corto di legno ricoperto di paglia, gomma e funi la cui grandezza dipende dalla scelta del suonatore: più è grosso, più è pesante e più produce un suono cupo. I tini, sempre tagliati a metà, con una forma che ricorda il rullante di una batteria, anticamente venivano poggiati a terra e suonati in ginocchio mentre ora sono dotati di piedi che permettono di percuoterli con le due mazze stando in piedi.

La falce infine, sospesa con una mano, viene percossa con un bastone di ferro che "scivola dalle mani, dopo un po" racconta Antonio "tanto che durante il concerto di ieri sera ad un certo punto l'ho attaccata alla mano con del nastro adesivo ma alla fine si è staccata lo stesso... ma sono riuscito ad arrivare fino in fondo..."

Il gruppo dei Bottari, come gli altri, ha un "capo pattuglia" che è Carmine Romano, il cui indimenticabile papà, Pasquale, è stato il fondatore della pattuglia. Dopo un inizio simile a quello delle altre pattuglie, il gruppo ha scelto di differenziarsi e di avviare un cammino particolare che li ha portati ad uscire dal paese ed infine ad aderire al "progetto" di Enzo Avitabile.

Quando si parla del musicista napoletano, Antonio si fa serio: "Ci mette a nostro agio, giochiamo e scherziamo, ma quando dobbiamo lavorare diventa un altro. Quando stiamo per finire un pezzo indietreggia in modo da essere sulla linea insieme a noi che suoniamo e attendiamo il segnale del capo pattuglia per terminare. E' il suo modo per dire: sono uno di voi, siete andati bene".

E' confortante sentir parlare così un ragazzino che, a quindici anni, ha già visitato con la pattuglia qualche capitale europea, è orgoglioso del "successo" ma sa anche quanto lo deve a tutto il gruppo e alla tradizione che rappresenta.

Nel paese c'è un po' di invidia per i Bottari? Si, risponde Antonio, ma non è invidia cattiva, sanno che stiamo lavorando duramente da qualche anno con Enzo (Avitabile, ndr), facciamo le prove anche due volte la settimana, cerchiamo di essere intercambiabili e questo comporta ulteriore lavoro.

Un'ultima curiosità tipicamente da madre mi assale: ma dovete allenarvi anche a casa? (immagino già un condominio cittadino dove un piccolo bottaro fa il ripasso con una botte gigantesca, per la gioia dei vicini) No, sorride Antonio - deve avermi letto nel pensiero-, ci alleniamo solo durante le prove.

E sorridendo ci salutiamo, lo aspetta la lezione di Ragioneria e in questo momento tutto passa in secondo piano.

Antonio Nacca 

 

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