La molla che mi ha spinto a propormi attraverso questo magazine come
"aspirante" giornalista è stata la curiosità, unitamente
alla voglia di valorizzare le ricchezza della provincia. È quindi
con piacere che propongo un approfondimento sul gruppo dei Bottari
di Portico, visti attraverso gli occhi di un giovane membro del
gruppo: Antonio Nacca. E' uno studente della mia scuola, l'I.T.C.
"Cesare Pavese", che ieri sera ho applaudito, insieme agli
altri compagni della "pattuglia" durante il concerto di
Avitabile. Oggi, Antonio, si aggira per la scuola sorridente e con
semplicità (e qualche sorrisetto dei compagni) mi concede questa
intervista-chiacchierata.
Comincia spiegandomi cosa sono i Bottari: la tradizione di
suonare le botti, i tini e le falci è tipica dei due paesi di
Portico e Macerata. Ci sono tanti gruppi o "pattuglie" ed
i Bottari è una di queste. Il suo segno distintivo è di proporre
in chiave più ritmica le cadenze altrimenti lente e questo anche
per sopperire alla scelta di essere composta da solo dodici elementi invece degli oltre cinquanta delle altre pattuglie.
La tradizione di suonare questi strani strumenti ha un'origina
arcaica e pagana in quanto servivano per scacciare gli spiriti dalle
cantine mentre ora è associata alla festa di S. Antonio Abbate che
viene festeggiato a Gennaio (il 13 a Portico e il 23 a Macerata,
in accordo, per non farsi concorrenza). Ogni festa dura tre giorni e
per le strade sfilano i carri scoperti che trasportano le pattuglie.
Al loro passaggio tutti, piccoli e grandi, si uniscono al ritmo:
praticamente si nasce fra questi suoni. Senza distinzioni di
quartiere chiunque voglia far parte di una pattuglia deve sostenere
un provino per lo "strumento" scelto, fare alcuni mesi di
studio e poi finalmente entrare ufficialmente nel gruppo.
Così è avvenuto anche per lui. Sin da piccolo ha "suonato" la
falce (non dal punto del filo, precisa) ed ora è una delle due
falci del gruppo: altri tre suonano le botti con il "mazzafune",
e cinque percuotono i tini.
Ognuno di questi strumenti ha una particolarità. Il "mazzafune"
per la botte è un bastone corto di legno ricoperto di paglia, gomma
e funi la cui grandezza dipende dalla scelta del suonatore: più è
grosso, più è pesante e più produce un suono cupo. I tini, sempre
tagliati a metà, con una forma che ricorda il rullante di una
batteria, anticamente venivano poggiati a terra e suonati in
ginocchio mentre ora sono dotati di piedi che permettono di
percuoterli con le due mazze stando in piedi.
La falce infine, sospesa con una mano, viene percossa con un
bastone di ferro che "scivola dalle mani, dopo un po"
racconta Antonio "tanto che durante il concerto di ieri sera ad
un certo punto l'ho attaccata alla mano con del nastro adesivo ma
alla fine si è staccata lo stesso... ma sono riuscito ad arrivare
fino in fondo..."
Il gruppo dei Bottari, come gli altri, ha un "capo
pattuglia" che è Carmine Romano, il cui indimenticabile papà,
Pasquale, è stato il fondatore della pattuglia. Dopo un
inizio simile a quello delle altre pattuglie, il gruppo ha scelto di
differenziarsi e di avviare un cammino particolare che li ha portati
ad uscire dal paese ed infine ad aderire al "progetto" di
Enzo Avitabile.
Quando si parla del musicista napoletano, Antonio si fa serio:
"Ci mette a nostro agio, giochiamo e scherziamo, ma quando
dobbiamo lavorare diventa un altro. Quando stiamo per finire un
pezzo indietreggia in modo da essere sulla linea insieme a noi che
suoniamo e attendiamo il segnale del capo pattuglia per terminare.
E' il suo modo per dire: sono uno di voi, siete andati bene".
E' confortante sentir parlare così un ragazzino che, a quindici
anni, ha già visitato con la pattuglia qualche capitale europea, è
orgoglioso del "successo" ma sa anche quanto lo deve a
tutto il gruppo e alla tradizione che rappresenta.
Nel paese c'è un po' di invidia per i Bottari? Si, risponde
Antonio, ma non è invidia cattiva, sanno che stiamo lavorando
duramente da qualche anno con Enzo (Avitabile, ndr), facciamo le
prove anche due volte la settimana, cerchiamo di essere
intercambiabili e questo comporta ulteriore lavoro.
Un'ultima curiosità tipicamente da madre mi assale: ma dovete
allenarvi anche a casa? (immagino già un condominio cittadino dove
un piccolo bottaro fa il ripasso con una botte gigantesca, per la
gioia dei vicini) No, sorride Antonio - deve avermi letto nel
pensiero-, ci alleniamo solo durante le prove.
E sorridendo ci salutiamo, lo aspetta la lezione di Ragioneria e
in questo momento tutto passa in secondo piano.
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