Dalle
rive del Gange a Caserta, l'onda lunga di Trilok Gurtu
Cronaca del concerto del 19 aprile
di Massimo Pieri |
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Caserta. Lo scorso 19 aprile si è consumato, presso il Teatro Comunale di Caserta, un evento più unico che raro. Trilok Gurtu, straordinario percussionista e cantante indiano, ha tenuto un denso concerto in promozione della sua ultima fatica discografica, “Broken Rhythms”, presentata ufficialmente nel mese di marzo a Salisburgo.
Che Trilok Gurtu fosse un maestro delle percussioni, questo già si sapeva. La sua lunga e prestigiosa carriera è lì a testimoniarlo. Meno conosciute erano invece le sue qualità d’entertainer. L’esibizione casertana è stata, infatti, inframmezzata da diversi siparietti, a cominciare da quello inscenato per sdrammatizzare un problema tecnico capitato al termine del secondo brano. Con flemma tipicamente orientale e una sorniona loquela italo-anglo-indiana, il percussionista di Bombay ha ricordato - a più di qualcuno dei presenti - il protagonista del film “Hollywood Party”. Questa pellicola del ‘68 vedeva un Peter Sellers in stato di grazia nell’interpretazione di un maldestro attore indiano che, in un crescendo di gags, finiva per demolire una festa fra facoltosi cineasti hollywoodiani.
Oltre alle straordinarie qualità di musicista, proprio la vis comunicativa di Trilok Gurtu ha contribuito a catalizzare l’attenzione sulla sua musica meticcia, visionaria e tutt’altro che mainstream, che avrebbe messo in difficoltà qualunque grande artista disattento agli umori del pubblico.
Da un punto di vista strettamente tecnico, un set di batteria tipicamente occidentale è stato integrato da una variegata tavolozza ritmica con interventi solistici alle tabla, percorsi figurativi creati con le più disparate percussioni, aumentando all’infinito la gamma sonora attraverso stratagemmi analogici (suonare gli strumenti all’interno di un secchio d’acqua) e digitali (filtrare il suono attraverso effetti di ripetizione e di sdoppiamento su più ottave). Il set era completato da percussioni elettroniche posizionate sulla banda bassa delle frequenze per sopperire – la dove necessario - alla mancanza di un bassista. Infatti, la formazione che accompagnava Mr. Gurtu, costituita integralmente da indiani, vedeva Ravi Chary al sitar e tastiere, Sarosh Izedyar alle chitarre e Sanchita Farruque al canto. Musicisti che, pur recitando il ruolo di comprimari, si sono trovati in buona sintonia con il loro leader.
I brani eseguiti durante la performance hanno ondeggiato tumultuosamente fra l’aggressivo elettro funk di “Maya”, “Rajasthan”, “Broken Rhythms” ed atmosfere più tipicamente orientali ed acustiche. Questi secondi episodi, nella parte centrale del concerto, sono diventati particolarmente intensi ed onirici. Il loro intimismo ha risentito meno dei limiti dell’impianto audio, non completamente all’altezza della situazione, raggiungendo il vertice della suggestione con “Five Elements” una raga-blues ballad particolarmente lirica e “Beyond” espressivo brano eseguito per sole percussioni e voce. |
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Trilok Gurtu
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