Caserta, 22 luglio 2003. Dopo il travolgente
concerto del super trio chitarristico al Leuciana Festival, incontriamo la band al
completo, non manca all'appello la potente sezione ritmica
composta dal batterista Salvatore Tranchini e dal bassista Angelo
Farias. Casertamusica.com - Avete già sperimentato in studio questa formazione a tre chitarre con Hand Down Jazz in Naples, come mai avete scelto di proporre dal vivo questa formula e soprattutto come mai in tre brani avete vi siete esibiti in due?
Antonio Onorato - L'esigenza di esibirsi con due chitarre è nata innanzitutto per un problema di scaletta e di dinamica del concerto, proporre più brani con tre chitarre può stancare. Quindi abbiamo aperto con un brano a tre, mentre negl'altri abbiamo fatto dei duetti.
Come mai avete scelto di aprire il concerto con un pezzo di Miles Davis?
Antonio Onorato - Miles Davis è uno dei nostri grandi eroi della musica, e aprire un concerto con un suo pezzo è sempre, almeno per me, ben augurante. Significa partire subito alla grande, è una sorta di porta fortuna. Immagina che io considero Miles come un angelo della musica, lui ha lanciato tutti i più grandi musicisti jazz come Zawinul, John Coltrane, Bill Evans, elencarli tutti sarebbe una lista enorme.
In una vecchia intervista Pietro mi diceva di aver preso spunto per il suo stile chitarristico
dal fraseggio degli strumenti a fiato. Tu come vedi questa affermazione?
Antonio Onorato - Pietro ha ragione, nel chitarrismo moderno per ampliare il linguaggio della chitarra, non si ci rifà ai grandi maestri della chitarra, ma agli strumentisti a fiato. Facendo questo si ha la possibilità di rendere più personali le parti di chitarra, questa è una cosa molto interessante.
Antonio, ci puoi raccontare la tua esperienza di direttore artistico al Mercogliano Jazz Festival?
Antonio Onorato - E' stata un esperienza bellissima per me, perché ho avuto la possibilità di contattare vari artisti per mettere su un progetto per portare il jazz in un ambiente in cui è poco diffuso questo tipo di musica. Il jazz è visto come qualcosa di strano, si fa quindi un opera di culturizzazione, si cerca di far scoprire quanto sia ricco il jazz rispetto alla musica che si ascolta di solito.
Pietro, come ti trovi a suonare con i ragazzi?
Pietro Condorelli - Siamo cresciuti insieme sia anagraficamente che musicalmente, mi ricordo che da ragazzi io e Antonio andavamo a seguire dei seminari di musicisti americani come Pat
Metheny, John Scofield, Jim Hall. Abbiamo una sorta di background comune che ci permette di spaziare dal jazz più estremo a forme più vicine al rock e alla funk music. Non potrebbe essere altrimenti se non ci fosse questo tipo di background. Abbiamo condiviso tutto, stesso circuito, locali, organizzatori di concerti, con questo è molto più facile fare musica insieme.
Aldo, come vi siete trovati a in questo contesto particolare del Leuciana Club?
Aldo Farias - E' un bellissimo contesto, questa è una delle più belle realtà
italiane, forse ho sentito distante il pubblico che era disposto un po' troppo lontano rispetto al palco, ma nel corso del concerto l'abbiamo sentito molto caloroso nei nostri confronti. Tuttavia il problema della distanza del pubblico non è dipeso dagli organizzatori, perché c'erano delle ragioni di sicurezza che impedivano uno svolgimento diverso. Siamo comunque molto contenti della riuscita della serata.
Come mai avete deciso di concludere la serata con un pezzo blues?
Pietro Condorelli - Blues for Alan, è un pezzo di Antonio che suoniamo spesso dal vivo. Come potevamo dimenticare il blues, la musica che ha generato tutto, il rock nasce da li, così anche nel jazz che trova il suo idioma base nel blues. E' una struttura che comprendono tutti, è più fruibile per gli spettatori.
Antonio Onorato - Bisogna considerare che non si fa musica solo per se ma bisogna porgerla anche agl'altri, il blues è un ottimo veicolo per far arrivare agl'altri la nostra musica. Noi lo abbiamo stravolto come linguaggio, Pietro ha fatto un assolo che sembrava John Coltrane
(ride). A quel punto suonando su una struttura del genere si può apprezzare di più la ricerca per ampliare quella struttura per rompere gli schemi. Alla base c'è una struttura
popolare e quindi più comprensibile.
Ecco allora la scelta di fare il piccolo break-divertissment nel bel mezzo del pezzo di Miles con Maramao Perché Sei Morto….
Antonio Onorato - Certo, certo è un modo per captare l'attenzione dello spettatore medio, che poi ascolta il resto. Una cosa del genere resta più impressa rispetto a un assolo difficile.
Da dove nasce l'esigenza di dilatare i brani così a lungo?
Pietro Condorelli - Il jazz dal vivo è fatto di questo, il brano rock dal vivo invece ha spazi limitati perché composto da strofa ritornello strofa più assolo finale, quindi lascia poco spazio all'improvvisazione. Nel jazz no, un giorno si possono fare sette ritornelli su un blues, il giorno dopo tre. Così secondo l'ispirazione.
Aldo Farias - Sono degli stimoli, degli scambi che si ricevono, io faccio una cosa, lui la riceve e poi me la rilancia.
Ottimo davvero il tuo botta e risposta chitarristico con Pietro su Black Orpheus, un pezzo strepitoso davvero…
Aldo Farias - Verissimo, abbiamo fatto un grande scontro di chitarre.
Salvatore, anche tu hai suonato molto con loro?
Salvatore Tranchini - Siamo cresciuti insieme, è su questo che si fonda la nostra musica, su un unione forte, molto forte. Quasi non ci sopportiamo più
(ride).
Mi hanno detto che tu tieni i rapporti con la stampa vero?
Salvatore Tranchini - Si, faccio io le interviste…ma solo quando sono in crisi misitica, stasera è un eccezione.
A quale batterista jazz ti ispiri?
Salvatore Tranchini - Io mi ispiro a Giulio Capiozzo, grande batterista degli Area, la band in cui tempo fa ha suonato anche Pietro. Giulio ha fatto la storia della batteria jazz.
Anche tu ti sei preso alcune parti di assolo….
Salvatore Tranchini - Uno solo…..
Ottimi sono stati i tuoi duelli con Angelo….
Salvatore Tranchini - Si, giusto per rompergli le uova nel paniere
(ride)… lui suona a memoria, così arrivo io e gli mischio le carte in tavola.
Angelo, cosa pensi del lavoro di Salvatore alla batteria?
Angelo Farias - Mmm…lui si adagia sul mio lavoro (ride) e può fare
quello che vuole… e questo non va bene. A parte tutto c'è una grandissima affinità tra me e lui.
Antonio, concludendo ieri ho visto il tuo sito internet, raccoglie molto materiale non solo relativo a te ma anche a Pietro, Aldo, Angelo e Salvatore. Che rapporto hai con il web?
Antonio Onorato - Ho un ottimo rapporto con internet, è una grandissima cosa per la musica, anche se andrebbe da regolarizzare lo "scaricare" gratis dei pezzi. Tuttavia potrebbe essere un ottimo strumento per limitare lo strapotere delle Major che hanno fatto il comodo loro fino ad adesso. Quindi come mezzo di divulgazione e comunicazione lo considero stupendo. Consiglio davvero ai lettori di Casertamusica una visita al mio internet al quale tengo moltissimo che è
http://www.antonioonorato.com
che contiene tutto ciò che riguarda la mia attività artistica, ma non solo come hai detto anche tu.
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Il
trio Condorelli, Onorato, Farias
Aldo Farias Pietro
Condorelli Antonio
Onorato
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