I De Marco festeggiano  Don Ciccio Perrotta

Ad Arienzo l'applaudita esibizione del duo nella Basilica di S. Andrea Apostolo.

Paolo Pozzuoli


Arienzo, 28 Giugno 2003. L’altra sera, nella Basilica di S. Andrea Apostolo in Arienzo restituita ai fedeli totalmente restaurata grazie ai sacrifici personali dell’Arciprete don Ciccio Perrotta, un gran finale ha suggellato il ciclo di manifestazioni predisposte per festeggiare degnamente il 50° anniversario di sacerdozio dello stesso don Ciccio, leggenda vivente della Valle di Suessola e ... non solo. C’erano proprio tutti, noti personaggi, parrocchiani, fedeli, intere famiglie che, con la semplice, silenziosa, discreta presenza, hanno voluto ancora una volta testimoniare al loro prezioso Pastore la particolare stima, lo smisurato affetto, il profondo attaccamento. Il gran finale, fortissimamente voluto ed abilmente organizzato dagli Amici e dai Collaboratori di sempre, fra i quali spicca l’architetto Pina Ferriello, doveva poter rappresentare una vera e propria ‘sorpresa’ per don Ciccio. E così è stato fino alla fine anche se lo stesso don Ciccio, avendo intuito qualcosa, ha cercato a sua volta di ‘sorprendere’ anticipando ed annunciando la sua ‘sorpresa’. La benedizione cioè della Statua di S. Alfonso – protettore della Diocesi di Acerra - in legno, riportata, restaurata e rinnovata dopo svariati anni, in S. Andrea Apostolo. Subito dopo, il via alle ‘sorprese’ programmate, a partire dalle inebrianti note (molto applauditi i brani di musica sacra e classica preparati per l’occasione) che si sono sprigionate dagli strumenti del ‘duo’ De Marco, simbolo della celebre Orchestra Liberina. Un ritorno, questo, in Arienzo ed in S. Andrea Apostolo (la prima esibizione, non meno apprezzata, risale al 4 gennaio 2001) per celebrare don Ciccio da parte del ‘patron’ Pasquale, un nome che non più bisogno di presentazione avendo ormai da tempo fatto incetta di encomi ed elogi da … depauperare dizionari ed enciclopedie, in perfetta simbiosi con la sua fisarmonica, e del giovanissimo rampollo Domenico, autentico fuoriclasse delle sette note, il quale, con il suo vibrafono, è andato ben … oltre: al punto cioè da far vibrare gli animi dei presenti ed a spingerli a ritenere che siffatto strumento ultramoderno sia stato ideato e realizzato apposta per lui. Quindi, l’altra ‘sorpresa’, il leit motiv della serata: il libro. Una volta tanto, non di don Ciccio, ma dedicato, come recita il titolo "A don Ciccio per il suo impegno di Sacerdote e di Uomo": un ‘mix’, una ‘miscellanea’ di lettere, note, ricordi, aneddoti, che reca la pregiata testimonianza dei Vescovi di Acerra, l’Emerito Mons. Antonio Riboldi e S. E. Mons. Giovanni Rinaldi. 

Biografia dell'Arciprete Don Francesco M.Perrotta e cenni storici della Basilica di S. Anrea Apostolo in Arienzo

Francesco Maria Perrotta, nato il 30 novembre 1930 (per l’anagrafe il 1-12 e per tutti don Ciccio), è uno dei cinque figli di Andrea, agricoltore di valore, noto per la sua particolare bravura nel praticare innesti e di Piscitelli Maria Giovanna, donna di grande fede e dalle rare virtù. Ordinato sacerdote il 31 maggio 1953 a S. Marco Evangelista, fu subito ‘destinato’ ad Acerra. Quindi (dal 26 gennaio 1967), Arciprete di S. Andrea Apostolo in Arienzo. Pastore saggio ed illuminato, maestro, educatore, storico, scrittore, giornalista, appassionato paladino dei diritti civili, infaticabile promotore di comitati per la tutela e la salvaguardia ambientale, amministratore oculato, ha sempre assolto con abnegazione e sacrifici economici personali i molteplici impegni assunti portando brillantemente a termine ogni iniziativa della sua incommensurabile, poliedrica attività. Tutta una vita, la sua vita dedicata al prossimo ed agli studi. Grazie alla sua opera ed alle sue opere, frutto anche di approfonditi studi e di meticolosa ricerca dalle ‘carte vecchie’, si è avuta la ‘riscoperta’ della Valle di Suessola ed è stato possibile apprendere e conoscere la storia, eventi, fatti e storie più impensate e disparate comunque interessanti e particolari. Da Presidente dell’Istituto ‘S. Filippo Neri’ ha provveduto a dirimere antipatiche vertenze burocratiche e giudiziarie. Infine – ed è di questi giorni – ha dato tutto se stesso per il totale restauro della Cattedrale di S. Andrea Apostolo. ("Risalente all’anno 1151, è la Chiesa nella quale hanno sempre officiato i Vescovi della Diocesi di S. Agata dei Goti che comprendeva anche Arienzo. La parrocchia, nel 1727, fu da Papa Innocenzo XI elevata alla dignità di ‘collegiata insigne’ con 22 canonici ed 8 mansionari. Presenta una pianta a croce latina a tre navate con ampia cupola ed una facciata a tre portali. Al suo interno sono conservate pregevoli sculture lignee del XVI e XVII secolo raffiguranti S. Andrea, S. Pietro, S. Paolo, la Madonna della Sanità, S. Biagio, la Madonna delle Grazie e due angeli dorati che sostengono due candelabri; si possono inoltre ammirare le preziose tele raffiguranti S. Nicola, S. Maria delle Grazie, S. Francesco ed il presepe. Particolarmente interessanti sono il pulpito intarsiato del ‘600 ed il ‘coro’ ligneo del 1730. Nella Chiesa sono venerati i corpi dei martiri S. Clemente e S. Costanza, patroni di Arienzo. L’interesse e l’importanza storica della Parrocchia Arcipretale di S. Andrea Apostolo, di fondazione contemporanea all’università di Arienzo, sarebbe da rilevarsi da più speciale monografia. E la Collegiata secolare che vi fu costituita nei primi lustri del passato secolo ha pieno diritto di essere conservata. Di fronte alla terza colonna a destra si osserva una tomba sulla quale è sospeso un Cappello Vescovile: qui è sepolto il Vescovo di S. Agata dei Goti D. Paolo Pozzuoli il quale, venuto a respirare aria più salubre nel monastero dei cappuccini, vi morì l’8 marzo 1799 (sopra la lapide è riportato: 
A.P.OMEGA. 
Paulus Pozzolius Santhagatensium Antistes
Incumparabili Morum Suavitate
Praeditus
Prudentia Doctrina Conspicuus
Heic Situs Est
Qui
Eximias Virtutes 
Tanta Animi Demissione Cumulavit
Ut Infra Pavimentum 
Ante Altare Corporis Christi
Se Tumulari Voluerit 
Quo
Ad Sacram Synaxim Accedentium
Assidue Pedibus Cumularetur 
Paschalis Can. De Lucia 
Ne Desideratissimi Episcopi Facta 
Oblivione Indigna Intercederent 
Memorem Lapidem 
P.C.
A.S.R. MDCCCXLIII).

Ricca, interessante, profonda e variegata la sua produzione bibliografica a partire da ‘L’Università di Arienzo e la peste del 1656’, per finire alla penultima ‘Memorie delle Monache Lateranensi o Rocchettine’ (Manoscritto inedito di Giovanni Andrea Buffolino del 1672), e quindi all’ultima ‘Cappellanie. Cronotassi degli Arcipreti di Arienzo’ (dal 1521 al 2003: dall’Arciprete don Angelo Perrotta all’Arciprete don Francesco Perrotta), pubblicato in occasione del suo 50° anniversario di sacerdozio. Ma ricordiamo anche "I Mestieri nell’Università di Arienzo nel 1741", "La vita religiosa nell’Università di Arienzo nel ‘500 e agli inizi del ‘600", "L’ospedale civile di Arienzo", "Suessola e la sua Valle", "L’opera di S. Alfonso Maria de’ Liguori vescovo di S. Agata de’ Goti nella Terra di Arienzo", "Fondazione del Regio Convento di S. Maria a Vico della Terra d’Arienzo", "Le Monache Rocchettine di Arienzo", "La Chiesa e il Monastero di S. Agostino di Arienzo", "L’Episcopato campano al Concilio di Trento". 

 

 

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