Caserta, 15 marzo. Il luogo è lo storico
Caffè Margherita, storico bar casertano sede in passato di
fermenti culturali della nostra città, l'occasione per
l'intervista a Romeo Trimarchi è data dal successo della sua
opera prima, La Città Dei Silenzi. Durante una rilassata
chiacchierata di fronte ad un buon caffè, Romeo ci illustra il
suo percorso letterario...
Sei alla tua prima esperienza letteraria,
quali sono i motivi guida che ti hanno spinto a scrivere
questo romanzo? La motivazione essenziale che mi ha
spinto a scrivere questo romanzo è lo stato di abbandono, che
provano tutti gli individui in questo mondo, e ho trovato
questo punto di riferimento per cercare di rappresentare una
problematica che rientra in una comunanza collettiva. Ognuno
di noi, almeno una volta nella vita ha provato uno stato di
abbandono e solitudine, ed ecco perché la fase iniziale del
mio romanzo parte proprio in questo modo.
Il
protagonista del romanzo è un barbone, Valentino, questa
figura è sinonimo di un solitudine collettiva, che pervade la
società moderna? E' un personaggio che parte da una
situazione primaria dove lui non ha nulla ed è solo, tranne un
unico tentativo quello di poter affrontare il viaggio verso la
"Città dei Silenzi".
Quindi è una figura
assolutamente simbolica? E' una figura simbolica
che rientra in quelle che possono essere le figure
caratteristiche dell'attuale società umana.
Non
poteva essere quindi un manager di una
multinazionale? Certamente no, perché è un
personaggio che fa da contraltare a quello che è il potere e
la ricchezza, di conseguenza è un persona di grande amore, con
una base di grande solitudine.
I personaggi che
popolano "La Città dei Silenzi" sembrano uscire da un quadro
di Munch, questa è solo una coincidenza o una vera e propria
influenza? No…penso che non sia nè una coincidenza,
nè un influenza…i personaggi del mio romanzo rappresentano
quella che è la massa della società, infatti i personaggi che
popolano la piazza dall'abbigliamento identico, rappresentano
una società senza un punto di riferimento o meglio che si
rifanno a stereotipi e non pensano con la propria
testa.
Il motivo del viaggio presente nel tuo libro
mi ricorda Desolation Row di Bob Dylan, che ormai è diventata
simbolo di alta poesia in cui confluiscono realtà e illusione,
è lo stesso per il tuo libro? Realtà e illusione
sono due fattori che fanno parte del mio romanzo e che vengono
prese come punto di riferimento per distinguere quella che è
l'attuale illusione, mi riferisco all'attuale società
capitalistica con tutti i suoi difetti e le sue tragedie e
quella che è la realtà dura e amara e che comunque un
riferimento puro e tangibile.
In un momento in cui
la letteratura è dominata da Camilleri e dai giallisti
americani, come mai hai deciso di scrivere questo libro
contro-cultura? Penso che ogni autore debba
esprimere quella che è la propria fantasia, quello che è il
proprio mondo interiore per poter rappresentare poi quello che
è un mondo collettivo, sicuramente ci sono riferimenti anche
personali, ma tuttavia rappresentano problematiche universali
di questa società.
E' d'obbligo quindi una domanda,
quali sono i riferimenti personali, alla luce anche di quello
che ti ha scritto anche la Signora Ciampi che nella sua
lettera dice : "Questo romanzo rappresenta il raggiungimento
di una serenità interiore"…
Questo romanzo è la rappresentazione
emblematica di un cammino verso la conoscenza e si può
arrivare alla conoscenza e quindi alla serenità soltanto dopo
aver attraversato le porte del dolore.
E' un punto
di arrivo o un punto d'inizio? Penso che sia un
punto d'inizio, perché solo quando si superano le barriere del
dolore si inizia a vivere, si inizia così ad amare di più la
vita.
Si diventa impermeabili al dolore, nel senso
che si accetta il dolore come mezzo catartico oppure si ci
piega al destino? Viene accettato non con
rassegnazione, ma con serenità e quindi viene accettato il
mondo con le varie tragedie, viene accettato come forma
tangibile della realtà
Quali autori ti hanno
influenzato particolarmente? Sono un amante dei
classici, penso che Kafka sia quello che più ha
colpito.
A differenza di Kafka il tuo romanzo è meno
prolisso…. Da quello che la critica definisce, il
mio è un romanzo dai toni molto profondi espressi con un
linguaggio molto semplice. E' difficile comunicare alla gente,
anzi saper comunicare alla gente quello che può essere un
mondo interiore che si rispecchia in quello collettivo,
bisogna far attenzione perché rappresentare un opera bisogna
saper comunicare e in questo caso la letteratura, è secondo me
una delle più alte forme di manifestazione dell'intelligenza
umana.
Un altro elemento emerge nel tuo romanzo è
l'Eros, che posto occupa? Il viaggio che
intraprende Valentino, non è solo un viaggio verso la
conoscenza in generale ma anche verso la conoscenza del genere
femminile. Non a caso vi sono personaggi che stanno a
rappresentare quelle che sono le donne, sotto tutti i punti di
vista. Abbiamo un prima donna che è un imprendibile
prostituta, la seconda è una ragazza adolescente, la terza è
una madre dal duplice aspetto, distruttiva e costruttiva nello
stesso momento.
La Luna o meglio la donna che viene
dalla Luna, è quindi una donna sfuggente? Questa
donna sfuggente che fa intraprendere il viaggio a Valentino,
proprio perché non si lascia prendere simboleggia la donna che
lascia un segno nella vita dell'uomo.
Ci definisci
il valore degl'inserimenti poetici nel tuo
romanzo? Vi è un determinato valore che comunque è
in riferimento alla luna che tende a rappresentare una sorta
di rassegnazione alla solitudine.
L'ascolto di
Beethoven ti ha influenzato in qualche modo? Si,
tantissimo ho scelto questo personaggio che è uno dei pochi
nel corso della storia di tutti i tempi che comunque, ha fatto
di tutto per poter realizzare la sua opera, Beethoven non è
Mozart che ogni volta che componeva creava capolavori, lui si
avvicinava moltissimo a quella che è la figura umana,
ripensamenti, bozze, delusioni dalla vita, rappresenta la
figura più alta di riferimento.
Sin dalle prime
pagine ho pensato che tu ti fossi ispirato a St.Euxpery, è
vero? Non mi sono ispirato a lui, la mia è una
storia originale, questa rappresentazione è stata fatta nel
contesto di una favola. E' una favola per
adulti.
Quali sono i riferimenti classici, parlo
della letteratura latina e greca?
Oltre Pandora c'è anche Alma che nella
cultura latino-americana rappresenta la madre protettrice,
addirittura colei che guarisce in contrapposizione appunto a
Pandora che è causa dei mali dell'uomo.
Alma
nell'italiano antico significava anima… Alma
rappresenta l'anima di Valentino e lei stessa si fa carico di
difenderlo,
Quanto c'è di psicologia e di
psicanalisi nel tuo romanzo? Ce ne sono tantissimi,
come asserì il Prof.Carotenuto nel corso di una presentazione
del mio libro a Roma, e lo si nota durante il processo a cui
viene sottoposto Valentino, il fatto di non potersi difendere
e il successivo avvalersi della facoltà di non rispondere,
simboleggia la condizione primaria di ogni individuo nel
contesto della propria infanzia dove spesso i genitori
impedisco al bambino di esprimersi.
Il miele della
favola, un veleno per… Tutte quelle persone aride
che putroppo oggi fanno parte di quella società ricca e
potente ma anche perversa e corrotta.
La giustizia
ingiusta ne è così un esempio… Nel mio romanzo l'ho
rappresentata attraverso un lucida riflession sulla nostra
società, non a caso viene rappresentata in modo esemplare come
costruita sull'apparenza trascurando la sostanza delle
cose.
L'uomo per te non è quindi cattivo per
natura come diceva Hobbes o ancora prima Plauto, ma la
cattiveria nasce da accidenti esterni… La
cattiveria dell'uomo nasce da quello che è potuto essere il
suo ambiente familiare e sociale, nasce da una condizione di
carenza di affetto ne è un esempio il generale Bambinovic che
è rappresentato nel terzo atto.
Hai parlato di atti
c'è una connessione con il teatro nel tuo
romanzo? Sicuramente e la divisione in tre atti ne
è la dimostrazione, e sto già vagliando l'ipotesi che mi è
stata prospettata da alcuni di farne una riduzione
teatrale.
Un consiglio per chi comincia a
scrivere… Innanzitutto un consiglio che posso dare
a chi comincia a scrivere è quello di esprimere quanto più è
possibile tutto ciò che detta il proprio cuore e non
disprezzarsi mai , perché ogni riferimento letterario è una
rappresentazione emozionale che va a simboleggiare quelle che
sono le nostre emozioni che sono delle grandi risorse.
Attenzione però dobbiamo parlare di emozioni viste nel non
solo sotto un unico punto di vista ma considerarle nella loro
totalità.
|
|