Vini di casa nostra: Pallagrello e Casavecchia.

(di Paolo Pozzuoli)


Marzo 2003. Dalle ondulate e suggestive Colline Caiatine, seconde forse solo alle più ‘nobili’ fiorentine, attraversate in una estemporanea passeggiata con Enrico Carrella è stato recuperato e veleggia anche oltre oceano il vino Pallagrello e Casavecchia dove, apprezzato e richiesto com’è, viene servito in ristoranti esclusivi. È un vino derivante da bacche di vitigni autoctoni, noto da secoli solo localmente. Oggi che, prevalendo sui ritmi snervanti provocati dall’attività professionale e politica che negli anni 80/90 del secolo scorso l’hannno avuto come valido protagonista – da avvocato ha calcato le aule di tribunali e preture ed ha guidato per un certo tempo da primo cittadino la città di Capua - ha aggiunto ai ricordi della fanciullezza la riscoperta della salutare vita agreste, la passione e la cultura del vino, Giuseppe Mancini, novello Cincinnato, suole ritirarsi nel suo ‘eremo’ per dedicarsi alla produzione di un nettare da vitigni autoctoni che si è preoccupato di recuperare. Particolarmente ed unanimamente apprezzato dagli addetti ai lavori al punto da essere gratificato con i trazionali, classici tre bicchieri. Un riconoscimento che va ben oltre le più rosee previsioni ma che premia un decennio di indagini, ricerche, sperimentazioni ma anche la costanza, la caparbietà, lo spirito di sacrificio di Giuseppe Mancini che oggi, inebriandosi ed estasiandosi per primo, può ben dirsi soddisfatto dei suoi ‘Pallagrello’ e ’Casavecchia’ come sono stati etichettati i due vini della sua azienda, denominata ‘vestini campagnano’ in omaggio agli avi materni. Vitigni e vino finora noti in quel territorio che, partendo da Pontelatone ed estendendosi sino ai piedi del Taburno, comprende e coinvolge quella vasta zona, a ridosso del fiume Volturno, con Caiazzo, Alvignano, Dragoni, Ruviano e Castelcampagnano. Qui, da sempre, come hanno avuto modo di testimoniare vecchi, fortunati contadini, si è prodotto un rosso di ottima qualità derivante proprio dalle uve dei vitigni ’Casavecchia’ e ‘Pallagrello’. “Quest’ultimo, poi, pronunciato dai locali ‘u pallarell’” - ha riferito il Mancini – “è certamente di origine più antica e pertanto conosciuto ben oltre questa nostra zona. Tracce di ‘Pallagrello’, infatti, sono state trovate non solo lungo tutto il corso del fiume volturno a partire dalle sorgenti di Capo Volturno in provincia di Isernia, dove nasce, ma anche nell’alto casertano, ovvero in agro di Conca Campania e Galluccio. Non a caso, proprio qui, in Galluccio, la facoltà di agraria dell’università di Napoli procede a costanti sperimentazioni in un’apposita zona riservata ai vitigni autoctoni campani”.

 

 

 

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