Liberi ed 'Il Male oscuro'

di Paolo Pozzuoli


Liberi (CE). Chi o cosa si cela dietro le improvvise, inspiegabili sparizioni ancora irrisolte e tuttora avvolte nel più arcano dei misteri? Questa domanda, affiorata per così tanto tempo sulle labbra di tutti e passata di bocca in bocca, è rimasta improvvisamente tronca per il ritrovamento del corpo ormai senza vita di un altro figlio di questa terra angusta ma ricca di verde incontaminato, ristretta in ambiti ben definiti ma invidiata per i suoi boschi, le sue valli, i paesaggi unici, che viene ricordata con particolare struggente nostalgia da chi ha superato i primi ‘anta’. Qui, ogni vicolo, ogni angolo, anche il più remoto, ha una propria storia che è legata alla gente dignitosa e serena che vi ha dimorato brillando per umiltà, intelligenza, laboriosità, vivere. Gente che ha sempre anteposto agli interessi i sentimenti di amicizia e di solidarietà. Gente, fiera, orgogliosa e rispettosa al punto da apostrofare i più anziani con il ‘voi’. Gente che non dimenticherà mai il suono del suo ‘campanone’, festoso quando annunciava la festività del Santo Patrono e la Resurrezione del Signore e, purtroppo, sinistro quando ‘chiamava’ a raccolta i contadini per un incendio scoppiato all’improvviso. Insomma, una gente di altri tempi che viene dal passato come la sua stessa terra, nota perfino agli antichi romani che la scelsero come dimora soggiornandovi in modo ottimale avendo realizzato templi e stabilimenti termali. Un posto autoctono, blindato, fuori della portata di disubbidienti, no global, ambientalisti, ecc.. Forse le cinque frazioni, Profeti, Merangeli, Villa, Liberi (la vecchia “Sclavia”) e Cese, a 500 mt. sul metri sul livello del mare, in un ambiente unico, puro, incontaminato, dall’aria salubre e fresca, dalle sorgenti ricche di limpida acqua, dai ruscelli chiari e fragorosi, ‘sanno’ troppo di un passato che ci si ostina a richiamare e rinverdire per allontanare il nuovo che spinge oltre, che promette di scrutare al di là di quell’orizzonte che invoglia ed attira con la sua lunga striscia di fuoco e che spesso, all’alba o al tramonto, consente a Capri, Ischia, Procida ed al mare di Napoli di fare capolino. Oggi, chi vi dimora, intendendo forse siffatta residenza come un romitaggio forzato, avverte e subisce la lontananza, i limiti di un orizzonte, di un infinito finito, la mancanza di idoli. Di qui, una latente e per nulla mascherata insoddisfazione, la mancanza di stimoli e di interessi, l’alienazione, l’isolamento. Di qui il grido di aiuto, messaggio d’amore per quel paese natio che sembra allontanarsi sempre più fino a perdersi oltre l’orizzonte, lanciato da un noto professionista, da sempre e comunque legato a questa terra piena di contraddizioni: “I motivi e le ragioni di questi gesti sono forse il messaggio estremo di una persona altrimenti bisognosa di comprensione e di aiuto materiale e psicologico ritenendosi di fatto schiacciata da una società che inesorabilmente corre travolgendo esigenze e distruggendo i sentimenti. Conseguenza certamente di un ‘male oscuro’ che non solo non allontana cattivi pensieri ma che porta ad annullare quei legami di affetto e/o di interessi che caratterizzano il comportamento della nostra vita. Insomma, in queste condizioni di disagio e di abbandono, chi mai rimarrà dopo di noi a Liberi a suonare la campana del paese e quegli strumenti dalla tradizione contadina e popolare, ad assistere le poche anime nei momenti di gioia o di dolore, a curare gli emigranti ritornati vecchi e senza figli, nella casa costruita con tanto sudore?”

 

 

 

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