Nicola Arigliano al Cinema San Marco

Cronaca della esibizione casertana del grande "crooner" pugliese.

di Pasquale Iaselli

 

Il 15 marzo scorso, nell'ambito dei lavori di presentazione di un'associazione culturale cittadina, al Cinema San Marco è intervenuto il quartetto di Nicola Arigliano.
E' stato un viaggio tra il jazz e il blues davanti ad un pubblico probabilmente non abituato e piacevolmente sorpreso! Un pubblico che ha assistito allo spasso di un arzillo maestro incorniciato dal misurato virtuosismo di un trio d'eccezione. Una band dall'alto potenziale, pronta ad assecondare il vocalist e farlo ritrovare sul morbido in ogni sua invenzione, anticipandolo o assecondandolo. Michele Ascolese alla chitarra, che ha collaborato con i migliori musicisti italiani (ricordiamo tra gli altri la pregevole collaborazione con gli ultimi due splendidi album di De Andrè, "Nuvole" e "Anime salve") dotato di una lucidità creativa abbinata ad una sapiente sicurezza di accompagnamento. Non si è risparmiato nell'improvvisazione o nel prestare il fianco ai suoi compagni, e ha fatto "volare" la sua chitarra acustica (non era una chitarra jazz) che più di tanto non poteva dare, che a momenti urlava allo spasimo, al massimo delle sue possibilità, uno strumento portato alla sua voce estrema. Giampaolo Ascolese alla batteria e Elio Tatti al contrabbasso, pregevole sezione ritmica, l'uno un Art Blakey sorridente e volenteroso, che sa adattarsi e seguire qualsiasi capriccio, capace di cambiare tempo e ritmo con maestria e dimostrarsi grande drummer, l'altro un Jimmy Garrison caparbio, pronto ad accompagnarti per ore, lo si sente nella scioltezza dei pochi minuti. E si perdonino i paragoni!
Gli attacchi e i finali dei brani sono tipici di quel jazz italiano "contrabbandato" nel dopoguerra da Fred Buscaglione e da Lelio Luttazzi, con tempi ad arte utilizzati per dipingere le visioni della tenerezza di quel tempo. Gli "standard" (le "canzoni" del jazz) vengono portati alla loro più intima comprensione, perché tradotti e rielaborati nella nostra lingua. Come favole portate alla luce, nell'accezione di storie ormai assurte a leggende, cristallizzate in "standard". La meritoria opera di traduzione di un genere che "… le nostre fidanzate ci lasciavano piuttosto che ascoltare quella musica…" è condita e rallegrata da scherzi e gag che solo chi da sessant'anni calca le scene può inventare.
E così abbiamo battuto il tempo col potente blues di Satchmo in "Black coffee" o "Mack the knife" o "St. Louis Blues", diluiti con la storiella liberamente tradotta dallo standard; e abbiamo ricordato quando il blues delle piantagioni era un anestetico, per far sognare lontano dalla dura realtà il vagheggiamento di amori felici o di semplici risate.
E così siamo stati cullati nel ritmo di beguine di "I sing ammore"; e abbiamo sorriso a "Il pinguino innamorato", o "Maramao perché sei morto", con il Trio Lescano portato mirabilmente, in un'operazione di "moderno restauro", nell'alveo di un genere musicale - il jazz - che straccia, fa a brandelli, rielabora, scherza, con humour, sulla materia pesante e severa della storia.
E abbiamo vibrato in momenti di pregevole passione e armonico accordo con il suo trio in "Nebbia" o "Amorevole", nel ricordo del piano bar anni '50 che siamo abituati a vedere nel cinema italiano della ricostruzione e del boom economico; o nelle arie di "20 km al giorno" che ci riportano in quell'atmosfera di Sanremo tra Tenco e Bruno Martino.
E abbiamo sorriso alle trovate di "Oh baby kiss me" di Garinei e Giovannini e alle chicche dell'avanspettacolo italiano anni '20 di "Arcangelo Bottiglia" o "Tressette a quattro" o "'O flauto 'e Pennico". A volte ancora l'icasticità di un jingle di un minuto e mezzo, come una poesia di Salvatore Di Giacomo tra le song per dire una barzelletta, nel migliore cliché del cabaret.
Una voce senza gorgheggi, quella di Nicola, se non quando necessario, ma con uno "ska" irresistibile; una linea melodica misurata all'essenziale, come chi ormai canta "a ricordo", chi ce l'ha nel sangue, e canta senza cantare, e la voce non ha bisogno di indugiare sulle note e di svisare.
Un genuino singer pugliese, come l'Italia non ne ha mai avuti, un Frank Sinatra nostrano (ricordate l'humour di Sinatra e i suoi irresistibili e comici duetti con Dean Martin o Sammy Davis Jr…)
Dispiace che il Garibaldino di Santa Maria Capua Vetere non abbia voluto darci un'altra possibilità di gustarlo, avendo disdetto, per probabili equivoci, il suo concerto previsto il mese successivo.
Con la calma misurata del vecchio saggio e la parlantina da affabulatore, non ne voleva sapere di andarsene, e non si risparmiava nei bis e nei ter. Vuole il concerto con le luci non spente, per poter vedere il pubblico, capirlo, prenderlo per il suo verso, dare tutto se il suo pubblico lo vuole e lo pretende. Ma non troppo da vicino però: la sua dieta certosina fatta di "verdure crude tagliate longitudinalmente, sei spicchi di aglio vestiti (con la buccia), peperoncino triturato, pasta al dente fredda e condita con pomodori passati al setaccio senza semi e crudi, etc. etc." non lo permette. E la scelta di presentare Nicola Arigliano aveva un motivo preciso per la città di Caserta:

"Coloro che non sanno ricordare il passato sono condannati a ripeterlo" (George Santayana). Perché il passato è l'insieme degli istituti che i nostri padri ci hanno tramandato, la radice che sostiene la crescita presente. E al futuro guardiamo con ottimismo, nello spirito del rinnovamento, con la certezza di una politica più giusta e responsabile.
I discorsi più impegnati e rispettosi, che affondano le mani nella città materiale dei nostri padri, e che vogliono rinnovarla nello spirito del presente e dei nostri figli, vogliamo però pronunciarli con leggerezza, serenità e ironia.
Per questo Nicola, che attraversa i decenni musicali, con i suoi standard costruiti e precisi ma interpretati con arte leggera. Perché con la sua vitale verve ci testimonia chi ride e scherza, ma vive e responsabilmente crea… "e la creatività implica un dialogo, non sempre pacifico, col pubblico. E implica, naturalmente, capacità di ascolto" (Luciano Berio).

Biografia di N. Arigliano

Nicola Arigliano è nato a Squinzano, in provincia di Lecce, il 7 dicembre 1923.
La sua professionalità, insieme alla grande personalità e carisma, gli hanno permesso di essere forse l'unico vero cantante di jazz che il nostro paese abbia mai avuto.
La sua fortuna inizia nel 1958, quando partecipa a Canzonissima, al Cantatutto e a diversi festival jazz. Tra il 1961 e il 1962 arrivano i suoi primi successi discografici, con brani come E' solo questione di tempo e Sentimentale. Nel 1964 si presenta al Festival di Sanremo con Venti chilometri al giorno, inaugurando una stagione fatta di grandi successi come Amorevole, I sing ammore, My wonderful bambina, Tre volte baciami. Diventa anche un apprezzato testimonial pubblicitario, reclamizzando per ben 19 anni il digestivo Antonetto.
Dal 1996 è ritornato alla ribalta con "I sing ancora", CD che ha vinto il Premio Tenco 1996 davanti ad artisti del calibro di Mina, Ornella Vanoni, Ivano Fossati, Gino Paoli ed Adriano Celentano.
Da allora sono usciti altri tre CD: "Nu' ritratto…" , "Italian crooner to the americans" in cui Arigliano canta tutti standard americani, cosa veramente rara, e l'ultimo "Go, man!", che sta riscuotendo un grandissimo successo di vendite e di critica.

Con Nicola Arigliano suonano:

GIAMPAOLO ASCOLESE alla batteria che è il veterano del gruppo e collabora con Arigliano dal 1986. Batterista e percussionista che ha circa trenta anni di esperienza con tantissimi musicisti di jazz americani tra cui Chet Baker e Lee Konitz, con alle spalle l'incisione di circa 50 tra CD ed album, di cui tre come leader di progetti.

MICHELE ASCOLESE, chitarrista, che dopo avere avuto le prime esperienze con il jazz e la musica brasiliana, è entrato di prepotenza nel mondo della musica leggera diventando il chitarrista "di fiducia" di artisti come Ornella Vanoni, Gino Paoli, Fabrizio de Andrè e tantissimi altri.

ELIO TATTI al contrabbasso, strumentista che, dopo anni di esperienze nella musica classica, ha esordito nel campo del jazz in maniera brillante, collaborando con veterani del jazz italiano, quali Puccio Sboto, Marcello Rosa, Cicci Santucci .

Nicola Arigliano

 

 

Nicola Arigliano sul palco del San Marco

 

 

 

www.casertamusica.com e www.locali.caserta.it. Portali di musica, arte e cultura casertana  
Mail: redazione@casertamusica.com; Articoli e foto ©  Casertamusica.com  1999 / 2006
In assenza di espressa autorizzazione è vietata la riproduzione o pubblicazione, totale o parziale, degli articoli.