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In una piccola libreria napoletana è stata raccontata la storia del Blues…senza far troppo rumore, suonata e cantata con l'anima nera e con un cuore dimenticato ormai dal contemporaneo modo di far musica!
Al "lontano da dove", un posticino nascosto e conosciuto per pochi appassionati di libri nel centro della città di Napoli , si è celebrato e consumato il rito del blues in quattro unici incontri. I protagonisti del viaggio nella storia del Blues sono stati Mario Insenga (voce e batteria dei Blue Stuff,), Guido Migliaro (voce e chitarra dei Juke Joint) e Sandro Coppola (chitarra della Gloomily band, traccia di blues) in poche parole il meglio del blues partenopeo. La prima attesa serata ci ha trasferito alla ricerca delle radici del blues sulle rive del Mississippi, in particolare tra la valle del fiume alle spalle e l'immenso golfo del Messico di fronte. Piacevolmente guidati dal saggio racconto di Mario Insenga siamo andati a scovare la corrente del country blues. La magica serata si apre con "Canned Head blues" di Tommy Johnson (il famosissimo brano che andò poi a battezzare la band di Bob Hide e Alan Wilson, personaggi cari all'educazione del blues bianco di Mario Insenga). Tra un brano e l'altro, sempre in agguato, la cultura di Mario Insenga è l'altra protagonista della rassegna. I personaggi e il corpo delle loro canzoni vengono magistralmente anticipati dai racconti di Mario, che non si risparmia di svelarci alcune interessanti curiosità…come la differenza tra un Holler (il canto "gridato" dai lavoratori neri nelle piantagioni) e un Shouter (il vigoroso urlatore di blues). L'esecuzioni appassionate di "Easy Rider" di Blind Lemon Jefferson (tipico esempio di holler) e "High water everywhere" di Charley Patton ci conducono alla splendida interpretazione di James Alley Blues di Richard "Rabbit" Brown "il momento cruciale del passaggio tra il blues arcaico e il blues contemporaneo"… recita il maestro Insenga. Il tempo di ricordare Leadbelly nei gesti di Mario Insenga nell'euforica interpretazione di "Mary Logan", che si arriva a sigillare la prima serata con l'interpretazione di "Walkin blues" dell'inquietante Robert Johnson da parte di Guido Migliaro, per l'occasione intensamente vocalizzata attraverso l'uso della slide e cantata con una straordinaria voce tinta di nero al punto giusto. Il successo della prima serata porta la piccola libreria ad affollarsi oltre la sua capienza per il secondo appuntamento con il blues. In forma smagliante Mario, Guido e Sandro aprono le danze con un energica "KindHearted Woman" ripartendo la dove ci eravamo salutati durante la prima serata e cioè da Robert Johnson. La sequenza sparata in successione da mozzafiato di "Mr.Jelly Roll Bunker", "Black, Brown & White" e "Blues Before Sunrise", quest'ultima accentuata dall'assolo incisivo di Sandro Coppola, ci lascia intendere che la serata sarà scintillante. Euforica con tanto di Kazoo suonato da Mario Insenga l'interpretazione di "Sellin' that stuff", un traditional suonato dalle varie jug bands di Memphis. Le chitarre acustiche si inseguono in "Dust My Broom" calda e puntuale quella di Migliaro, pulsante e potente quella di Coppola ad incorniciare uno splendido connubio. L'incantatore Insenga continua il suo racconto nella tormentata e inquietante quotidianità della musica blues, tracciando il percorso verso il city blues, passando da Elmore James all'ipnotico John Lee Hooker, celebrato con "I'm in the mood". Durante il terzo incontro all'evoluzione del blues viene data una connotazione geografica. Si viaggia attraverso la musica e le parole per la desolata regione agricola del Delta ballando nei ruvidi Juke Joints e battendo il piede con "High sheriff blues" del maestro Charley Patton e "Big Road Blues" di Tommy Johnson. Tra un interpretazione e l'altra la voce di Mario si amalgama continuamente ai cambi di tonalità e allo spirito di ogni brano. Dal Delta ci si sposta nella zona denominata Deep Ellum nel cuore del Texas a rivisitare il blues di Blind Lemon Jefferson e Leadbelly, tra l'altro compagni d'avventura. Si giunge a Sudest degli Stati Uniti in Georgia ad interpretare "Georgia rag" di Blind Willie McTell, l'autore anche di "Statesboro blues". Non molto distante si arriva a Piedmont a celebrare all'insegna della genuina tradizione blues "Sporting' life Blues" del gigante Brownie McGhee, versione imbellita dall'armonica di Guido Migliaro. A chiusura della terza serata vengono omaggiati i songsters, i bluesmen di strada, attraverso due pietre miliari "San Francisco Bay Blues" e "Nobody Knows you" in versioni che provocano brividi indicibili. Il quarto appuntamento della fantastica rassegna è dedicata agli strumenti che hanno accompagnato i temi della poesia popolare nera. Protagonista in "Rollin' in my sweet baby's arms è il washboard di Mario Insenga, una percussione (la comune asse per lavare) che permette di produrre una particolare ritmica e suonato con dei didali si riescono ad accentuare gli effetti. Segue "Going' up the country" e "Caress me, baby" con in evidenza il Kazoo suonato da Mario Insenga. Arriva il momento per il pugnace e viscerale Sandro Coppola al dobro slide in "This is hip" e per Guido Migliaro in "Red rooster" con la sua penetrante slide. La contagiosa e vibrante armonica di Guido Migliaro non poteva mancare in "The 7th son" e "Got my mojo working". Un incessante pioggia di emozioni per quattro serate indimenticabili. La voce e le ricche parole di Mario Insenga, le suggestive chitarre acustiche di Migliaro e Coppola hanno reso con la massima efficacia il meraviglioso viaggio nella storia del blues. Il progetto di rivivere gli spiriti antichi del blues attraverso gli uomini, le diverse aree e gli strumenti è riuscito a regola d'arte. |
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Foto di A.
Avalle / casertamusica.com
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