Roma, 2 Febbraio
2002. A rieccolo! Fortissimamente voluto dalla vulcanica Maria Testarmata
Bevilacqua, anima e presidente dell’A.R.M.O.N.I., impareggiabile
organizzatrice di manifestazioni artistiche nazionali ed internazionali,
staccati gli strumenti dal chiodo dopo la breve pausa invernale trascorsa
a perfezionare e provare nuovi motivi, ha rimesso piede sul palcoscenico
del suggestivo ed ovattato Auditorium San Leone Magno in Roma l’inossidabile
maestro Pasquale De Marco, straordinario direttore artistico e guida della
New Fisorchestra Liberina e del Laboratorio Musicale dell’ I.T.I.-L.S.
“GIORDANI” di Caserta che l’hanno accompagnato nel primo concerto di
questo nuovo anno 2002. Si è trattato, dunque, di un ritorno all’ombra
del Cupolone; non un ritorno di quelli soliti, di routine tanto per
intenderci o da messa in scena al solo scopo di riempire una serata:
proprio no! Questo ritorno è stato particolarmente sentito e motivato
perché figlio di uno speculare feeling ovvero di una più che collaudata
corrispondenza di melodiose note. Tutto un programma il tema della
manifestazione, curata in ogni minimo particolare: Fisarmoniche in
Concerto. La fisarmonica dunque protagonista, al centro di una serata
magica; la fisarmonica, metafora della vita contadina, oggetto-ricordo e
rifugio sicuro e nostalgico soprattutto per chi ha vissuto e vive la vita
da emigrante; strumento che non poteva né può avere interprete più
appassionato del maestro De Marco avendo - da piccolo emigrante qual è
stato (in Germania fin dall’età di sei anni) - sperimentato sulla
propria pelle il vivere in terra straniera (ahi, momenti di particolare
sconforto! quando su di lui stavano per prendere il sopravvento la
nostalgia per le pietre del proprio paese ed il ricordo dei familiari e
degli amici più fortunati rimasti quaggiù, riusciva a non piangersi
addosso tuffandosi in quella fisarmonica dal sicuro effetto terapeutico).
E lungi da noi la pretesa di ricordare quanto abbiano contribuito le note
di una fisarmonica a far dimenticare ai nostri conterranei che quel suolo
al momento calpestato apparteneva non alla propria bensì ad una terra
straniera! La fisarmonica non è - come qualcuno potrebbe essere portato
ad interpretare - nè uno strumento magico né tale da provocare
sortilegi: viceversa, è semplice, popolare, al punto da trasmettere l’entusiasmo
tipico della gente contadina, dei puri senza malizia; dà anche emozioni
uniche perché intimamente sentite e dirette al cuore della gente comune.
Una serata quella di sabato scorso nella quale nessuno ha tradito e
nessuno è stato tradito: né l’estasiato pubblico che ha gremito il
teatro in ogni ordine di posto né i maestri concertisti.
Con il perfetto
apporto tecnico per suono e luci di Alfonso De Marco e la superba
conduzione di Anna Perretta, presentatrice che non ha niente da
invidiare alle più blasonate colleghe, si è passati in un crescendo di
note, canti ed applausi al diapason, dall’esecuzione di pezzi di musica
sacra (Ave Maria di Schubert), a quelli di musica classica (Fantasia in La
di Principe, Il Volo del Calabrone di Korsacov-Principe, Il Barbiere di
Siviglia di Rossini), agli altri ancora di musica internazionale
(Primavera Portena di A.Piazzolla, Chitarra Romana, La Paloma), per finire
a quelli da ballo(Fior di Campo, Sale e Pepe e Frutto di Mare di De
Marco-Stok, Eternamente, Espana Cani) e folcroristici (Comme facette
mammeta, ‘O surdato ‘nnammurato, Nannì). Intensa e passionale la voce
della soprano Vittoria Landolfi Gava e, novità assoluta, l’esibizione
dei ballerini Alfredo Di Cresce e Lorena Scirocco: le loro
evoluzioni di una leggiadria e plasticità senza eguali. Che dire, infine,
dei maestri concertisti? Uno spettacolo nello spettacolo: Enzo Pedone,
prima fisarmonica-basso, Angelo Miele, seconda fisarmonica-piano, Alessandro
Miele, terza fisarmonica-violino, Marialuisa De Marco ed Alessandro
Scialla alla tastiera ed il virtuoso Domenico De Marco al
vibrafono si sono semplicemente superati: tutti, indistintamente, hanno
dato l’anima nel corso del vasto repertorio eseguito proponendosi,
ancora una volta, come veri e propri talenti. |
Pasquale
De Marco
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