Milano,
Sabato 8 Dicembre 2001.
Mark Lanegan sta vivendo un buon momento artistico
seguito dalla pubblicazione di “Field song” , uno degli album più
interessanti di questo duemilauno. Durante una fredda serata di dicembre
la musica dell’ex leader dei Screamin Trees ha fatto il suo ingresso
nella città di Milano. Aspettavo freneticamente quest’opportunità …e
come spesso accade per le forti aspettative si rischia di rimanerne
facilmente delusi.
Un po’ di stupore l’ho avvertito quando ho appreso
che il concerto doveva essere svolto presso l’inquietante struttura del
Transilvania. In pace con le mie perplessità mi sono diretto al
Transilvania dove in compagnia di un bel mucchietto di fan, giunti da
tutta Italia, abbiamo aspettato l’apertura dei cancelli. Dopo un’oretta
tra le tombe e i teschi del Transilvania è entrato in scena Mark Lanegan
e con lo sguardo nel vuoto ha intonato la splendida “Pendulum”. Dopo l’asettico
inizio di serata il concerto è andato avanti con una bollente “Borracho”,
ma la presenza delle due chitarre sul palco combinata alla precaria
acustica del Transilvania hanno trasformato in un mix di rumori la melodia
del brano. La straordinaria voce alcolica di Lanegan è migliorata in “One
way street”, bellissimo brano introduttivo dell’album “Field song”
ed è continuata a crescere in “No easy action”, gran bel pezzo
strutturato su una solida base sonora frutto della lunga esperienza
passata con i Screamin Trees.
L’atmosfera si è pian piano riscaldata, mentre la
sagoma di Lanegan è restata ferma tranquillamente al microfono per tutta
la serata priva di ogni forma d’allegria. C’è stato lo spazio per
deliziare le orecchie con una ninna nanna e la scelta di “Pill his
serenade” è stata azzeccatissima. Ancora preziosi attimi dedicati alle
cover come “Oh Jesus program” e “I’ll take care of you”…anche
se sono rimasto speranzoso di riuscire a sentire “Shiloh” e “Little
sadie”, ma dopo appena 55 minuti Lanegan e compagnia sono letteralmente
scomparsi dal palco.
Le luci si sono accese e la forte raffica di fischi ha
fatto rivedere sul palco appena il chitarrista Mike Johnson, che si è
scusato di dover lasciare la scena in quanto il Transilvania doveva
prepararsi alla discoteca…il pubblico attonito, deluso ma molto composto
ha lasciato il locale con un bel carico di amarezza!