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Ottobre 2001. Sono tanti gli artisti che ci toccano il cuore. Qualcuno ci
riesce meglio di qualcun'altro.
Tutti sappiamo quanto sia importante il primo brano di una performance
live per una rock band. Serve a stabilire il contatto immediato con il
pubblico, a catturarlo ed immergerlo nell'atmosfera. Non a caso la grande
maggioranza delle rock bands apre i concerti con brani "catchy"
ed aggressivi.
I Marillion al Palabosco di Pontoglio (BS) il 6 ottobre non hanno voluto
seguire la scia ed hanno aperto il loro concerto di chiusura dell'Anoraknophobia
tour italiano con "this Strange Engine", una mini-suite
di circa 15 minuti che parte con Hogarth che quasi sussurra su un tappeto
di chitarra e tastiere.
Il pubblico dei Marillion è molto selezionato, coloro che lo compongono
sono fans accaniti del gruppo e conoscono tutti gli album a memoria. Per
questo motivo la scelta del brano di apertura è stata accolta da un
emozionatissimo e fragoroso applauso.
La storia dello sfortunato ragazzino che viene punto da uno "sciame
d'api senza cervello" si snoda in tutto il suo pathos, nel crescendo
musicale, e scalda il cuore di tutti gli astanti. Durante lo svolgersi del
concerto i Marillion hanno suonato alcuni brani tratti dall'ultima fatica
(Anoraknophobia), come la lucida e ironica "Quartz", la intensa
"When I meet God", le allegre "Map of the World" (che
se non fosse per il solo di Rothery sarebbe una song da trascurare) e
"Between you and me" e la commovente "This is the 21st
Century", che ha anticipato di qualche mese gli strazianti eventi
degli ultimi tempi. In alternanza a queste il pubblico è stato deliziato
con brani tratti da "Brave" e da "Holidays in Eden",
pietre miliari della discografia del gruppo.
I musicisti sul palco sono concentratissimi: Hogarth è in perfetta forma
e non sbaglia una nota, allietando il pubblico con le sue tonalità alte e
la sua mimica; Trewavas è una vera rivelazione. Salta come un furetto da
un punto all'altro del palco, piccolissimo dietro al suo basso, che
contribuisce, insieme con il "treno" Mosley, a creare la base
ritmica su cui si muovono con maestria Rothery e Kelly.
Ma la vera differenza la fa il pubblico, non numerosissimo, che canta e
balla con il gruppo, lo esalta e gli permette di effettuare una
performance con i fiocchi.
Al termine del concerto i Marillion vengono richiamati per ben due volte
sul palco ed all'ultima entrata eseguono "Easter", richiesta a
gran voce dal calorosissimo pubblico. L'emozione diviene tangibile quando
Rothery abbandona la chitarra acustica ed imbraccia quella elettrica per
regalare al pubblico uno dei "guitar solo" più intensi e
coinvolgenti della storia del rock.
E' il tripudio, gli applausi scrosciano, la band è visibilmente commossa.
E' il giusto riconoscimento per i Marillion che, fra gli inevitabili alti
e bassi della loro carriera, si sono mantenuti sempre a livelli più che
accettabili, anche se (o forse...proprio perchè?) trascurati dai media.
Siamo tutti Anorak?
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