San Leucio, 2 Luglio 2001.
Tutti insieme a cantare "Hey Jude" in piedi, così si è conclusa la lunghissima e altrettanto bella serata dedicata ai Beatles ospitata
nel meraviglioso scenario del Belvedere. Tutti a cantare insieme: l'orchestra Scarlatti, gli Stadio, New Trolls, Eugenio Finardi, Solis String Quartet, Alberto Fortis, Susanna Parigi, Michele Placido eccetera eccetera.
E pure noi del pubblico. Alle due e mezza di notte. Ma eccovi il resoconto, pieno zeppo di foto, di questa fresca serata
intitolata "Chi erano mai questi Beatles" da cui sono appena reduce, e che sarà trasmessa
integralmente il giorno 9 Luglio da Rai Uno.
Grande pienone per questo primo appuntamento "importante" nell'ambito delle Leuciane, senz'altro il più impegnativo per complessità tecnica e per quantità e qualità di artisti coinvolti. Le
serrate prove dello spettacolo si sono tenute durante la notte precedente e fino a pochi minuti prima dell'inizio della
serata. C'è da dire che, oltre al folto pubblico casertano, la kermesse dedicata ai Beatles ha attirato appassionati da tutta Italia, e questo è un fatto abbastanza inusuale per Caserta. E l'evento si è trasformato (anche grazie alla TV) in una importante occasione di rivalutazione di Caserta e San Leucio.
In apertura, la Nuova Orchestra Scarlatti, diretta da Vince Tempera, ha eseguito una medley orchestrale di brani beatlesiani. Lo spettacolo, presentato da Fabrizio Del Noce, e
coadiuvato da Giorgio Verdelli e dal dee jay De Bernardinis, è proseguito
con gli Stadio, con la loro "Chiedi chi erano i Beatles",
eseguita anche con l'Orchestra, vero "collante" della serata.
La rumena Dorelia Vasielescu (già in tv nelle
fiction «Una donna per amico» e «Angelo il portiere», in autunno
condurrà RaiSpot) è stata la valletta della serata, rispettandone
involontariamente tutti i clichè più deleteri: bellissima e sempre impacciata. Ha collezionato una serie di papere
che potrebbe aprirne un allevamento. Eppure, da sempre, la televisione
italiana ci ha abituati (Dio sa perchè) a questo standard femminile, per
cui era perfetta così.
Michele Placido ha letto, in vari momenti,
alcuni testi di Lennon e McCartney. Ad ascoltarli così, privi di commento
sonoro, rimangono dei pezzi di poesia pura, attualissima, intimistici
eppure visionari.
Dopo una coreografia di ballerini in abiti
sixties, il sarto Gordon Billings ha descritto di come suo padre e
McCartney inventarono insieme il famoso capo di abbigliamento grigio che
fu dapprima la divisa dei Beatles, e poi l'uniforme di milioni di ragazzi
che imitarono quello stile trasgressivo (per l'epoca), caratterizzando
fortemente il "look" di una intera generazione.
Peppino Di Capri, dopo aver ricordato di
aver aperto le quattro serate della unica tournee italiana dei Beatles,
nel 1965 (e che non raccolse nemmeno tanto successo), ha cantato una sua
versione di "Girl". Onore alla carriera di Peppino, uno dei
primi Rocker italiani (che però si è "perso per la via" e
talvolta è dura ascoltarlo nel repertorio più leggero).
I New Trolls hanno cantato, per sole voci,
"She loves you". Un pezzo di storia che canta un altro pezzo di
storia! Io poi sono da piccolino fan di Nico Di Palo e soci che,
nonostante alcuni reiterati tonfi e cadute di gusto rispetto alle loro
potenzialità, restano uno dei gruppi più innovativi che gli anni '70 (e
80) hanno saputo offrirci in Italia. Bravi anche loro.
La "cover band" degli Apple Pies,
che ha accompagnato un pò qui e un pò là molti degli artisti che si
sono esibiti, hanno eseguito da soli "I wanna hold your hand".
La eseguono tale e quale, ma tutto sommato sono stati chiamati per questo.
Tono decisamente più alto per Eugenio
Finardi, uno abituato ad osare, che accompagnato dai Solis String Quartet,
ci ha offerto due indimenticabili chicche: "Norvegian Wood" e
"Strowberry Fields". Bravissimo.
Dario Salvatori, critico musicale
eccentrico più nel look che nelle intuizioni ed esposizioni, ha
dichiarato di essere dalla parte dei Rolling Stones! Onore alla
sincerità.
Il "Clou" della serata l'ha
offerto Josè Feliciano, stella di prima grandezza e da sempre grande
interprete dei Beatles. Ha snocciolato una lunga serie di brani, da
"C'era un ragazzo" di Morandiana memoria, ad una inaspettata
"Il mio canto Libero" di battisti. Accostamento ardito? No, ci
ha solo ricordato che il nostro Battisti regge benissimo al confronto dei
baronetti inglesi. In effetti il brano di Battisti è stato l'unico
cantato dal pubblico all'unisono con Feliciano, e questo dimostra quanto
Battisti sia il perno della nostra canzone nazionale quanto i Beatles lo
sono su scala più ampia. La interpretazione con l'orchestra di "A
Day in the life" è bellissima. Tratto dall'album "Sgt. Pepper",
il brano "A day in the life" è una vera opera d'arte, il brano
preferito da sempre di Feliciano, e anche io, ad ascoltarlo, ho pensato lo
stesso. Solo che l'ho pensato per ogni brano dei Beatles! "And I love
Her" ci è stata regalata in versione strumentale, solo chitarra ed
orchestra. Meravigliosa. Feliciano, da vero mattatore, ha imbracciato la
chitarra elettrica, con cui ha eseguito "And I saw her standing here",
e poi si è divertito ad accennare Hendrix e Rolling Stones, di cui ha
cantato "Start me up" in onore ad una "par condicio"
su questri due giganti degli anni '60. Bravo Feliciano, ha portato un
tocco di imprevedibilità e di allegria alla serata.
Anche il padrone di casa, Nunzio Areni, si
è cimentato con i Beatles, eseguendo al flauto una versione in stile
"barocco" di alcuni temi insieme alla Orchestra Scarlatti. Godibile,
l'ho trovata una perfetta trasposizione del logo della
manifestazione: Re Ferdinando che cavalca il Sottomarino Giallo.
La prestazione del simpatico e vetusto
Nicola Arigliano, italico "Crooner" d'altri tempi, è tutto
sommato da dimenticare. La sua vera dimensione è nei club fumosi, in cui
è davvero insuperabile e coinvolgente, ma su un palco così grande si
mostra un pesce fuor d'acqua. Massimo rispetto, comunque. E' stato un
precursore, uno dei primi Jazz Singer italiani, e gli si perdona tutto!
Un coro
di bimbi, introdotti come "i bimbi del progetto schola cantorum del
Conservatorio di Caserta" (ma quale Conservatorio? Bah!) ha eseguito
Yellow Submarine. Anche questo un episodio non eccelso.
Grinta, voce, presenza scenica hanno invece
caratterizzato la versione di "The fool on the hill" offerta da
Susanna Parigi, che si è presentata armata di fisarmonica e freschezza
mediterranea. Brava.
La "Eleanor Rigby" eseguita dal
Solis String Quartet è una conferma della validità della formula, ormai
ben assestata, su cui poggia il fascino di questo quartetto d'archi
napoletano conteso ormai da tanti artisti italiani.
Il giovanissimo gruppo dei "Velvet"
hanno offerto una versione a "copia carbone" di
"Ticket to Ride". Prestazione da pub, ma onorevole: osate di
più.
Intensa ed "esoterica" la
versione di "Imagine" offerta da Alberto Fortis e i Solis String
Quartet.
E veniamo a "Yesterday"
cantata dagli Shampoo, in versione napoletana. Nonostante le incertezze di
intonazione, la voce esile, i parrucchini anacronistici, e una tensione
che si tagliava col coltello, questa fragile eppure delicatissima versione
di "Yesterday" è stata tra le cose che ho apprezzato di più.
Chi cantava lo ha fatto col cuore, e senza maschera.
Alla fine, tutti gli artisti sul palco per
una "Hey Jude" all'unisono.
Bellissima serata, non c'è che dire.
Queste Leuciane partono col piede giusto. |
Fabrizio Del
Noce e la Vasielescu
Gran
pienone al Belvedere
Gli
Stadio
Peppino
di Capri e gli Shampoo
New
Trolls
Eugenio
Finardi e Dorelia Vasielescu
Nico
Di Palo, chitarrista dei New Trolls
Josè
Feliciano e l'Orchestra Scarlatti
Josè
Feliciano in versione "elettrica"
Nunzio
Areni al flauto
Nicola
Arigliano
Susanna
Parigi
Michele
Placido
Alberto
Fortis
Gli
Shampoo
fotografie
di e. di donato /
archivio "Caserta Musica & Arte"
© 2001
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