Milano, 4 Giugno 2001. E'
un'avventura raggiungere il Palalido di Milano, soprattutto quando 2 ore
prima del concerto si è ancora a lavoro e a 200 km di distanza dal
capoluogo lombardo. Per fortuna l'impresa è riuscita ,anche se mi sono
perso il primo pezzo del concerto "Do you love me?" . Sono
giunto al Palalido mentre si consumavano le ultime note di Oh My Lord e
l'impatto con l'intro di Henry Lee è stato tremendo...ahimè già terzo
pezzo della serata. Grande emozione è stato vedere i Bad Seeds al gran
completo sul nero e spoglio palco del Palalido...da subito mi accorgo che
l'acustica non regge le forti sonorità dei bad seeds. Nick è in abito
scuro, camicia bianca e cravatta, da vero dandy. Deliziosa
l'interpretazione di Henry Lee, anche se come è accaduto cinque
anni fa, ho sperato che a sorpresa uscisse a duettare P.J.Harvey. Si entra
nel vivo della serata con l'indispensabile appuntamento con Red right
hand, tra le canzoni meglio costruite da Cave, un blues di
straordinario effetto in cui fuoriesce a pieno l'animo del grande
cantautore australiano...di assoluta bellezza la resa dal vivo!
Si torna al nuovo con As sat
sadly by her side senza intro di chitarra, come nella versione in
studio, ma splendidamente lanciata dal piano di Conway Savage. Si
intrecciano le chitarre di Blixa Bargeld e Mick Harvey nella versione di Papa
won't leave you Henry, dura e impetuosa dalla prima all'ultima nota.
La voce di Nick è incredibilmente
cresciuta, matura e penetrante...e la si ascolta al massimo quando si
avvicina al piano per dedicare al pubblico in mera solitudine And no
more schall we part e Love letter, autentiche poesie
dell'ultimo capolavoro in studio. Siamo all'apice della liricità, la
corte dei bad seeds ruota impeccabile intorno al suo Re Inkiostro. Un
encomio all'impeccabile tocco di Warren Ellis, in splendita forma insieme
al traghettatore delle sonorità della serata Mick Harvey. Ormai al
settimo cielo arriva il momento profondo di The Mercy Seat (per me
la migliore della serata)...intro lento alla chitarra di Harvey e la voce
di Cave scivola arrabbiata sulle parole del dramma della sedia
elettrica..."It began when they come took me from my home, and put me
in Dead Row of which I am nearly wholly innocent your know and I'll say it
again. I am not afraid to die" (Tutto iniziò quando mi portarono via
da casa e mi misero nel braccio della morte. Anche se sono quasi del tutto
innocente, lo sapete e lo ripeterò ancora Non ho paura di morire).
L'interpretazione domata dall'intensa voce di Nick è un continuo
crescendo e trascina ad un vibrante epilogo. Momento esplosivo! Lo spazio
dedicato alle nuove canzoni è tanto: magnifica Hallelujah e
raffinata Darker with the day. La resa dell'acustica migliora a
dismisura quando Nick si siede al piano e i bad seeds prendono fiato. Nick
fuma nervoso tra un brano e l'altro lasciando in ogni dove del palco le
sue sigarette appena accese. Il finale nei due bis è tracciato
sull'intima Into my arms (unica gemma rappresentata del precedente
album The boatman's call), la languida Ship song e una versione da
manuale di Stagger Lee. Infuocato il secondo bis con un indemoniato
ritorno al passato dedicato ai the Birthday party. Alla fine due ore di
emozioni nel pessimo Palalido, qualche rimprovero a Nick? Avrebbe dovuto
almeno inserire in scaletta il brano Let love in. I prossimi appuntamenti
per assistere Cave sono il 6 luglio ad Arezzo e il 7 al Parco della
Pellerina di Torino. |
Due
foto di Nick Cave a Milano
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