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28 Luglio 2000. Dopo un'estate caratterizzata da concerti interessanti, con artisti di fama internazionale e che mi hanno dato forti emozioni, leggere della morte improvvisa di Giulio Capiozzo è stato per me un enorme dispiacere. Giulio è stato un grande batterista e gli Area, per noi musicisti, hanno rappresentato la voglia di sperimentare nuove sonorità, nuove armonie. Dopo la scomparsa di Demetrio
Stratos, Capiozzo ha formato gli Area 2, dando alla musica una caratterizzazione più jazzistica e solo strumentale.
Dal 91 al 93 ho avuto la fortuna di suonare negli Area 2 in varie formazioni che comprendevano, oltre me al basso, Pietro Condorelli alla chitarra, Jimmy Owens alla tromba, e, in un concerto del 93 a Caserta, il chitarrista americano Bruce
Forman. Della mia conoscenza di Giulio posso dire che mi ha colpito, otre alla sua bravura di musicista ricco di esperienze, il suo contagioso entusiasmo, la luce che gli accendeva lo sguardo stanco, dopo un viaggio da Milano per venire a suonare a Caserta o a Napoli, quando si sedeva alla batteria, spesso procurata con emozione da un suo fan o da uno dei suoi tanti allievi. Il suo stile era molto apprezzato dai musicisti americani che spesso venivano in Italia per suonare con lui. Era molto interessato alla musica africana e ai tempi dispari che cercava di inserire all'interno di un contesto jazzistico. Ricordo che in un concerto avevamo improvvisato lo standard " Invitation " , originariamente in 4/4, in una versione in 7/8.
Vorrei chiudere questo mio ricordo con alcune sue dichiarazioni in una recente intervista:
- Lo studio è fondamentale e ancor di più l'apprendistato, fatto sul campo, lavorando sodo. Un intenso rapporto tra i musicisti, una profonda conoscenza alla base, rendono ogni concerto unico, irripetibile. Il jazz ti dà questa possibilità: essere quello che sei, parlare di te stesso, nel rispetto degli altri e del pubblico. |
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Il batterista Giulio Capiozzo
foto © Casertamusica
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