Beatrice
Squeglia, pittrice e scultrice, è nata a Rionero in Vulture (PZ) nel
1944. Ha frequentato il Liceo Artistico di Napoli ed è stata titolare
di cattedra nelle scuole di Stato.
Giovanissima
tenne personali a Caserta e fu subito apprezzata ed incoraggiata a
seguire la sua naturale vocazione artistica ed ad assecondare le sue
grandi capacità creative. L’affidamento, nel 1963, dell’incarico
di decorare con bassorilievi l’ingresso dei Magazzini Upim, a
Caserta, la fece subito uscire dallo stretto ambiente casertano. Ma
Beatrice Squeglia, invece di sfruttare questo momento favorevole,
preferì rifugiarsi nell’intimo, quasi rifiutando il mondo degli
artisti, e realizzarsi come sposa e madre.
Solo
nel 1971 l’artista riprese a lavorare “portando con se un piglio
aggressivo”, forse “pervasa dal timore di non essere più capace di
lavorare”. Questo la portò a dipingere profili segnati intensamente
che poi, più tardi, “si aprono ad espressioni più rasserenanti”.
Quindi ritornò alla scultura con “figure raccolte, aggrovigliate
nell’angoscia, nella solitudine, nel cieco e disperato pudore”. (Le
citazioni riportate sono tratte da G.Agnisola: Ricognizione dell’arte
di Beatrice Squeglia, 1975).
Ma
Beatrice Squeglia, sempre timorosa di diventare “artista”,
interrompe nuovamente la sua produzione.
Il
caso e la sua arte le forniscono uno sprone violento ed inatteso.
Durante le vacanze estive del 1976, il dottore Brunnel, direttore dell’Aeroporto
internazionale di Orly (Parigi), la vede scolpire e subito la invita a
tenere una mostra delle sue sculture nella hall di quell’aeroporto.
La mostra, inquadrata nella settimana dell’Arte e sponsorizzata anche
dall’Alitalia, conteneva opere della più recente produzione dell’Artista
e la fece conoscere anche in campo internazionale con successo di
pubblico e di critica. Scrisse Flavio Quarantotto, curatore della
sceneggiatura della diapolicromia di presentazione dell’evento: ”L’interesse
per l’uomo e per la sua condizione …e la capacità di cogliere
nelle cose le linee di forza, nei soggetti animati le psicologia
remota, legata alle formazioni ancestrali dello spirito hanno trovato
nella produzione ultima un felice equilibrio che vale come sistemazione
organica di una dinamica delle masse e della plastica,…”.
Ma
ancora una volta Beatrice Squeglia si rinchiuse in se, rifugiandosi
nella camera d’albergo mentre televisioni e giornalisti la cercavano.
Solo
nel 1984, dopo altri sette anni di riflessione, l’Artista “si
ripresenta al pubblico con nuovi interessi e nuove problematiche”,
come scrive Antonio Marotta nel presentare le sue opere, “Le immagini
dei corpi che si sciolgono, che si uniscono, che si rincorrono anche
nelle curve, sforano nei giorni e la scultrice li ripropone come
vicenda soggettiva, autonoma, con risonanze umane, spirituali, sempre
con una esaltazione o partecipazione di notevole purezza” .
E
ancora l’Artista si ritrae, si rincantuccia, si ripiega su se stessa
e tace.
“Oggi
-mi confessa in un colloquio franco e sereno- sono pronta per un
incontro con gli altri, con la critica, con il pubblico che mi ha
sempre affettuosamente circondata, anche per mostrare quanto ho
lavorato in questi anni, nonostante tutto. Debbo darmi una scadenza,
però, altrimenti altre cure prevarranno, … come in questi ultimi
anni. Sarà marzo prossimo?”
Ha
collaborato con il Roma con vignette di satira politica e recensioni
artistiche.
Ha
illustrato vari libri di poesia, tra cui “Armonia della Pietra” di
Italo Di Benedetto.
Ha
partecipato alla Mostra d’Arte nell’Aeroporto di Orly Ovest Parigi
con recensioni su Le Figaro, France Soir, La Stampa, il Corriere della
Sera, il Giorno, altri giornali italiani, nella TV italiana ed in
quella francese.
Ha
allestito mostre a Caserta (Galleria san Luca, Belvedere di san Leucio
in Settembre al Borgo, al Circolo Ufficiali), a Napoli (via Chiaia e
Bottega di Maria Chiariello), a Capri (Casa comunale).
Della
sua attività di artista hanno scritto Giovan Battista Costanzo,
Giorgio.Agnisola, Pasquale Maffeo, Fanny Monti, Vincenzo Perna, Gian
Paolo Piccari, Flavio Quarantotto.
A
cura di Lorenzo Di Donato
© Caserta Musica
& Arte - 2001
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