Andrea Martone (Capodrise
1948), espone per la prima volta all’età di tredici anni ma la sua
vocazione più sicura è la scultura: giovanissimo frequentò la bottega
di alcuni marmisti collaborando alla realizzazione di opere sacre.
Dopo aver frequentato l’Istituto d’Arte di S.Leucio, allievo di
Gennaro Cuocolo, comincia ad insegnare a 22 anni e a 23 gli viene
commissionato il Monumento ai Caduti di Capodrise. All’Accademia è
stato allievo di Augusto Perez e Vincenzo Castelli. A 24 anni, la
partecipazione alla Biennale di Venezia, segna un momento di svolta
per la sua carriera artistica. Si andrà così sviluppando il suo
stile, orientato sempre verso una ricerca innestata nella realtà.
Numerose sono state le personali in Italia. Intorno ai trent’anni, si
introduce in un clima espressivo di impronta sociologica; realizza
bassorilievi, anche policromi, ispirati alle tradizioni e alle
attività lavorative della terra contadina. Negli anni Ottanta il suo
lavoro subisce una svolta di grande interesse: la sua scultura
diviene astratta e recupera metaforicamente i simboli della civiltà
agreste. Realizza, in seguito, numerosi monumenti pubblici, in gesso,
pietra, polvere di marmo, legno, bronzo. Con gli anni, anche la sua
pittura cambia, diventa sempre più informale, carica tonalmente,
lievitata, soffice, intensa. Tra le opere pubbliche, quelle
monumentali collocate nella piazza del Comune di Capodrise e nel
cimitero di Orta di Atella. L’artista ha partecipato a collettive in
Lussemburgo e in Belgio; sue opere sono presenti in collezioni
pubbliche e private; è stato, inoltre, scelto nell’ambito della
ricognizione Italia-Lussemburgo, che ha messo a confronto l’arte
italiana con quella del piccolo paese europeo.
Un po’ di critica …
Andrea Martone è uno di quegli artisti che sentono l’arte
innanzitutto come felicità della visione, come esperienza del fare
che colma l’anima e i sensi e che, attraverso l’immagine esteriore
evocano quella interiore, dando un nome fisico a ciò che non ha nome
se non nel mistero della vita.
Con la propria terra, Andrea Martone ha un legame intensissimo e,
punto di forza della sua vita, è l’essere stato artista tra al sua
gente, nel suo Paese, che ha dato i natali a uomini illustri, quali
Domenico Mondo ed Elpidio Jenco. Una conferma deriva dalla sua arte
che, a leggerla sotto un profilo sociologico, pur considerando le
diversità delle scelte espressive scandite dal tempo e dalle
maturazioni stilistiche, rimanda fittamente alla cultura locale, è
intimamente legata al mondo rurale, con i suoi segni arcani,
riverberati nell’immaginario individuale e collettivo.
E’ possibile individuare nel cammino artistico di Martone tre
periodi: il primo, relativo agli anni giovanili e agli studi d’arte,
caratterizzato da un taglio espressivo eminentemente figurativo e che
può dirsi chiuso intorno alla metà degli anni Settanta; il secondo
che segna la maturazione astratta dell’artista, il suo rinnovamento
stilistico che si prolunga fino alla metà degli anni Ottanta; infine
l’ultimo, quello degli anni e della produzione presenti; le opere
recenti danno prova di una vitalità nuova, paiono segnare un nuovo
momento di svolta, di felicità creativa, foriera di importanti e
fondamentali sviluppi. |