Chi va per edicole trova…un Baffo
Curiosa sorpresa durante la ricerca di "edicole" a Caserta
Articolo e foto di Lorenzo Di Donato
Stamattina sono riandato in via sant’Elena, oggi via Ferrante, per riguardare le
edicole che avevo fotografato in una mia precedente passeggiata. Come al solito,
oltre a quelle già viste e fotografate, ne ho vista e fotografata un’altra che
prima mi era sfuggita (la Vergine Maria con Bambino con ai piedi san Francesco e
san Domenico). Quasi di fronte, accanto all’ingresso di una birreria, mi ha
attratto un’immagine traforata in una lamierino di ferro: un profilo di uomo
baffuto.
Non è una edicola, ma mi intriga molto, così come mi intriga la terracotta
situata nel largo sant’Elena (quando “Ciò che vedo in città” farà una capatina
su questo disastrato largo?) che rappresenta Dionisio, Bacco o un satirello
rubicondo che tende la mano ad un grappolo d’uva. O è tutt’altro? Mi sembra che
lì c’era una trattoria o qualcosa di simile. Se è così, la presenza della
terracotta si spiega, anche se sono perplesso che un oste abbia voluto
nobilitare la sua trattoria con sì classico simbolo.
Come ho fotografato il Bacco, o chiunque esso sia, fotografo ora
quell’intrigante profilo sul lamierino, che mi soffermo ancora a guardare e
gustare.
E d’improvviso: “Professore, buon giorno. Non può riconoscermi dopo tanti anni,
ma sono stato un suo alunno e la ricordo sempre con molta stima. Ho pensato che
forse le posso essere utile. Io, finalmente essere utile al mio professore, che
seguo ancora oggi per i contributi culturali che pubblica su Casertamusica!”. Mi
dice di chiamarsi Oscar F., è stato o é professore; incontra ancora alcuni suoi
compagni di scuola per farsi una pizza insieme e parlare ancora dei loro
professori (naturalmente anche di me); mi dice il cognome di alcuni
suoi…compagni di pizza e così mi oriento sugli anni in cui è stato mio alunno:
la seconda metà degli anni sessanta!
E poi Oscar mi spiega che quel profilo nel lamierino è un omaggio del
proprietario della birreria al padre Alberto, che aveva anch’egli una birreria
molto accorsata nella stessa strada, poco più giù.
Si, ora la ricordo, così come ricordo il buon sapore dei panini che preparava.
Li ho gustati, anni fa, accompagnandoli con un boccale di birra e ciò mi
consentiva, da buon casertano, di passeggiare per via Mazzini ed il Corso
Trieste anche oltre l’ora di cena.
Il mio pensiero, pur non volendo, scivola ai miei anni giovanili quando la
passeggiata serale - per noi in cerca di benauguranti sguardi di giovani
fanciulle- era delimitata dal negozio Agovino e dal cinema Corso, lì dove ora
inizia il Parco del Corso. Quest’ultimo limite era da noi denominato “il
quarantottesimo parallelo”, derivato dal parallelo che, per Trattato
internazionale, divideva la Corea del Sud dalla Corea del Nord. E noi
giovincelli rispettavamo quei due termini più delle due Coree.
Ma torno ad Alberto ed al profilo nel lamierino.
L’Alberto aveva dei grossi baffi, che lo caratterizzavano (era soprannominato
Baffone) e di cui andava fiero tanto da farsi disegnare un profilo, che li
mettesse in evidenza, sulla vetrina d’ingresso del suo locale.
Il figlio, succeduto al padre nella conduzione della birreria, ma trasferita in
altro locale della stessa strada, ha voluto ricordare ed onorare il suo papà con
quel profilo baffuto intagliato sul lamierino posto proprio accanto all’ingresso
della sua birreria.